Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

LA STELLA DEL NORD. (CONTINUAZIONE). XIV. Il maggiore IU!piter ave .va ascoltaito con la più gra1I1deattenzio1IJe questo lungo racconto. Ma come sentì che esso era alla fine:' - Amico caro, - disse al conte .Roberto, -- non ho voluto in– terromperti, ma deve essere molto tardi per me. Ho lasciato mia moglie e i ragazzi senza quasi a,vvertirli della mia assooza, e im– magino che staranno in poosiero no1I1 vedendomi ritornare. - Prendi un boccone con noi, - disse il conte Roberto. - Impossibile, te ne ringrazio. - Ti accompagno dunque per un tratto di strada. Volevo pre- sentarti i miei figli, ma sarà per domani. Guendalina, - disse poi, affacciandosi ad U1I1 uscio, - esco per una mezz'ora. - Vada pure, - gli riS1Poseuna bella voce di donna da una stanza vicina. · · Egli cambiò il suo berretto da marinaio COIIl un cap1Pelluccio roto1I1do di paglia, troppo piccolo per la sua testa e troppo alto per la .sua .statura, e uscì in giardino dalildo la destra al suo vecchio amico Iupi.ter. F.ecero qualche passo in .silenzio verso il cancello. Poi il maJggiore IU!piter si decise a parlare. - Scusa, - disse, - se mi vedi così turbato, ma il racconto della tua vita mi rattrista molto. Nel crearti una fa,miglia, povero amico, capisco che non hai avuto fortuna. E siccome questo, di crearmi una famiglia, è stato anche lo scopo di tutta la mia vita, non posso fare a meno di pensare che cosa sarei io oggi se non ci fossi riuscito. - Saresti una v•ecchia pomice ·come me, - disse con UIIl sorriso rassegnato il conte Roberto . . - Sì, - continuò il maggiore Iupiter, - 1I1ondico che mi sia stato facile. AIIlch'io ho dovuto lottare, ma mia moglie e i miei figli non mi haillilo dato che gioie. Eppure .... - Eppure? - chiese il conte Roberto, sentendo che l'altro esi– tava. 1Biblioteca Gino Bianco

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