Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

G. DELEDDA, Il vecchio e i fanciulfi 119 GRAZIADELEDDA, Il vecehio e i fanciulli, romanzo. - Treves, MiJ.auo. 1928. L. 12. Questa, schematicamente, è la tmma del nuorn roma-nzo di G.1-azia Deledda. Capita nell'ovile del pastore Melis, in un momento nel quale, per la guerra, c'è grandisima scarsità di. servi, un giovanotto. Dice che viene dai paesi di montagna, dopo una sciagura familiare : il pastore lo a,e,coglie, e presto gli vuol bene, più di come se nf' vuole di solito a nn servo. Questa familiarità fra il ,occhio e il giovane pai·e eccesstva a una nipote del p~iore, ragazza ga,glianla e superba: le pare che il vecchio non tenga la ,dovuta distanza col :servo. Ella lo odia, istiga il nonno a mrundarlo via, ma non riuscendovi ruba del denaro al nonno e .accusa il giovine. OoS'tui, sentendosi ingiustamente calunniato, anche dal .sospetto del suo padrone che pur non osa oocusarlo, tenta di ammazza.rsi . .Si f.erisce gravemente; il pastore lo cura nella crupanna; guarisce. L'odio della ragazza si muta in amore e, ora invano contrastante il vecchio, i ,lue giovani si sposano. Si_può dire alla scrittrice illustre che questo è un rournnzo medio– ,cre, anzi, un romanzo falso? Nulla di esso ci convince; né la figura ùel vecchio e ricco pastore Melis, né i sentimenti, prima d'odio poi d'amore, di Francesca, né la bizzarria del giovine Luca, fuggito di casa e andato a, faJ.'e il servo nell'ovile del ricco pastore, e neanche, ch'è elemento vagamente folcloristico, la leggenda di Oppia, quasi assunta com'è nel ro– manzo a simbolo del contrasto fra il vecchio e i giovani, e più latamenw fra la. genera,zione dei vecchi e quella dei giovani. Anzitutto, reale contrasto, di pensieri, costume, aspirazioni, ideali, fra le due genera.filoni, la prima che parrebbe impersonata nel pastore }lelis e la seconda forse in Luca, nel nipote del pastore, anch'egli di nome Luca, e in Francesca, non c'è in atto e né meno a parole. Per iutti, l'à.mbito, l'oriwonte, il «mondo», - per dirla con parola della .quale l'estetica romantica ha fatto uno spreco eccezionale, - sono i medesimi; e invano, lungo tutto il libro si va col lanteruino ricercando un prindpio di fondamentale opposizione. La fatuità distratta di Luca, nipote di Melis? La fuga di casa dell'altro Luca, metà per spirito ,d'avventura, e metà, come si sospetta, per dissenso col padre ? La « masohilità » spavalda e irosa di Francesca? Non sono elementi che formino unità, e compattezza, d.a opporre a un ideale diverso, quello dei ,vecchi. Al più, si dice, sono i soliti eITori, le solite istintive esuberanze della gioventù. Ma quel che più conta è che né meno in ri– piano Melis l'ideale della vecchia, generazione trova un rappresentante tipico: atti che possano persuader del contrario il ricco pastore non ne compie; anzi, tenendo con sé. come servo, Luca che sa fuggito di casa, e compiae€ndosi con lui fino al punto d.a irritarsi sinistramente se nella ~.asa, gliene dicon male, dà .a divedere che in lui non vige un saldo prindpio opposto, un opposto costume. Questa incertezza è una delle Qrime cause '1ella debolezza del ,romanzo, dal lato morale. Ma non è logico, dico secondo la logica dei sentimenti, ch'è la logica. della vita, nemmeno l'atteggiamento di Luca. Perché Luca va a finire nell'ovile di Melis. fuggiasco dalla ricca casa sua? Forse perché ha ibliotecaGino Bianco

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