Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

\ I L. Russo, Francesco De. Sanctis e la cultura napoleta.na polo. E solitario insegnava a, Bologna, fino al 1891, il De Ueis, spaesato ed estraneo, tra persone che non comprendevano più la sua vasta ma un po' antiquata dottrina e non amavano il suo· misticismo tormentato e nebuloso. .Solo qualche voce impoverita e attenuata di quel mondo culturale riusciva a trovare ascoltatori meno scontrosi ed ostili o ad– tlirittura benevoli : così incontravan consensi la fine religiosità del- , l'Acri, forse in grazia soltanto delle sue un po' artificiate eleganze let– terarie, e più l'idealismo vago e generico e il temperamento moralistico e superficiale del Villari, o addirittura il vacuo ed untuoso preziosismo dell'abate Fornari. Il Russo addita le cause di questa sommaria incom– prensione del movimento d'idee ,lell'Italia- met·idionale nella decadenza e nel dommatismo della cultura di Firenze, capitale un tempo e allora ultimo rifugio d'una civiltà letteraria e retorica morente. ,Senonché occorre notare che v'era pure un fondameuto di giustezza nella diffi– denza dei fiorentini per le astruserie metafisiche : ché se da loro arbi– trariamente e falsamente s'opponeva la filologia alla filosofia come ne– .mica, è vero per altro che i napoletani, attratti nel vortice delle loro dispute ideali, della filologia si scorchwano troppo spesso. E le loro ricostruzioni storiche, pur genialissime nell'insieme, eran poi ne' par– ticolari fallaci e piene d'arbitrii e scarse di documentazione positiva. Né d'altronde deve suscitar soverchia meraviglia la scontrosa ostilità dei fiorentini verso i facili e generici entusiasmi filosofici de' napole– tani, se si pensa che lo Spaventa stesso accennava con mordace ironia 1 al dilettantismo mètafisico dei « ,figli di Vico». Il vero è che la stessa dottrtna egheliana dello Spaventa e per-fino la critica letteraria del De Sanctis sorgevano in un clima provinciale, in un ambiente chiuso, tut– t'altro che incolto e impreparato, ma privo di legami con gli spiriti profondi e tenaci della vita nazionale: e, pur ricche di novità feconde, erano anch'esse troppo acerbe ancora ,e troppo singolari perché potessero facilmente penetrare e vincerè le rocche, per quanto indebolite, d'una civiltà antica ed illustre. E l'esigenza d'una maggior attenzione a' pro– blemi concreti e particolari, difesa dai fiorentini in maniera pur super– ficiale e sommaria, era tanto poco falsa e ingiustificata in sé stessa che, solo rivestendosi e arricchendosi di cotesta storia e filologia, alcune poche affermazioni della filosofia di Spaventa e tutta quasi la critica del De ,Sanctis hanno più t~rdi, con il Croce, trionfato in tutta Italia. Per un altro verso l'opposizione risorgeva, come nota il Russo, nel campo politico, tra i napoletani conservatori mode~~ti _e_mon~rchi~i _e i liberali dell'Italia settentrionale e centrale, nutriti ili idee illunum– stiche e mazziniane, democratiche e rivoluzionarie. Ma, a parte la dignità signorile e sdegnosa d'un Silvio Spaventa, non ~i deve dimen– ticare (e il Russo non insiste abbastanza, a parer m10, su questo punto) quanto d'astratto e inutile bagaglio teorico, e specialmente la loro dottrina dello stato etico, portassero con sé i liberali napoletani, accanto a idee acute e derivanti da una loro particolare e concreta esperienza. Né d'altra parte gli spiriti rivoluzionari e mazziniani eran solo un'esplosione super,ficiale o un vacuo misticismo,. ché ~ietro di ess~ si preparava-no ad affacciarsi gli interessi e i problemi reali delle classi BibliotecaGino Bianco

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