Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

R. MICHA.UDJ Panorama de la Littémtwre a111éricaine 1:n cana e solo in certi momenti, come nel periodo aureo enwr!loniano e nel periodo imperia.Jista roose.veltiano, ha mostrato di interpretare un'anima na.zionale v,eramente armonica ed omogenea. )Ia ,·'è certo altro da ag– giungere: non si può fare la storia della letteratm·a americana senza. tener ,presenti ad ogni momento le azioni e le reazioni che su di essa hanno prodotto altr,e letterature, e specialmente quella inglese e quella francese, e senza penetrare con un attento studio nelle correnti nazio– nali diversissime che ancora operano nel mare aperto dell'americanismo letterario. Come nel crogiolo delle razze così in quello della lettera– t1ua, gli elementi angli, latini, slavi, semitici non si sono ancora fusi e improntano della loro sostanza e permeano del loro colore parti– colare ispira~ioni ed attuazioni, tanto che sarebbe interessantissimo e altamente istruttivo un cc panorama» della letteratura americana che tenesse in conto e mostrasse le diversità etniche e religiose dei singoli scrittoti o di certe scuole di scrittori. Un poeta come Carnevali no11 si spiega se non rammentando la ,!lua origine italiana; un romanziere come Lewishon, se non tenendo presente il suo attivo semitismo; un critico come Mencken, se non riducendolo al AUÒ germanesimo beffardo e crudele. Se vistose sezioni della letteratm-a americana non sono che sezioni di naturalizzazione, in cerca ancora di una possibilità d"arnalgama pe1·– fetto, è, d'altro canto, innegabile che grau parte, e la miglior parte, della letteratura americana autoctona, da Edgar Poe a Sherwood Anderson e a Sinclair Lewis, è una letteratura di protesta, nata dal suolo e dal monrlo ambiente, ma contro il suolo e il mondo ambiente, una letteratura di non-accettazione, di critica e qualche volta di piena abdicazione ali' America e all'americanismo. Xon si tratta solo di una insoddisfazione artistica, di un incastellamento estetico ed antifilisteo, d'una voluttà distruttrice, ma del sogno e del bisogno d'un' America che non è l'America. Il fenomeno singolare è specialmente notevole tra i romanzieri contemporanei più significativi. Lasciamo pure cla parte un Renry James, che scelse volontariamente come sua secoll(fa patria l'Inghilterra e che può dirsi romanziere europeo piuttosto che americano. Ma Sherwood Anderson, sebbene la peculiarità del 8UO non-conformismo provenga dal suo bisogno di scendere nel ptofondo dei problemi delle anime e di studiare le torbide inibizioni che irri– tano e inrnlgono gli spiriti e impediscono la loro comunicabilità, è essenzialmente anti-americano e lascia che il cachinno del riso negro a,ccompagni le tragedie interiori dei suoi eroi e delle sue eroine e non da,rebbe la sua picoola Winesburg nell'Ohio per mille Chicago e per mille New York. Trascuriamo pure un Upton Sinclair. i cui romanzi non sono che requisitorie politiche e sociali, con quel taJ:!.tOd'ardore di parte e di abilità tecnica che basta a dare un'aria di racconto alle mastodontiche impalcature di mille pagine di stampa, dalla Giungla al Boston che ora si annu.nzia (un romanzo sul caso Sacco-Vanzetti). )Ja Hindair Lewis in Main Sti·eet) in Babbitt, in Eliner Gantry è un artista antiamericano, ai cui colpi di romanzo non resistono le più solide strut– ture della borghesia industriale, intellettuale, l'eligiosa del suo conti– nente. Yi sarebbe molto da scri,~re su questo fatto innegabile e strano che i

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