Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
La Stella del Nord 223 tutela dei miei figli, mi intentò un processo per interdizione. In– cominciò allora una lotta che doveva durare dieci anni. Due era[lo le colpe che mi v.einivam.o imputate: d'aver sperperato illecitamente il .patrimonio dei miei figli e di vivere in istato di concubinaggio con la mia serva. Il loro .scopo no[l era soltanto di impadrolllirsi definitivament,e dei miei beni, per quel ta,uto che si poteva am.cora, · salvare, e, dopo tutto, non era poco, ma di too'liermi i figli come d • b a pa re mdegno. Reagii con tutte le forze di cui ero ancora ca- pace dopo tante traversie.• Avvocati, cause, sentenze ricorsi re- . . . . ' ' v1s10m, colll ogm sorta di alternative il litigio durò dìeci lunghi anni. Finalmente ebbi ragione di tutti i miei nemici. I figli mi fu– rono restituiti. Essi non erano più i bambini di una volta: Mar– oello aveva sedici Mlllli (oggi ne ha ventisei), Dolores quattordici. Ero felice come può esserlo un uomo cosi duramente provato dalla sfortuna, ma credevo .di aver conquistato almeno una relativa pace . .« Avev-0 invee.e semplicemente raggiunto 11n'altra stazione della mia via crucis. I miei figli no1I1eramo ancora entrati in questa casa, che incominciarono a darsi arie di padroni, con una sfron - tatezza, un coraggio, una perseveranza di cui noai li avrei mai cre– duti capaci, soprruttujJ;o perseguita[ldo Guendalina e Benvenuto come ,se fossero state due bestie immonde e schifose. So che essi non avevano tutta la colpa delle loro azioni. Il cara ttere può certo molto in simili casi, ma l'educazione completa il caratte.re. Altri li aveva ammaestrruti a quella triste commedia, in segnando loro come si offende, -si insulta e si calpesta il proprio padre. Essi co– noscevamo cose che ragazzi della loro età avrebbero dovuto ignorare. Non solò sapevano che questa casa e tutto ciò che essa contiene, e le terre che le stanno. vicine e lontane era roba loro, ma colllosc,?– vano perfettamente la condizione in cui i miei rovesci di fortuna m'avevano messo di no[l po:ter difendere questi loro beni dagli a-s– salti dei miei creditori. Mi guar,davano per ciò come un ladro, un usurpator,e, un mancatore di fede, uno scroccollle, e non si imma gin.a la sottile e meschina perfidia con cui mi facevano sentire che io vivevo alle loro spalle. Se dicevo di avere buon appetito, si met– tevano a ridacchiare fra loro, a tavola, e cercavano di servirsi in modo che a me ne rimanesse ben poco. Se davo un ordine, relativo alla casa, aJ giardino, all'orto, al frutteto, si facevano ulll dovere di intromettersi per darne un altro. Ma la loro azione culminò nella lotta contro Guendalina e Benvenuto. « Ora Guendalina non è donna da lasciarsi i,opraffare . Ess a ha un coraggio leolllino, ullla forza di volontà che non la ce.de a nessuno, ed aima Benvenuto come ,si ,può amare la pupilla dei pro– pri occhi. Benvenuto da-I crunto suo merita tutto il bene che gli i,"Ì vuole. È sempre stato un ragazzo bello, sano, disinteressato, ibliotecaGino e ianco
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