Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
500 B. CRO0E, Storia della età barooca in Italia Più che nella illustrazione di opere ignote o mal note, l'interesse di questa parte ,è nella revisione di giudizi circa gli autori noti. Il Croce non è soltanto più severo verso il Marino di quel che si sia soliti nelle nostre storie letterarie ; ma- liquida anche (e speriamo sia liquidazione definitiva) le f~me poetiche, contrapposte al barocchismo nelle tratta– zioni tradizionali : if Chiabrera, il 'l'esti, il Guidi, il Filicaia. Partico– larmente notevole è il giudizio recisamente negativo sulle decantate poesie leggiere del Chiabrera, Belle rose porporine e simili. Esce in– grandita, invece, da quest'esame la, figura poetica di Carlo dei Dottori, sia per il suo poema burlesco l'Asino, ove, accanto alla tessitura e alle figure comiche, è particolarmente rilevato l'episodio patetico di Desmanina, sia per la tragedia dell'Aristodemo, che il Croce giudica « una poesia dettata dal cuore))' dandone vari saggi che confermano felicemente il •giudizio. Anche un rilievo poco ordinario è dato, nel Pastor }l'ido del Guarini, alla figura di Corisca, ((che è la femminilità egoistica, rapace, sfrenata, sfrontata, senza scrnpoli, e di sé a pieno consapevole. » Infine, al Rinuccini, e per i suoi melodrammi e per le sue , canzonette e madrigali, è rivendicato (< nella poesia italiana quel posto che finora non gli è stato dato. » Nonostante la trattazione a parti staccate del «ipensiero>> e della « poesiaJJ, e nonostante la divisione di ambedue le parti in' c1,.pitoli monografici, alcuni, criteri fonda.mentali dirigono e avvivano tutto il libro, pur tro'vando esplicazione più di proposito nell'introduzione, nel capitolo finale su La vita rnorale, e nella Postilla. Primo di questi cri– teri, il concetto negativo del «barocco))' inteso, nel senso tradizionale, come ricerca del meraviglioso, del nuovo, dello strano per fare impres– sione sul pubblico, anziché, secondo una tendenza assai in voga negli ul– timi tempi, come forma originale d'arte avente un valore effettivo. E nel campo letterario, sul quale salvo appena qualche accenno so– pratutto nella Postilla, il Croce rimane, gli è facile mostrare che la ragione è la 111a. Ma è possibile trattare a fondo la questione senza esamip.are di pr-0posito, e a fondo, le arti figurative ?,La rivendicazione del barocco quale valore positivo è stata fatta appunto in quel campo. Non intendiamo dire, con questo, che il Croce abbia torto: pensiamo, anzi, che anche riguardo alle arti figurative egli abbia sostanzialmente ragione, in quanto le opere d'arte, o gli elementi di queste, a cui con- 1viene, nel senso storico e intrinseco, il vocabolo «barocco», non sono arte veramente grande; mentre l'arte veramente grande di questo pe– riodo non ,è barocca. (Vorremo chiamare barocchi Caravaggio o Rem– brandt? o il colonna.to di S. Pietro?). Ma precisamente la questione deve dibattersi, anche ed innanzi tutto, nel campo della critica delle arti figurative. Il giudizio negativo specifico sul barocco è esteso, in sostanza, dal Croce all'insieme della vita spirituale italiana nel Seicento. V'è in pro– posito qualche oscillazione, ma assai più apparente che reale. Fedele al suo concetto della « storicità del reale)), e quindi della storia come progresso ininterrotto; non meno fedele al suo metodo (applicazione · Jogica di quel concetto) che non si possa fare vera, storia se non del BibliotecaGino Bianco
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