Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

O. MALAGom, Poesie vecchie e nuove (1890-1915) 631 OLINDO MAl,AGom, Poesie vecchie e nuove (1890-1915). - Laterza, Bari, 1928. L. 22. In tempi letterari caratterizzati da inquietudini e sforzi di rin– novamento, avviene spesso che le opere sien giudicate per la tendenza che rappresentano, piuttosto che per le qualità concrete. Ad una buona poesia in versi regolari, i fautori del verso libero difficilmente non pre– feriranno un qualsiasi prodotto della propria scuola. E viceversa: In grande e in piocolo, si ripete la scena raffigurata nella famosa litografia dei « Olassicisti alla prima rappresentazione cli Ernani. » Gente che volta le spalle e si tura gli orecchi, per non vedere e non ascoltare. Per ragioni siffatte, da noi un certo numero di scrittori : Chiesa, Bertacchi, Malagocli, Mastri, ecc., negli ultimi decenni restò in pe– nombra anche più del giusto. La produzione del Bertacchi è andata di– radando e decadendo; mentre il Mastri ha ripreso animo, e ritrovato favore. Per il Chiesa e il Malagodi, recenti volumi in prosa fecero più di quanto avesse potuto tutta la loro lirica; benché sia certo che, dal '1.'empodi marzo, i lettori finiranno col volg,ersi a Fuochi di primavera e a Viali d'oro. Queste Poesie vecchie e nuove, dove si raccoglie, in parte riveduta, in parte rifusa, una scelta del1e liriche composte dal Malagodi tra il 1890 e il 1915, porgono occasione di riesaminare un artista degno cli attenzione .. Alle ragioni di distacco accennate in principio, altre aggiunse, con la, solita acutezza, il Gargiulo; osservando « come i motivi lirici del Malagodi sieno insoliti, specialmente in Italia; e come lo stato astratto, contemplativo e di sogno, che costituisce la riposta originalità di que– sto poeta, non possa avere facile e la-rgo consenso. » E il Malagodi stesso, in una Nota alla presente ed·iz·ione, illustrando i propri criteri di scelta e ordinamento, « secondo affinità che di composizioni. in apparenza cli- . verse fanno quasi i canti di un medesimo poema», avverte di non aver avuto riguardo « a produrre forse un'impressione di monotonia. La quale monotonia se per un verso è segno di minor ricchezza, per un altro è garanzia di fedeltà.» Si sono cosi sfiorati alcuni aspetti di questo temperamento : la sua scarsa relazione con le poetiche dominanti dopo la morte del Carducci; la tendenza ad insistere su certi temi, senza tanto cercare di svariarli mediante contrasti ed accidenti esterni. Quanto alla specie dei temi direi ch'essa riflette un calmo esalare della meditazione e del sentime~to da-vanti ai grandi fatti della vita naturale: il risveglio delle stagioni, il fluire del tempo, ecc. ; con un accento di paca.to ottimis:r_no, temperato da qualche cosa di elegiaco, che conferisce alla sua schiet– tezza. Tale disposizione meditativa, di cui è facile rilevare i rapporti con la miglior cultura positiva della fine del secolo, venne anche scam– biata con un'intenzione di produrre quel che si dice « una poesi:=" di pensiero» · mentre nel Malagodi non è traccia di sforzo o lambicca– mento con~ettuale. E sè ao-giungeremo che le Poesie sentono sopratutto lo studio dei nostri tra il Parini e il Carducci; e del Lamartine più che dell'HUgo; e del Wordsw:orth più che del Tennyson e dello Swin- Bib ioteca Gino Bianco -

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