Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

La Stella del Nord 599 ad una goccia di pioggia che fosse cad·Ùta dal cielo di quella vecchia carrozza. _Maun'altra se ne.posò e poi un'altra, ed egli, alzando la mano, toccò appena con la punta delle dita il viso di sua moglie, il suo mento,· la sua gota. ( · - E ora, perché piangi, Celeste ? - domandò a mezza voce. ,Ma il .rumore della carrozza soffocò quelle sue parole. Solo Ales– sandra e Benedetto le udirono. E Alessandra cercò la mano di Bene– detto e la strinse forte fra le sue .. - Perché piangi? - chiese nuovamente il maggiore Iupiter,1 quando fu solo con Celeste nella camera di lei, dove ~'aveva seguita in silen·zio, come'. un'ombra, tutto sconvolto da 'luelle lacrime. 'Essa non rispondeva, ma negava col capo, in piedi dinanzi a lui, gli occhi fissi nei suoi. E con quel gesto. non poteva voler dire che non piangeva, perché le lacrime le scivolavano rapide e trasparenti· sulle gote dopo aver tremato per un attimo sulle sue ciglia; e il maggiore Iupiter sempre più agitato non sapeva che cosa volesse dire. Tuttavia, dopo qualche minu'to di quell'immobilità e di quel silenzio, essa disse proprio, con un filo di voce : - Non piango, non piango.... . . - Sei affaticata, sei stanca ? - le· domandò allora con tenerezza il maggiore Iupiter, prendendola per le braccia e attirandosela con- • tro il petto. - Si, stanca, affaticata, - rispose· debolmente la signora Ce- ~~: . Egli l'abbracciò e la cullò lento e dolce con la gota contro la sua gota umida di pianto. - Mio povero amore, - mormorò, - ora Tata Stefano ti spo– glia, ora ti mette a letto, come una volta, ti ricordi ? quando era– vamo tutti e due come due pazzi bambini. Vuoi, amor mio? Senza rispondere, Celeste gli si abbandonò inerte fra le braccia, ed egli incominciò a sciogliere il nodo della sua cintura. a far sal– tare uno dopo l'altro dall'occhiello i piccoli bottoni che chiudevano il suo vestito sul fianco. Gli usci quasi nuda fra le mani e, solle– vandola, egli allora la posò sul letto, si inginocchiò ai suoi piedi, sfece il fiocco delle sue scarpine, considerò per un attimo la loro forma piccola e aggraziata, e le posò delicatamPnte l'una accanto all'altra per terra. Il suo pensiero correva lontano, indietro, quando per la prima volta s'era stupito della straordin::tria piccolezza del tiuo piede, e si ricordò di aver detto che i suoi piedi erano due po– veri uccellini. Sorrise e, alzando gli occhi sul viso di lei, lo vide come assente, pallido e lontano, per quanto quel ricordo gli era sembrato invece vivo e vicino. - Essa incrociò le braccia sul seno, quando la lieve camicia scivolò dalle sue spalle. Poi chiuse gli oc– chi, e senti come un'o1I1da straordinariamente tenue e un po' fredda caderle dal capo lU1I1go tutto il corpo, come se i suoi lunghi ca- iblioteca Gino' Bianco

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