Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

628 L. ltusso, Pran<;esco De Sanctis e la citltura napoletana dell'attività strettamente universitaria, e sofo in un secondo tempo allaro-ato a comprende1·e tutta la vita culturale napoletana, il che im– port; naturalmente qualche disu,g~a,glianza ~i ~ono e qualche ripeti– zione. Ma son piccole mende: che 11 quadro e disegnato nel complesso non pur con dottrina, ma con chiarezza e .vivacità,, ricco di notizie nuove e ùi ;10-ili ritratti, utilissima s1ntesi dèi lavori monografici sul- o . l\1,rgomento, non indegna. di ti.gurare accanto alle opere, m questo_ campo notevolissime 1 del Croce. La cultura napoletana che, sotto gli ultimi Borbone, s'era rifugiata nell'oscurità, e nel silenzio degli studi privati, uumerosi nelle città e nelle province, umili ma ricchi di tradizioni e vivi pur tra i sospetti e le pressure poliziesche, dopo il '60 si vien raccogliendo intorno all'Uni– versità rinnovata o, com'ebbe a dire egli ,stesso, << creata ll in tre o quattro mesi dal De Sanctis. L'Università nuova volle esser appunto in qualche modo la consacrazione e l'esaltazione delle vecchie scuole pri– vate: ché, mentre esse deperivano e andavano a poco a poco spegnen– dosi, ne assorbì le qualità e gli uomini migliori. E fu scuola d'ent.u– siasmo e ti.i fede. Nata nell'ardore della raggiunta unità politica, con l'ispirazione e il concorso dei liberali scampati alle persecur-ioni e 1·eùuci dall'esilio, fu scuola civile e umana .anzitutto, non profes– sionale e tecnica. La Facoltà di Lettere vi ebbe funzione universale e formativa, frequentata assai più che da' futuri professori, dagli studenti di tutte le altre Facoltà, ill\/1.strata dall'opera di maestri insigni, centro di fervide discussioni •filosofiche e politiche. Vi domi– navano gli egheliani convinti e battaglieri: Spaventa, Tari, De Sanctis, lnibriani. Contro gli egheliani stavano i rapp'resenta,nti di vecchie dot- · trine morenti: seguaci del Galuppi o del Gioberti. Più interessanti eran talune tendenze di reazione al filosofismo, ancor malcert·e nelle loro pre– messe e ne' loro argomenti, e pur poggianti sopra solide radici: cosi. la diffidenza scontrosa del piemontese Giacomo Lignana, che· insegnò in Napoli filologia indo-germanica •dal '61 al '71: e, più importante pi.ù. sistematico e destinato a maggior risonanza, il nuovo naturalismo e jJO- · sitivismo bandito dopo il '65 da Salvatore Tommasi e da Arnaldo Can– tani, con una serietà di fede e un vigore polemico che s'imponevano al rispetto degli avversari. Ma, pur nella divergenza delle opinioni, tutta l'Università era un organismo compatto, animato da dis,cU:ssioni che trascendevano i confini delle discipline e delle facoltà singole. Alla filo-· sotia s'accostavano, sebbene con diversa profondità d'adesione, giuristi, medici, naturalisti, matematici. Anche gli str'anieri, capitando a Napoli gua1·davano con meraviglia questo fer~ore di discussioni generali e filo~ sofiche. Ma se dalla scuola, filosofica di Napoli traevan conforto, e. le dedi– cavano pa_role di lode, i superstiti rappresentanti della sparuta pat– tuglia egheliana di Germania, con diffidenza guardavano invece a quelle astratte dissertazioni e polemiGhe gli uomini della cultura e della vita universitaria delle altre regioni d'Italia. Spaventa e De Sanctis non trovavano editori fnori di :N'apoli, e lettori pochi e neRsun disce- BibliotecaGino J3ianco . I

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