Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

DA PÉGUY A GUÉHENNO. Péguy, bisogna figurarselo come un uomo che non s'aspettava nulla dalla storia. Nulla dal mondo, dall'Università, dal Parla– mento, dallo Stato, dalla Chiesa, dagli uomini, dagli amici. O cioè: quel tanto ch'era necessario per poter non aspettarsi nulla da loro, e far vedere che non s'aspettava nulla di nulla. Tut– tavia, dunque, un poco ci voleva; quel tanto di denaro, d'affetto, di consenso, di amicizia che è lo stretto necessario [Per vivere. Péguy, bisogna figurarselo come uno che desiderava il falli– mento, che metteva il fallimento come lo scopo, il premio e il mo– numento della sua vita, che cercava il fallimento come altri cerca il successo, il guadagno, le decorazioni, la vittoria, il passaggio d'un concorso, il terno al lotto ecc. · Tutta ta sua vita è stata una ricerca dei mezzi migliori [Per fallire, e dei mezzi migliori per restare a galla quel tanto che era necessario a mostrare che era fallito. In ognuno dei quaderni che pubblicava, all'ultima pagina, dove veniva la firma della tipografia e l'etichetta sindacale, soleva anche denunziare la cifra della tira– tura. Ci sono anche oggi editori che denunziano la cifra della ti– ratura, e vanno per unità di migliaia : primo, secondo, terzo, de– cimo, cinquantesimo migliaio. In una commediola sul mondo degli editori, per molte sere sulla scena a Parigi, c'è un editore che si vanta con l'autore, vincitore del premio Goncourt: - Le mie mi– gliaia sono tutte di cinquecento copie, non di duecentocinquanta come quelle degli altri ! - Ma Péguy non aveva queste distrazioni. Era un uomo esatto. Ci si può fidare alle sue cifre. Millesettecento– cinquantacinque. Si può essere sicuri che non erano millesettecento. Nè millesettecentocinquanta. Erano davvero millesettecentocin– quantacinque. Questa esattezza, nel secolo del «[Poker», sarebbe bastata da sola a fare fallire un editore, e anche un uomo; ed era, d'altra parte, cosi rara, che gli dava insieme abbastanza forza per non andare a fondo immediatamente. Millesettecentocinquanta copie non sono molte, per un autore francese, che ipubblicava da parecchi anni, e sul quale s'erano fissati I Biblioteca Gino Bianco

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