Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
La Stellci del Nord 601 cielo era sereno o quasi, egli s'imbatteva in suo padre che, con gli alti stivali e il bastone alpino, si accingeva a partire per la montagna. - Già al tuo collegio, stamani ? - gli domandava mezzo bur– bero e mezzo scherzoso il maiggiore Iup,iter: - Come va l'arte del pedagogo? Egli credeva che Benedetto avesse trovato un posto d'istitutore in un collegio della città, e che dovesse recarvisi molto per tempo, all'ora della sveglia. - E l'arte del minatore, come va? - domandava Benedetto a suo padre. - A meraviglia. Oggi assaliamo il quindicesimo metro di scavo. Verso i diciotto, sono certo che si incontrerà il minerale. Poi ognuno rundaJVa per la sua straida, il maggior Iupiter chie– dendosi, mal rassegnato, che cosa potesse spingere Benedetto a sciupare i suoi ultimi giorni dì libertà ÌJll U[l collegio; Benedetto pensando con malinconia alla fatica che doveva sopportare suo padre per mostrarsi èempre oosì fiducioso e sereno. La giornata d'el– l'u[lo era piena di vento, di nuvole, del cupo rimbombo della sonda nel pozzo, d'acqua fangosa e di sassi informi; quella dell'altro del saltellante ronzio delle macchine da cucire, dell'odo1·e di colla muffita che esalava da tutto quel panno nuovo, e della voce di padron Lorenzo, chioccia e gorgogliante come l'acqua che si sca– rica da un lavandino. Benedetto tagliava ormai da quindici giorni stoffa su stoffa a quel tavolaccio sul quale il povero Egidio aveva fatto le spalle curv,e e magre, e il buon sarto [10[1 aveva ancora vuotato tutto il sacco delle sue ciarle. - Se non la finite, vi taglio la lingua. Parola che ve la taglio! - gli diceva ogni tanto Bene– detto, brandendo le sue grosse cesoie e tirando sforbiciate all'aria. Ma anche in questa minaccia, il gran chiacchiP-rone trovava un pretesto a discorrere. - Se non volete tacere, - lo 8/Illmonì il sedicesimo giorno Be– nedetto, - ora ve ne dirò ullla io che vi farà rummutolire. Saippiate dunque, padron Linguaccia, che prima di mettere il piede in que– stra vostra bicocca, un paio ai queste cesoie io non lo avevo ma– neggiato mai. Non ero mai stato tagliatore, insomma, e vi ho canzonato. - E dove avrai imparato a tagliare, signor Linguai-lC:iutta? - Al liceo, padron Sbroda. Non lo sapete che con il latino si fa di tutto nella vita? , - Bene bene, ma non mi stupisce, - rispose tutto allegro pa– dr-OD. Lorenzo: - Mi sai dire chi fa più il suo mestiere al giorno d'oggi? Il mondo non è pieno di ciabattini che fanno i mugnai, di mugnai che fanno i cocchieri, di cocchieri che fanno i fabbri e di fabbri che fanno i bottai? Così ognuno «s'arrangia», figlio mio, _ BrbliotecaGino B.anco
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