Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

Ritratto di Pirrone wammatioo, di tutti i climi, oo.a maschera di tutti i popoli. Soltanto la paura cauta e ragionante di alcuni oontemporanei di Aristotele già vecchio e disincantato, e la filosofia di certi moderni, l[)Otevano pensare a nega.r l'esistenza di quel Pirrone che, IIlJalato d'inquietu– dini, di rimor,si e di dubbi, ,seguì Alessandro a cavallo attravenso le steppe dell'Asia. Di quel tale Pirrone della nave e dei po,rci, se non erro, e d'altre simili sconcertanti avventure. Se non si chiamasse con un nome proprio, che fa pensare a una famiglia, a un parentado, a una città, a una casa, a un parto; se non aves,se un tempo, un coro, U1I1 clima, Pi-rrone ,si troverebbe a esser fuori della fatalità, a non dipenderne. Sarebbe una ,specie di mostro, governato dalle occasioni. Giova dire che il mondo clas– sico ha tanta rarità di così fatti mostri, qurunta abbondanza d'eroi legittimi. È dunque detto che Pirrone a.ccompagnò il Macedone verso -i misteriosi fiumi dell'India. - Quel g,ran viaggio oltre gli ultimi limiti della terra conosciuta, quasi oltreterreno, in compa,gnia d i Alessam.dro e di Taide, gli dona, gli conviene, gli è proprio. Non so immagina.re il suo triste souiso, le sue inquietudini, i ,suoi rimorsi, la febbre d el .suo continuo du– bitare, 1senon in quel tempo, illl quei luoghi e in quelle fortune, nel tumulto delle armi, nei lunghi ozi in riva ai fiumi, nella splendida compagnia di principi, di capitani, di cortigiane, di filosofi, di efebi, in quel viaggio meraviglioso alla ricerca di una terra introvabile e alla conquista di un ina.fferrabile regno. Deserti immensi, boschi fondi, fiumi solenni, città sfolgoranti, eserciti orrendi d'uomini neri, di elefrunti, di belve, di macchine e di animali strani, spetta– coli favolosi, giostre, -assedi, tumulti, orgie, trionfi, tutto un mondo in~splorato, UJI1a civiltà doviziosa) uomini, eroi e iddii sconosciuti. L'eroe di quella favola, ,splendida di avventure, d'incontri e di sooperte, non è già Alessa1I1d!ro,sebbene egli alPpaia maestro degli avvenimenti e potentissimo d'autorità ,e di volontà, vero figliuolo, come ,si credeva, di Giove; ma Pirrone, questo filosofo silenzioso e triste che non a,ppare mai, di cui nessuno si accorge, che soffrendo del ,suo contmuo dubbio, di non poter mai credere in ciò che si .compie ,sotto i suoi occhi, assiste alle orgie, alle battaglie, alle -stragi, agli incendi; e sorride di quel che vede. Chi potrebbe ca– pire l'eroismo di Alessandro, se non pensasse alla presenza conti– nua, inevitabile, fatale, di questo filosofo taciturno e paziente, che .oscura con l'ombra del suo dubbio lo splmdore delle cortesie, delle imprese, delle !Pazzie e delle crudeltà del Macedone ? Pirrone è il suo dorufòrema) comparsa muta e servile che accompagna. gli eroi ~lelle tragedie, li se gue e l i serve senza aprire mai bocca, e fa da ,contrappeso al coro, qua.si testimonio in scena della fatalità. BibliotecaGino Bianco

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