Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
240 E. Oecchi - Arturo Onofri vrebbe riferirsi al grado di complessità di ciò che egli ha da dire. Ed è un'acuta, osservazione del Valéry che richiedendo questi autori atten– zione e pazienza, aiutano la conservazione e il ritrovamento_ d'un'arte del leggere ; chi sa dove si andrebbe a finire, sulla china del facile e nel culto dell'insignificante, senza il loro-richiamo. Sforziamoci dunque, ad ogni costo, di raggiungere la chiarezza; ma non facciamocene un idolo cieco; potrebbe darsi che, altrimenti, si finisse col favorire una lettera.– tura parassitaria e rimbambita. Questo avrei voluto dire. Aggiungendo che tanta oscurità poi non la veggo nell'Onofri. Dal poco clie conosco, lo Steiner mi sembra piut– tosto ovvio e ripetuto che oscuro; e, nell'Onofri, anziché l'oscurità, è da lamentare l'impiego costante cli parole e modi i quali assumono un che di cifra e di gergo. Non è che l'emozione e l'idea poetica sieno oscure; ma che tendono a esprimersi per mezzo di astratti sopra astratti, parole composte, frequentativi; l'eloquio diventa meccanico nella vio– lenza; la rappresentazione diventa, affermazione esterna. Q.uanto era lecito e doveroso osservare, per talune parti di Terrestrità del sole, si potrebbe ripetere per Vincere il drago e Zolla, che paiono scritti lo stesso giorno, o almeno nella stessa, febbrile stagione poetica. Ma pensiamo, invece, a quelle visioni di città nelle quali balena un presentimento di città celeste: Nuvole s' incastellano di luce .... oppure: - Nel• cielo in fiore, ove scintilla un riso di cristalli e d'arcangioli fanciulli.. .. che rievoca un'infantile felicità alla Blake sopra un tema di risonanza pascoliana. O, in Vincere il drago: U! curve della tua statura bianca, negli arndamenti snelli delle gambe, son procinto di voli .... Marw, cbe mette nuvole a soqquadro .... e tanti altri temi d'entusiasmo visionario; quando la ,figura umana, gli alberi e le cose della natura appaiono nel districarsi dalle faticose forme terrestri verso più limpide forme. I°' ciascun componimento, qualche cosa può interrompere la nostra partecipazione: ma, nel complesso, è una indubitabile autenticità d' accento. E sarebbe bastante motivo d'onore, e verace segno di coraggio poetico, il solo aver vagheggiato d'esprimere questa vasta inquietudine di resurrezione, questo tormento di geologie minate dal Verbo. E i volumi inediti: ffuoni del Gral, Aprirsi fiore, ecc. rappresen– teranno forse un grado anche più deciso di quest'arte, e daranno ul– teriori opportunità di riconoscerne i valori. Qui s'intende semplicemente d'aver ricol'dato un poeta nobilissimo: la passione e il disinteresse con i quali egli operò, la sua ambizione d'una poesia fuor del comune, a parte i risultati ottenuti, possono a tutti servir d'esempio. EMILIO CECCHI. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy