Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
\ \ V. ALFIERI, Commedie 625 1,;onet~oburlesco, una b1·eve 8atfra; ve1· farne qualcos'altro ci bisognava propr~o quel gusto fantastico che l'Alfieri non ebbe, e per il quale sem– pre rigettò occasioni per coltivarselo. La Finestrina ha certo sapor luciime~co (egli, per più ambizione, diceva, « aristofanico »), con un'ama– rezz~\ d1 sgua1;do che, se avesse avuto più' f ranco svolgimento, avrebbe a?qmstato ben altro risalto. Era, alla ti.ne , quel tollerante e malinco– mco sorriso che gli aveva dettato gli ul timi s onetti i più belli dell'età tarda, nei quali il fuoco delle sue giovanili e sc~ncertanti passioni. consumatosi, aveva lasciato alle parole, al ritmo, alle pause, sorde, un sordo mormorar di crucci vivi nell'animo, ma con un diletto di stile che il ricordo gli dava. Perché, par si domandi qui, fare il processo anche alle intenzioni? Tristissimo esame, da,l quale non si salvereb– l;>eroi più santi. Meglio è contentarsi del fatto, dei soli fatti buoni guarito è possibile umanamente, se son buoni : che vuol dir poi g~arda1·e ai dati certi su cui si possa fondare un giudizio con tutta la malinconia del suo limite. Ma l'amarezza di questa conclusione è rimasta troppo, non dico so.lo già, oscura, ma inespressa; e neppure nella, preparazione delle sce ne pre cedenti è dato an,che alla lontana indovinare il peso e il valore d'una .così cocente yerità,. L'animo dell'Alfieri certo era prepa– rato a un tale ripensamento : non ne nacque che una sterile invenzione. O forse la novità di questo interno ripiegamento gli poteva dare, e gli daYa infatti, la tristezza, o un pl'incipio cli tristezza atto a. esprimersi liricamente e pensatamente in una, forma assoluta, come fece appunto in alcuni sonetti dove le verità, erano, per così dire, clisoRRate: non poteva muovere e sostenere composizioni più vaste, dove la vita d'un pensiero, d'un'iclea, d'una passione, va colta in atto, dal suo nascere al suo morire. M~ col Divorzio era come uno scendere, toccai· te1·ra, la, sua terra; passeggiar sul concreto e sul solido, anche se dentro un limite strettis– simo. La società intorno era, tale da offrirgli, senza che (luasi lo cer– casse, gli appoggi necessari, e i più n aturali, _al c reare. Bastava che l'occhio gli •scorresse intorno, che gli si affollava.no e gli facevan ressa mille tipi, non dirò proprio persone, yu otati d'anima . e di vita morale e di caratteri distinti, ma che formavano tutti insieme un coro, con ciascuna voce nulla in sé, ma qualcosa al posto suo, in ombra, di dove s:i accordava alla musica anonima delle altre. Si potrebbe definirla una commedia di movimento, tanto il senso giusto e la sua equilibrata mi– sura è non in q,uesta più che in un'altra scena, ma in tutte, dalla prima n,ll'ultima. Sarà pur vera l'interpreta~ione che l'Alfieri stesso, con le sue parole, ci lasciò: essere il matri~onio italia°:o un divorzio. N~n s'ha, da tacere l'altra, più vera, che risulta da ogm «battuta>> : _che ~n Italia a quel tempo, era m~turo l'animo ad accettare un matr1momo per tn'sieme rigettarlo: a c onside rar~ quel_vincol~ senza nulla di santo, ma solo come un pratico m.od, us viven<li che s1 potesse manten~re e scio<Tliere o ,mantenere pr oprio in quanto era virtualmente sc10lto. Co;e neÙa società d'allora, questo era chiaro e, direi, persuaso, così nella commedia in questa commedia, con un minimo di rilievo e d'im– pe(Tno la verità balza,: e il poeta si sente tanto più libero nel ri– tr:rre' quanto meno è vincolato a trattar con uomini e ad assumere tono (O - Pè,,oso. BibliotecaGino Bianco
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