Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
D. CINELLI, Oastiglion ohe Dio sol sa - lj,a Trappola fiOT. s~retta e rapinos~ che og1}iprecedente lentezza, se ci fu, è a mille doppi ripagata. E certo «Pulce» è la figura più forte e più chiara che sia .. uscita, fino ad ora, dallru penna del Cinelli. Qui le passi<;mi dominano la natura, che aspra e rozza, tutta a crete e burroni con loro si concilia. Anche la figura d'Armida, sebbene, come tutte Ìe ,figure della Trap– pola, piw.ristretta e meno complessa, vince quella di Corinna. Tuttavia vorrei insinuare il dubbio che anche nella drammaticità della Trappola– qualehe cosa di e.sterno ci sia. Il tragico che è nella Trappola viene fuori– da un giuoco .e< riuscito troppo bene)), e quindi non voluto. Il senso pro– fondo della responsabilità umana, il senso del male - nonostante la fu-– cilata di Pulce ed il suo spavento - si dirrebbe quasi non toccato o al– meno non toccato nelle sue radici profonde. Questa specie di irresponsabilità o di minor valore dei fatti umani sf vede meglio in Ga,.stiglioni, dove un dramma vero e proprio non c'è. Ma a questo punto so bene l'obiezione che si può fare: che in Ca– stigliani dramma non ci vuole essere, e che il senso ultin;io del libro sarebbe nie1tte meno che .... ironico. A un certo punto, infatti, quando le cose v.anno peggio e la rovina sembra imminente, Gherardo fugge con la giovane sposa quasi per un secondo v.iaggio di nozze, e proprio allora, quando si q_ecidono a divertirsi un po' e a non pensare più alla tenuta. aillora le cose vanno bene lassù nelle mani del fattore. Anche questo sarebbe un senso e non ci sarebbe nulla da ridire. Ma a parte che tuttar l'impostazione e il tono del libro per oltre duegento pagine sono diversi e quella uséita è assolutamente inaspettata, si vada ancora un po' avanti a 1-eggerèe si vedrà: Gherardo ritorna alla sua tenuta presso a poco con lo stesso viso, serio se non accigliato, pieno il cuore del senso del dovere verso la sua terra, dovere da ultimo accresciuto e insieme addolcito dal– pensiero dei digli che verPanno. Anzi è proprio nel continuo oscillare delle due concezioni : quella un pQ' accomodante di « lasciarsi andare)) alla ùatura, che la natura,. anche quella del carattere degli uomini, « non si può correggere>) gran che, che le nostre forze sono impari a contrastarla; e ,l'altra, austera, tutta piena del senso dèl dovere verso la terra e verso gli uomini (Ghe– rardo si sente fin dalle prime pagine « unto padrone della sua terra da Dio))); in questa oscillazione, è la ragione prima di ciò che si ,è venuto– dicendo. In mezzo a questi difetti parrebbe, dunque, na1tfragare la bellezza e- 1 'importanza del libro. E invece non è, o lo è soltanto entro certi limiti. - :m curioso ciò che avviene in questo libro. Queste pagine, che sono para- 0 dossalmente care al critico anche per l'ingenuità tutta candida e sco– Pfrta per_cui mostran'o i loro difetti, si ha un bel fare a frugarle, a mal– trattarle· si può bene affermare che un lettore avvezzo alle scaltrezze· degli stilisti moderni quasi in ognuna di esse troverebbe a ridire e che nelle immagini, anche quelle dove il p.iglio è felice, qualche cosa vi· resti di approssimativo. Eppure, anche se i particolari non seml?re 1 convincono sentite che l'insieme dei paesaggi è dato, e che anche l'rn- · Sii.emedegli uomini lassù vive di una vita sua, che non è facile can– cellare dal ricordo. Vi domandate come ciò sia; vi ripetete che un.: .... BibliotecaGino Bianco-
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