Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
54 S. Benco altri giornali ne vollero parlare. Di là dal vecchio confine, nessuno. Una vita aveva avuto sul Corriere un buon articolo di Domenico Oliva, e Svevo, sempre tanto modesto, se n'era contentato : ma al momento di Senilità) parve che proprio tutti avessero altro da, leggere. Difatti era proprio l'ora che in Italia s'andava perdendo il gusto, oggi risorto, per gli umili cantucci di verità. Il romanziere Svevo rimase oscuro come se fosse inedito. Egli ne provò dolore, e più tardi lo confessò. Ma a Trieste nessuno avrebbe pensato a~SU[>· porlo: tanto pareva egli un uomo fortunato e felice: chè in quel torno di tempo si guadagnava il cuore di una delle signorine più belle dell'alta borghesia cittadina, ed entrava, per le sue nozze, con un posto quasi di comando, nella vita industriale. La quale non gli lasciò il tempo di scrivere romanzi, e forse nemmeno, per sua ven– tura, di troppo amareggiarsi della sorte di quelli già scritti. Fati– cosissima, quella sua nuova vita industriale : mezzo anno a Trieste, mezzo anno nelle officine di Londra, essa prendeva tutto l'uomo. Svevo non era soltanto l'acuto analitico della vita borghese; egli aveva anche tutte le attitudini del gran lavoratore borghese, e la forma di curiosità intellettuale del borghese colto. Non bisogna giudicarlo dagli ultimi anni, do[POCrémieux, dopo Larbaud, quando egli infuse nella propria vita un leggero incenso di sacerdozio let– terario. Egli era un uomo d'affari perseverante, calmo, avveduto. « Mostrò come Stuart Mill - mi dice Giulio Ventura, - che uno scrittore può essere capace di condurre bene una fabbrica)). Aveva l'intelligenza pratica; no[l trascurava la teoretica. Per alcuni anni fu tutto studi sociali; non ebbe curiosità che per gli scrittori eco– nomici. Poneva l'attenzione del buongustaio nell'osservare i mo– menti finanziari, le crisi, gli effetti di cause individuate. Sempre, nelle sue curiosità, una tendenza a lasciarsi invasare, e un sorriso iper chieder,e compatimento di questa sua fede nel magico della scienza. Del corpo umano e dei suoi mali sapeva quanto un medico. E questo suo sapere ritorceva in sè stesso; ma non gli riusciva di mantener fedeltà alla sua medicina .. Egli [Passò tutta la sua vita a persuadersi che non bisognava fumare ; non incontrava persona che non le parlasse di questa sua persuasione ; il fumare o il non fumare erano per lui la bilancia dell'univeuso; smise ogni giorno, e non .smise mai; e mori per aver fumato troppo. Non è vero, come fu detto, che soggiacesse alla debolezza del cuore. Il cuore avrebbe resistito; i polmoni stanchi non seppero reggere. Voi vedete in tutto questo insieme qualche cosa di Zeno Cosini, il personaggio del suo ultimo romanzo. Questo romanzo egli lo com– pose dO[Povent'anni e più d'inattività letteraria. Il tempo - di– cono - aveva medicato le sue ferite d'autore negletto. La guerra - io dico - chiudendogli la fabbrica e relegandolo in una città BibliotecaGino Bianco
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