Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

Giosite Carducci e il Petrarca i63 Il giudizio critico od estetico che un giovane si fosse arbitrato di fare senza conoscenza compiuta dell'opera, destava nel Carducci sco!Ppi tremendi di indignazione. I suoi scolari più onorati, non dirò per amore, ma 1per deli– catezza di trattamento, erano tre preti che sedevano giù in basso, al primo banco della gradinata che andava su su fino al soffitto. mentre nel banco di fianco a quello dei preti, stavano tre signorine, timide e riservate, le quali parevano comprese di molta titubazione per l'audacia di essere entrate, esse femmine, in quella scuola dei maschi, sotto cosi .severo maestro. Chi avrebbe allora predetto mai a quelle gentili creature, che, in breve volgere di tempo, esse avreb– bero avuto il predominio, almeno numerico, n_elle scuole ? Queste tre signorine mai ebbero ad arrossire per alcun com– mento; e sì che sarebbe bastato poco perché esse erano assai vere– f•onde, e per quello ch'io ricordo, allora non usava portare la bor– ~ettina con dentro il piumino della cipria Rachel per colorirsi il volto secondo le varie emozioni. Complimenti, !Però, alle signorine, prO!Prio niente. Qualche volta grugniva vicino a loro, scotendo la testa, con un uhm, uhm! di malcontento : - Bisogna studiare i classici, i classici, se no è tutto tempo perso. Ma vedèndole !POicosi gentiline e spaventate, si ricomponeva subito e ipassava oltre. - Ci facciano il piacere, ci dicano quali classici dobbiamo stu– diare, - domandavano, quasi supplicando, poi a noi, poverine, quando uscivano di scuola. Esse usci vano timi dette di scuola ,per prime come le pecorelle di cui parla Dante. I preti li lodava molto per la loro diligenza e perché scrivevano con molta lindura e molto rispetto per la purità della ling1m. Forse un po' troppo di concinnità e ricercatezza !Più della parola che del !Pensiero: e questo era un residuo della scuola del padre Antonio Cesari e del marchese Basilio Puoti, viva ancora nei se– minari; ed anche un residuo di una antica tradizione nostrana per la quale la lingua italiana oratoria, togata ed ornata era quella che distingueva le persone dotte dal volgo. E fra questo italiano oratorio e quello sciatto, lo scrivere na– turale ha sofferto un poco di rachitismo, tanto che si fa fatica a passar le frontiere. Bagni, bagni cli mare e vita in campagna! Il Carducci, che allora ;passava iper rivoluzionario anche nella lingua (quante ne dissero su certe imagi1ù di lui, come ad eseIDtpio, sbadigliando la luce sii 1 l fango), avev_a molto ri~petto per_ quello scrivere decoroso e compoAto. Entusiasmo, pero, non m1 !()are. BibliotecaGino Bianco

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