Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

---- La Stella del Nord 77 giore Iupiter: - Era uno spettacolo Ì1llteressante, magnifico. Fi– gurati che ci troviamo di fronte agli Azzurrt e che, senza averli mai visti, li ho riconosciuti uno per uno. - E intanto le tue casse correva1no il rischio di naufragare una secolllda volta. Queste voci svegliarooo la signora addormentata. Essa brusca– mente allontanò dal suo viso il fazzoletto e, sollevandosi so[Pra un gomito, si mostrò pallida e traiSognata agli occhi di Alessandra. -. Che cosa è stato? - chiese con una leggiera concitazione. Era una donna runcora giovane, ma fragile e forse ammalata, a giudicare dai suoi lineamenti che avevano alcunché di duro e di [Pa- tito i11:sieme.Non si poteva dir bella, sebbene al primo sguardo si rimanesse colpiti dalla forma perfettam<mtc ovale del suo viso, dal taglio perfettaililente orizzontale dei suoi occhi, che erruno neri e lucenti, e della sua bocca non tanto ,piccola, ma molto sottile e pallida. Sulle tempie la massa compatta dei suoi capelli castani incominciava ap[Pena aid incrinarsi di qualche filo bianco. In quel momento essa àp[Pariva sfinita dalle emozioni e dalle sofferenze di quella notte. - Strano, - disse poi, passato il primo .stupore del risveglio, - mi sembrava che fosse tutto un sogno. Dove siMn.o ? - Siamo sempre sugli scogli, - rispose il maggiore Iupiter, avvicinandosi a lei e accarezzandole il viso : - Come ti senti ora, Celeste? - Il mio p(}vero cuore, - sospirò la signora con un battito doloroso delle ciglia, mentre si premeva il [Petto verso il lato sini– stro: - E tu, dove sei stato tutto questo tempo? Ci avete lasciati qui soli, i111 questi periç_9li ? - Pericoli? - disse sorridendo il maggiore Iupiter, con l'ac– cooto tenero e persuasivo che si usa con i bambini: - Nessun pe– ricolo, cara, salvo che per le ca,sse, sai, le mie casse, che sono nelle stive allagate. - Maledette pietre, - esclamò la signora Celeste, imporporan– dosi leggermente: - Ma di noi, mio Dio, della nave, che cosa sarà? - Di noi, nulla, amor mio, - disse il maggiore- Iupiter. - Come 111ulla? E che cosa a.spettiamo? - Si aspetta .... Ecco, che cosa si aspetti, veramente .... La signora Celeste ebbe un piccolo gesto di sconforto. - Oh Stefano mio, sempre così, - soggiunse poi, crollando il ' . capo, - te ne vai, mi Ja.sci qui sola ore ed ore, e non sai nem- meno che cosa si aspetta, sbattuti sopra uno scoglio ? - Hai ragione, Celeste, - si scusò il maggiore Iupiter con– fuso: - Avre_i dovuto Ì1llforma,rmi. Ma, credimi, c'è un sole così ibliotecaGino Bianco

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