Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

RICORDO DI GIOVANNI BELTRAMI. Mettendo in ordine, nel terzo anniversario della sua dipartita, un gruppo di lettere di Giovanni Beltrami, direttore della Casa Treves e della Illustrazione Italiana fino dal secondo anno della, guerra, ho trovato una frase che me l'ha riportato davanti tale e quale, con quel suo fine sorriso ambrosiano dove una punta di malizia, piuttosto che diminuire, pareva moltiplicare la, sua naturale affettuosa benevolenza per gli amici, vicini e lontani. « Oggi deve essere arrivato a Udine ;Jfarco Praga con Tito Ricordi, chiamati dal Comando Supremo per organizzare degli spettacoli ver i soldati al fronte. Se potrà avere per l'Illustrazione Italiana qualche fotografia dei duu milanes in guera me ta mandi. ii (La lettera porta ìa data del 23 luglio 1917). Di spettacoli veri e propri di guerra a Beltrami ne avevo già fatti vedere più d'uno, accompagnandolo in giro per il fronte durante e dopo le azioni, e all'epoca in cui mi scriveva quella lettera immagino che dovesse ancora essere in lui vivo il ricordo della grande cannonata del maggio sull'Isonzo. Girare, vedere, ficcarsi in mezzo a tutto quanto sapesse di guerra era la sua passione. Nella mia qualità di corrispon– dente dell'Illustrazione Italiana, io ero il suo Grand'Incaricato, il suo Intendente Generale della guerra; e sempre che ci fosse in aria qualche novità trovavo il modo di farglielo sapere per lettera col mezzo di qual– che frase convenuta innanzi: e immancabilmente me lo vedevo arriva.re il giorno dopo fresco fresco da Milano, dalla gran quiete labori osa dello Stabilimento cli via Palermo, con un costume sportivo, il cappello al– l'alpina, e svelto e voglioso come un ragazzo il primo giorno di vacanza. Con quattro parole lo mettevo al corrente della situazione, e via in automobile, a vedere i preparativi o a sentire le prime battute della sinfonia. Qualche volta s'arrivava nel bel mezzo del concerto. E ricordo che allora mi toccava fare una fatica birbona a tenerlo dallo spingersi troppo avanti. Più le cose si facevano scabrose e più lui pareva che ci trovasse il suo gusto. Naturalmente, essendo in giuoco il mio amor proprio e di ex-combattente e di guida autorizzata, mi facevo un im– pegno di portarlo dove valesse veramente la pena, mettendo a frutto le conoscenze che avevo qua e là per il fronte, nei grossi e nei piccoli Comandi; preferibilmente nei minori, dove avevo amici di più vecchia data e l'atmosfera stessa pareva più casalinga e più sincera. Gli facevo insomma mettere il naso dappertutto e toccar con mano quanta più materia di Bollettino fosse possibile, facendogli fare delle vere scor– pacciate di retrovie baraccamenti osservatori camminamenti e trincee. BibliotecaGino Bianco

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