Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

I 16 Lettere d'amore profumo. Renato sorride. NO\n sanno mica che cosa sia che odora così bene dentro di lui. Ma lui lo sa : e chiude gli occhi, e aspira forte fort~, fino a sentir quasi ·un vuoto nella sua testa e nel suo petto ; u,n vuoto così vago ; ed eccolo pieno di una freschezza deli– ziosa che imbalsa;ma che purifica che bagna l'anima col suo soffio. Come vorrei fare una dolce romanza senza parole ; dello scuro ; e del languore e un odore di tuberosa, amarino, caldo; e poi sottile_ inebbriante di acacia, di **). E JPOi suoi capelli, - dolci - contro il mio viso ; e il suo collo sotto le mielabbra; il piccolo collo amato, che è così fino e puro a guar,dare, un po' du11etto nella curva perfetta, Ùn po' 'bruno e dorato, ricco di ambra liscia e di ombra •scura; ma vivo nella bocca, parlante e tremante fra le labbra, con un sapore sempre nuovo e sem[Pre quello. Non rileggo mica quello che scrivo; ho un pochino di paura. E mi piace ta,nto di averla. Che la ** stringa le labbra e fissi gli occhi e scrolli la sua testolina e faccia: uhm! Trunto so che lei non può esser cattiva; (e anch'io son buono!). E stiamo zitti U[l poco; e ci guardiamo abbassando un poco la faccia; e poi uhm! Dunque m'accorgo che scrivo scrivo e mi scordo sempre· di un'infinità di cose. Adesso è tardi; e devo smettere; ma avrò te~o domani, e JPOiquell'altro giorno, ahimè, e quegli altri ancora. Fino a quando ? Intanto noto qui una cosa che non voglio dimenticare : devo ra,ccontare alla · 1 H:· come ho letto la sua lettera di ieri (c'Pra unll parola! una parola ! e se io le dicessi che le lasciai leggere quella brutta lettera dell'altro ,giorno, solo perchè c'era dentro quella pa– rola,: un po' di straforo, ma c'era; per a.more di quella parola. Se n'è accorta la ** ?) e come ho passato la giorna.ta di oggi, come, invece di andare a spasso, sono andato a d ormire ; e poi come pesa– vano le nuvole quan,do camminavo, prima di venire nello studio a scrivere; e a,nche sta,sera al teatro, bisognerebbe che le dioes'li una impressione che ho a,vuto in platea. E oggi quandq_ sooo andato a cercar.e la sua cartolina in ufficio (non è venuta colla prima posta; la seconda l'ha avuta il mio impiegato, quello nero, e m'ha detto che aveva lasciato una cartolina s1,1lmio tavolo), e ho letto le pa– role francesi con un gran .sorriso, lì, a finestre chiuse, e poi ho ri– letto e poi mi sO\ll trovato colla, cartolina appoggiata contro al muro per far più presto a scarabocchiarci sopra col mio lapis un gran no: non è vero che la ** muoia in me, nè molto nè poco. E glie l'ho anche •detto fill'aJ.tra volta. E adesso? facciamo conto di essere sulla porta: la ** ha sentito suonar l'ora: déve amdar via. Ma prima di_andar via ... : è vero, cara? BibliotecaGrnoBianco

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