Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
G. MANZINI, Tempo innamorato 117 plicata e un po' abbagliante. Fosse vero, si sarebbe avuto, come in tutte le opere di imttazione, un piglio più esteriore. Pairliamo, piuttosto, di pl'looed:iimentinativi; con i foro ar~di, le istfotive certezze e le debo– lezze inverosimili; e u,na tal novità perfino nel garbo ad assmnere espe– dienti e movimenti logorati. Il rapporto dei personaggi si stabilisce validamente, e si sviluppa, malgrado l'abuso di sogni e di variazioni fantastiche, con bel disegno ed evidenza di contrappassi. Profondamente intuiti, ad esempio, il progres– sivo identificarsi dei toni morali di Raffaello suicida e di Clementina, che è come fosse IIDOrta e distrutta anche lei; e la figura di Ugo, rozw e ca;rna1e, suoooduto nell'rumore di Rita a,l misero Raffaello, e che a sua volta vien buttato in un eanto, e torna, alla brutta e vilipesa Clementina, cui non :resta, per trattenerlo seco, che un'infinita- capac1tà di compa,.. tirne i rancori. Il suicidio del bambino Enzo, preparato eon incalzare di temi visionari, appar necessario nella logica dei fatti, ma non artisti– camente realizzato; anche perché troppe e troppe volte la )Ianzini i;icorre a processi allucinativi. Più di rado, son note mancate per qualche bana– lità che ci trasporta in atmosfera diversa da quella che qui solitamente si 1·espira: quando Clementina s'incontra al caffè col marito infedele, e poi deve pagar lei il conto; e la maniera nella. quale il ba.mbino si accorge dell'amore e dei contatti della mamma col dottorello. Pagine e tratti, invece, geniali: quando Ugo batte Clementina; e lo spavento dei raga~zi. E quando Rita sfila all'uomo le sca,rpe fan– gose: verissima ·pietà e servilità ve:rso l'essere tradito. E, dopo il sui– cidio del bambino, nel colloquio di Rita con Ugo; quando i due bottoni si slacciano sulla CMilicetta della donna, la suggestione sensuale, che in Ugo ,si confonde alla speranza ,vile çli non esse:re abbandonato. Una sorta di pudore ha forse impedito alla scrittrice di maggiO'I'mente scru– ta.re il pe:rsonaggio di Rita; si sente che avrebbe potuto cavarne altri m otivi; comunque, la feroce e fatale innocenza di Rita domina tutto il romanw, ed è interpretata con magnifici tocchi. Altrettanto viva, l'interpretazione dell' ambiente fior entino; non pe,nnelleggiando e svolgendo de-scrfaioni ; ma, dalle scene inizia.li, nel chiostro dpve Rita attende al lavoro di copiar dipinti, ottenuta per evo– cazioni di movimenti interni. Si ha una città, a dir così, costrutta in una architettonic.:1, di sentimenti; una spa~ialità satura cli passioni e do– lori; le persone camminano per le st:rade, e cammi.naJlo dentro la pro– pria anima; e, senza dirlo a sé stesse, riconoscono il loro passato, di– venuto sostanza plastiea e Yisiva. EMILIO CECCHI. _\RTLìlO LonIA, Il Cieco e la Bellona. - << Solaria », Fitenze. 1928. L. 12. Ci si accosta all'idea di uno scrittore come il Lo.ria i,n questi rac– conti, figurandoci che l' Albertazzi di certi motivi provincialmente an– tiquati (talvolta si direbbe tassoniani), avesse infuso nel proprio umo– rismo verista una vena <li grottesco e macabro. E si potrebbe ricordare BibliotecaGino Bianco
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