Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
18 Lettere cl'amore tre o quattro giorni di ipioggia,. E poi ci sarainno dei mesi, attra– verso i quali maturerà una soluzione fortunata. Quando mi hanno parlato della O che se n'anda,va per il viale deserto, ho a,vuto la visione di una figurina un ipo' compUlllta, un po' malinconica, col visino pendente Ulil po' da un lato, lieve e fermo, gli occhi un po' stupiti, e certi passini stretti, lenti lenti. Ma ci sono dej momenti in cui giurerei che la ** fa quella pic– cina, perché sa che bisogma essere molto seri, compresi di ciò che accaide; e tuttavia c' è qua1che co.sina in 1ei, molto dentro, che ride, con una piccola smorfia deliziosa ,di bimbo serio. O' è qual– che cosa che acca,rezza e che fa festa, u111 non so che di trillante e– di argentino, come nella H dell'altra mattina, quando sbucò fuori di tra la gente nel1a piazzetta del duomo, e mi diede Ulil buon giornor che ancora dura, per me. E mi ~ordai che dovesse andar via (<si ricorda che il buon viaggio mi toccò di a,ggiungerlo nella busta già. chiusa, col lapis?). Sera. La *"" è tornata. Devo mettere qui subito una cosa; che non mi sca!()pivia: la, testina sciolta, coi capelli spartiti, senza il nastro. Una testa di bambina, alzata appena dal letto; una cosa nuova, morbida e tenera; tanto nuova, che mi ha fatto un po' di timore; perchè quella testa dolce la mia mano (la mia bocca!) non la co– nosce. (Quell'altra sì : quel piccolo casco curioso, fa.sciato e· stretto dal nastro, sfuggente dalla linea liscia e severa del nastro, con un ricciolo carezzevole e coll1un ciuffo bizzarro, un po' arruffato ed un po' 1serio, e tanto gentile: quell'altra l'ho vista liberarsi dal crup– pello con una scrollatina di bimbo festoso, soipra il visino buono che si faceva piccino piccino, sottile sottile e s'abbassava e si dis– simulava un poco, prima di venirmi j.ncontro, quasi esit3.1Thdo, per– chè io non sentissi troppo forte che quel bimbo ridente era l'amore) .. / Giuro : era tanto bella }a. ** e tanto dolce e così celestina, cogli occhi così ,profondi, e la faccia ipaJ.liida,con Ullla trasparenza e un chiaroscm:o leonardesco : non osavo dire che quella ** fosse mia,. soltanto un pochino. Le ho voluto un bene più timido, mortificato. E aveva certi sordsi lampeggianti. Se sapesse quanto biisogno h0- di sentire la sua voce, di saper qualche cosa di Lei : mi scriva, **, se parlarle non è possibile. Non ho mica ipaura sa? Adesso so che· Le voglio b.ene, e che gliene vorrò sempre : e questo mi fa tranquillo,. in pace. Ma la rpacepura è degli angeli : quella degli uomini è piena di desideri e di sospiri. (Non ne ha, sentito ll1essuno Gtamattina sui suoi occhi, quando li ha :ijperti ?). O mio Dio, anche questo foglio. è fill1ito,e non ho detto niente, ,di tante eose che pensavo. Del resto, la ** è qui : ed è inutile seguitare le mie c0111fessioni.Parlare di me non è più ,possibile. Adesso bisogna venire vicino al lettino BibliotecaGino Bianco
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