Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
in alcitne lettere inedite la Chiesa non si colloca nell'altezza della sua vita, risente l'influsso delle varie correnti che da ogni lato cercano di trambasciarla. E questo era quello che mi fece stimare, sopra ogni modo, l'alta sua mente ; perché io avevo ragione di credere che il suo guardo nel determinare il governo della Chiesa si portava nell'altezza del principio religioso e dava alle questioni subordinate quel valore contingente che esse hanno. L'Eminenza Vostra vedeva il cammino della società e com1Prendeva nettamente come la Chiesa, lungi dal mettersi contro, osteggiando assolutamente, dovea correre innanzi e farsene maestra, condottiera, regolatrice ; ma, ·ripeto, fu allora un'inutile Cassandra. Ora intanto siamo venuti in altitudinem maris e corriamo pe– ricolo che tempe,stas demergat nos. So bene che la tempesta non farà naufragare la navicella di Pietro, ma noi che vi siamo attac– cati, (Pericoliamo gravemente. Eminenza, finché le rivoluzioni rappresentavano il partito di un uomo, di una dinastia, di una forma di governo, era facile do– minar le: perché i partiti si !Poggiano sulla minoranza, e questa si vince sempre; ma oggi questo benedetto o maledetto, io non lo so dir Le, spirito di nazionalità rappresenta la 01Pinione di una specie umana, e non di un individuo : perché, sventuratamente, esso non esprime un'idea immaginata da un individuo, ma un fatto che è nel1a natura. L'Eminenza Vostra vede da ciò quanto difficile sia la IPOsizione della Chiesa in questo antagonismo, che si pone tra il divino sen– timento della coscienza religiosa ed il naturale della nazionalità. Il principio divino non si può combattere, il naturale è quasi im– fPossibile. Che cosa faremo noi, Pastori di anime ? Ci faremo percuotere, sostenendo la lotta della Chiesa contro la nazionalità? Accadrà che dispergentur oves gregis: perché percosso il Pastore. E come si farà poi iper congregarlo di nuovo? E se fra i possibili contin– genti, si realizzerà quello che la nazionalità si compia, si consolidi e, secondo la politica del nostro secolo, si rispetti come fatto com– lPÌuto, come noi giustificheremo la ragione della lotta sostenuta ? Io credo, Eminenza, che la Chiesa non possa, come i principati civili, riconoscere buono quello che una volta ha dannato come errore. Questa tattica, usata qualche fiata di~graziatamente nella Chiesa, ha fatto audaci i suoi nemici a perseverare nelle ingiuste pretese, con felici risultati iper essi. La Spagna negli ultimi nostri tempi ne dà dolorosi esempi coi suoi Concordati. E perché invece non si !Profitta di queste pretese della civile società, di questa disperata passione della nazionalità, per guada– gnare terreno, in compenso, nel camlPO spirit·nale della libertà BibliotecaGino B anca
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