Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

/. R. BACCHELLI, Bella Italia - La città degli amanti 503 I e cocciuta ostinazione. Ma toccato dal-l'amore («ed ha forse altri mi– gliori beni questa terra ? ii sono le ultime parole del romanzo), a contatto d'una intell~gente e ironica e~ un tefnpo appassionata francese, Jean– nette Ardelrn, cambia in tutto, gusti e aspirazioni; e capisce di non ,;. essere fatto per la pittura, che manda all'aria. Manda all'aria anche lo « studio ll, fracassandolo; poi racconta come s'innamorò in Francia, soldato d_elletruppe americane durante la guerra, di Jeannette. Fr~sco idillio, misto di galanteria e di senso, d'ingenuità e di malizia,; bellis– sime pagine!, anche se d.a osservare c'è che tanto il pittore che la dom1a sono un po' tipici: quello tutto americano, costei tutta francese. Vamico milionario, ch'è a, sua volta innamorato cotto d'una Dorotea sua dat– tilografa, pensa a.Uorh,, secondo « errore ii, di fondare una città « dove l'amore sarà liòera legge i>. Libera legge! sentite subito che Bacchelli vi dimostrerà l'"utopia della « lil:iera, legge >J. La città si fonda, sotto la direzione d'un archit4tto lucchese, Pisciavino, di padre figurinaio, e amico anche lui del miliardario; si fonda in una lontana. l'egione del 'l'exas, già asi'lo di pirati, stanza ora di negri infestata dalla malaria ; -e l'autore racconta con composta ironia la distruzione che la « Ma– ,laria Extirpating Oompany ii vi mena• e dell'insetto' micidiale e dei ne– gri in stato di natura,. (,Seguo ora, la trama per fare poi alcune osserva– zioni). Intanto, infuriando la guerra in Europa, il lettore da quelle lontane regioni è trasportatò al nostro fronte; e qui, s~conda' parte del libro, fkirà conoscenza del nobile napolitano De Nava e della sua amante veneta. Altro clima, altra umanità. L~ fantasia e l'arte di Bacchelli, nutrite dei ricordi e alimentate da:lla passione di questo gran fatto reale e umano che fu la guerra, qui s'accendono e, veramente, spl~n– dono; e dico che il lungo capitolo « Codroipo il 30 ottobre 1917 ii è, degn,1 cl' un grande narratore. Capitolo forte, la più bella gemma del libro. Finisce la guerra, e' l'amore, galante e patetico, all'italiana, come avrebbe detto Stendhal; (un sentore di St!=lndhal qui è avvertibile) l'amore restai; ché gli scrupoli della bella donna son lievi, e l'amore P. grande : in lui, mente sottile, ma di cuore ~ senso caldi, sebben casrti, in lei, stupefatta e felice di questo dono del destino. Una lettera del .1:-'isciavino, che intanto aveva .messo mano alla fondazione della città, e che già aveva conosciuto De Nada in America, rialla,ccia gli amanti alla lontana città, dove essi si recano. Sentina e specimen. degli e~rori e dei vizi moderni, decadenti e psicoanalitici, sotto un clima tropicali\ è lussurioso, vuol essere ques_ta Città; l'autore vi aduna, cori ironia e pietà ogni bruttura dei sensi e dell'anima, sicché l'intento morale torna a ess~r palese.· L'intento morale vuole che nella città degli amanti fab– bricata dall'utopia alleata al metodo d'una civiltà, quale l'ameri~ana, astratta e sterile, i veri amanti, amanti d'amore, pudichi,_ n9,n possan_o vivere. Sicché, dopo descrizioni di pompose brutture, e d1 orrende es1- ktenze (si legga il capitolo L'orco), i due amanti se ne tornano in Italia, I e i;ba,rcano a Napoli, « povero lui,' in mediocre fortuna lei, ma ricchi di cuore e innamorati ii. Il massimo llippunto da fa,re a questo romanzo, e gli accenni alla trama lo avranno reso già chiaro, è che vi manca una organica con- I

RkJQdWJsaXNoZXIy