Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
118 A. LORIA, Il Cieco e la Bellona il Chiesa di [storie e favole; a pal'te quella loro policroma freddezza, di mai·mi parnassiani. Il Chiesa e l' AlbeJ:tazzi uscirnuo dal tirocinio dei classici; e resta van sempre intorno a casa, anche quando più inumde– vauo sfÒggiare di fantasia. Il Loria è assai più coraggioso. Dalla Secchia alla Marfisa, si .fa buon cammino verso una qualità di lunatica asti-a~one, :v,ersoun gusto mescolato di sordido e ùi fanta– stico, e verso un·estetic.a di stracci appesi ai raggi della luna: quell'este– tica che più arditamente si esprime in seppie e guazzi del 'l'iepolo, con zingare, mascherotti a conciliabolo, gufi appollaiati su un ramo d'abete, e una delle sette vacche rnagrn spersa nel paesaggio pelato. Aggiun– giamo la novella picaresca; ma rirlotta, dal Loria a minor torbidità e ne1·,ezzadi sangue. Qualche eco dei c.antasto'l'ie da fiera, e della poesia de' carcerati. Si arriver-ebbe così, qua,si senza accorgersene, a. include.re l' « ottocento» del Longanesi. - Con tutto questo, non si pretende aver stabilito una formula chimica alla letteratura del Loria; che invece d'essere, com'è, molto caratte,ri– stic.a, sareblrn allora nient'altro che un intruglio. E non si vuole inten– der,e che il Loria riesca a combinare, pur con ogni gr~a, soltanto << con– taminazioni >> € balletti mascherati. Ma una infiltrazione libresca., un lume rifl,esso, nella sua opera, ci son ,sempre; nonostante quell'atteggiarla a truculenza, ed empirla di fatti strepitosi. E quando anche ci avviene di J.',ealizzarne più intensamente le immagini, non le vediamo spiccare in un'aria nuova e monda; ma un po' come se fossei·o colorite su un cartone forato ,dai tal'li ,e ingiallito e sgora.to dal tempo. Il Loria ha, prodotto per così dire in un « genere ii prestabili·to, con le annesse limita7,ioni e convenzioni; e un genere che, nella sua appa– rente biz,za,:iTia,imponeva più con.venzioni di ogni altro. In questi suoi cap1·icci e grotteschi, un viso poteva tradur-si in un gòrgone o in una caricatura,; non essere interpetrato i n un r itratto. E talvolta egli rag– giunge tutta l'emozione consentita in u.na ta,l,e qualità d'a,rte; così nel racconto che intitola il 1ib1·0, conduce udolo con serrata progressione ad un orrido pittor,esco; o nell'altro racconto dove l'impvovviso clangore della tromba sca.tena una, tr,egenda di spaventi nella casaccia dei ladri. Non pochi componimenti si •ricordano per invenzioni quasi altrettanto efficaci. Altrove, la stessa industriosità e finitezza del lavoro, sopra una materia, seimpre un po' mediata, produce una attenuazione del tono, un liv,ellamento. Il lettore accettemebbe forse ,più volentieri le incertezze e gli scarti di una fantasia nativa e rise.hiosa. Ma, r.esta tra gli avvenimenti più notevoli della nostra recente let– teratura, l'appa,rizione repentina, d'un giovan.e così dotato. Almeno per il momento, non ci preme addentrarci nella questione, se, nei caratteri snddetti, sia implicito e insormontabile il distacco da un'arte scolpita più nel vivo. Ci basta, nel Loria, la straordinaria capacità a rianimare quelle che potrebbero credersi soltanto preferenze letterarie. La sua immaginazione è calda e piena di risorse; e prima che, seguitando ad esercitarla in questo genere, gli abbia a intiepidire, egli avrà certo tro– vato nuova legna, in altri boschi. EMILIO CECCBI. BibliotecaGino Bianco
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