Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

La Stella del Nord pl7 scena. La maggior parte, seppi poi si erano eclissati in ofardino . ' o ' :fingendo. di non ~ve_rudito e veduto nulla; altri, e specialmente le donne e i parenti, si erano precipitati in camera di Guenda e nella camera di mia madre inferma, per difenderle da quelle voci or– rende. E così misero senza volere l'una e l'altra in uno stato di pr?fonda c~sternazione : tanto che, ad evitare di !Peggio, furono poi cost~etti a confessare la verità; e, se non tutta, quanto bastò a gettare rn quelle due sante anime il dubbio più atroce e lo scon– forto più disperato, dal quale né l'una né l'altra dovevano risol– levarsi mai più: e non passarono tre mesi che ,mia madre, pove– retta, tanto ne soffri da morirne.' « Io ero pazzo di vergogna e di dolore. Peinsavo a mi.o figlio. Dopo un combattimento che tutta la lllotte sco1I1volsela mia co– scienza, presi una risoluzione estrema. Dovevo difenderr il mio onore, a.UontaJiare per sempre dal mio lllome l'ombra di quel so– spetto. Ci battemmo la sera del giomo seguente. I secondi di Aroldo fecero qualllto fu loro possibile fino all'ultimo momento per evftare lo scontro. Dissero che il loro primo era pronto a,d ogni ritrattazione, ma io non volli neppure discutere. Ci furono colllse– gnate le pistole, alz.ammo il bavero della lllostra giacca, d misero a venti passi schiena ccililtro schiena, e ordinarono il pronti. Non dimentièherò mai quegli istanti. Il campo ,dove 111oi ci trovavamo era chiuso, nel follldo, dall'alto caseggiato di una fabbrica. Io ve– devo, come in ulll lucido sogno, la facciata di quella casa ropola,r<si di gente curiosa che si affareiava aHe :finestre, gremiva i balco1J1i, chiamava, da un piano a,ll'altro, quelli che erano dentro perché non mancassero allo spettacolo di due uomini che, con la mas– sima- caJma,, stava1110per farsi saltare reciprocamente le cerveHa sotto i loro occhi. Ebbi anche il tempo di vedere che quello spet– tacolo li metteva in una straordinaria allegria, e pensai che poco dOIPO avrebbero senza dubbio applaudito quello di noi due che sa– rebbe rimasto in piedi. Non fui io. Al tre, mentre sentivo partire il mio col'po, un acuto dolore mi spezzò in due la gamb3J destra, e caddi sul fianco con un grido soffocato. Il medico constatò subito che la mia ferita non era grave. La pallottola aveva attraversato da parte a parte la coscia, senza produrre nessuna seria lesione. Tuttavia; non potevo reggermi ritto e lo scontro fu dichiarato chiuso senz'altro. Uno dei miei padrini non perdette tempo !Per darmi l'esatta misura del risultato che io avevo raggiunto con quel duello: - È bene che sia finita così, - mi disse. - Considerate ' ;per un momento che cosa si sarebbe pensato di voi se lo aveste ucciso. - Voleva dire che, se io lo avessi ucciso, nessuno avrebbe più !Potuto dubitare del mio parricidio. « :M:isentii allora veramente perduto. Vidi tutta la vanità di lioteç_a Gino Bianco

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