Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
\ V. ALFIERI, Commedie 623 fuori di luogo. La forma non conta, dove lo spirito (non quello giu– ridico) è tutto. San Benedètto non ha voluto essere un leo-islatore né . • e, ' un gmr1sta. Già i termini « legge» e « diritto >> presuppongono qualche cosa di costrittivo, che nella regola non c'è. Accettare la vita comune è un atto di volontà e, quando il monaco « persuaso dal diavolo >> vuole anelarsene, è padrone di farlo. Rivestito del suo abito laicale è messo fuori dal monastero. C'è forse un'autorità che domini dispoticamente dall'alto come il signore sopra i suddj.ti ? Nulla di tutto questo. L'abate « sappia che egli ha assunto cura di anime inferme, non tirannide sopra le sane. >> Perciò la regola, adattata variamente secondo i tempi e i luoghi, ha potuto sfidare i secoli e i monasteri benedettini si sono moltiplicati. Che cosa essi abbiano fatto per la cultura europea lo sanno anche gl'indotti. A proposito: c'è in Italia un monumento a San Benedetto f da .Norcia? Vero è che egli lo ha già e son le mura della secolare badia l perenni più del marmo e del bronzo. ANTONIO P ANELLA. Vrr:i;omo ALFIERI, Commedie. Dagli autografi laurenziani, per cura di FRANCESCO MAGGINI. - Le Monnier, Firenze, 1928. L. 15. Gli ultimj anni della vita dell'Alfieri, non se si debba solo stare ai fatti, ma credere a quel quadro di intenzioni che disegnò in una pagina degli Annali fin dall'anno 1790 da Parigi, furono quasi unicamente oc– cupati dall'idea fissa di scrivere nient'altro, si può dire, che satire e commedie. « 1790. Schizzo di commedie e di satire. - 1791. Tentare l'abbozzo d'una commedia. Scrivere due satire. - 1792. Se la comme– dia riesce e regge all'esame, verseggiarla; abbozzarne due altre. Scri– vere due' satire. - 1793. Verseggiar le due commedie; abbozzarne due altre. ,Scrivere due satire» .... E cosi di seguito, giusto fino al 1803, com– putato anche il tempo per l'ultima lima, la dettatura e la stampa di tre– dici commedie, quante dovevan essere, se i conti su questo minuto piano cli lavoro non fa.Ilano, e di più di dodici satire. Nella realtà, tenne i patti solo per le satire, compiute ltppunto, secondo il suo proposito, intorno al 1797; le commedie scrisse tutte in due anni, tra il 1801 e il 1802, fervidamente eppur, come sempre, con mille cautele, tra ste– sura in prosa e versificazione e correzioni e continui rifacimenti. Disse in quest'ultime cose nulla di nuovo l'Alfieri? Tra le Satire, oltre quelle cli sapor pariniano, e altre di gusto più suo, acre e severo, gli. riusci di congegnarne una, novissima, con sprezzature di stile e ricchezza di movimenti I viaggi, bella forse più per non essere quasi scritta, ma viva pitto~esca, varia, con un'ala di antica memoria movente dai suoi anni lontani e dal la sua vita; tra le Commedie, l'ultima sola porta i segni d'una co.sa felice, non soltanto quanto a ispirazione e a idea ma proprio quan to a sc rittura. sebben rapidissimamente stesa: perché l' Al– fieri, sempre cosi, aveva bisogno un poco alla volta di pigliar lena e de– strezza a certo lavoro e di ,sfranchirsi, anche se pur cercava per altra ' . . via, prima scrivendo in prosa, e traducendo la prosa ID ver~1, e correg- gendo infaticabilmente, di toccare il punto giusto, e dar aria e lentezza BibliotecaGino Bianco
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