Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

GLI ULTIMI GIORNI DI GIOVANNI SEGANTINI. A CARLO FORNARA. ~i era messo a piovere senza respiro fin dalla notte. Al diavolo il tempo triste! Meglio venti gradi sotto zero come in inverno. Sulla vetta della Margna nevicava; sopra le rade case del Ma– loja venivano giù scrm,ci e scrosci; il vecchio chalet di legno rim– bombava come un tamburo e le grondaie traboccanti allargavano chiazze e spruzzi sopra l'acciottolato. I figlioli, Gottardo, Bianca, Mario, Bertino, strepitavano su e giù per le scale sonore. Poiché era impossibile uscir di casa a dipingere e ai disegni il ipittòre lavorava di sera, adesso se ne stava ritto con l'alta fronte poggiata ai vetri lacrimanti. Tempo da scriver lettere. Giovanni Se– gantini iprese un piccolo foglio di grossa carta a mano e incominciò : « 6 Settembre 1899. Caro Alberto) nella tiia iiltima lettera pare ohe tu rimanga a Milano per aspettare ohe il Pisani metta il Liebig in scattale speciali. >> Si interruppe : gli aconiti donatigli giorni innanzi dalla signorina Elisa Koenigs morivano azzurri in un bicchiere: fuori il rosso dei gerani s'impallidiva in una luce d'acqua– rio: « cosicché, d-ioi, spero per mercoledì o al più tardi per giovedì di poter partire.» Pochi conoscono gli autografi di Segantini e non tutti sanno che egli scriveva a orecchio, ignorando quasi totalmente l'orto– grafia, la divisione delle sillabe, l'accentuazione delle parole. I superbi pensieri, le aippassionate polemiche sull'arte, le definizioni geniali, le confessioni autobiografiche furon scritte da lui con un ita– liano che certo non potrebbe far testo nelle scuole. Egli, poveretto, non aveva avuto tempo di frequentarle. Si era fatto una vasta e pure bizzarra coltura quasi senza leggere da sé direttamente, ma facen– dosi leggere a voce alta libri, riviste, articoli mentre in casa lavo– rava ai disegni o mentre in campagna lavorava ai quadri. Era sua lettrice paziente e fedelissima la buona compagna della sua vita e iblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy