Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

RIPOSO SU UNA COLLINA. Mi piaceva una breve spianata tra piccole colline. Asciutta e ra– ramente erbosa, pavimentata da detriti di roccia, aveva per sf_ondo l'alta parete d'un monte vicino, tutta- costruita di strati:ficaz,io[li so– vrapposte le UJI1e alle altre, contorte e chiazzate di rossastro. Soli– taria e teipida come un sacrato di campagna, non era stata invasa da alcuna 0ostruzione di guerra, mé mai v'era caduto akun colpo d'artiglieria. Come fosse stata UJI1amia camera segreta, vi andavo quasi a nascondermi ogni volta la stravaganza dei miei superiori mi faceva subire rimproveri immeritati. Allora avveniva che in quel luogo abbandonato mi dimenticavo della mia divisa e della guerra. Quel monte scarnificato dai ghiacciai della preistoria e quell'alta parete costruita forse dal fuoco o forse dal mare, distraevano a os– servarli. In seguito m'accorsi che era più bello stare sulla cima d'una delle piccole colline attorno. Colline senz'alberi, tumoli di de– triti del monte. Una mattina (l'a,ria era tutta un giuoco di venti dolci) mi chia– marono d'urgenza al Comando di Divisione. Era il maggiore ad– detto ai servizi tecnici che voleva parlarmi. Il giorno prima avevo presentato una richiesta di materiale che secomdo gli insegnamenti del corso allievi ufficiali, ritenevo neces!ffiirioagli impia[lti telefonici della zona, per impedire l'intercettazione. Il maggiore voleva delle S1Piegaz,ioni.Abitu ato ai si stemi dozzinali del comandante della mia compagnia, che si trova.va i[l licenza., non volle intendere le mie in– sistenze e mi stra cciò la r ichiesta. Ebbi ancora l'ingenuità di pre– garlo che mi facesse avere almeno un po' di nastro isolante (animan– domi con passione, come per una cosa 111ecessariapersonalmente a me), allora egli s'alzò di scatto e presomi per un braccio, m'accom– pagnò nella stanza degli scritturali, dicendomi in loro presenza, in dialetto lombardo, di andarmene e di no[l seccarlo più. Ne uscii umiliato nel mio entusiasmo di giovane ufficiale. Nel rifare la strada tra i filari dei meli dove le frutta luccicavano acerbe contro l'ombra degli alti monti, sentii il passo d'uno che mi correva dietro. Era un mio soldato, che saputa ogni cosa dagli scritturali, mi veniva a sipiegare, come poco prima sta[ldo al centralino, avesse inteso il co– lonnello del genio del Corpo d'Armata, sfuriare col maggiore per Biblioteca Gino Bianco -

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