Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
Bibli0 116 G. MANZINI, Tempo innamorato e non poteva essere uel Pa,riui c?n quel~'aria di ~hiuso che sempire è nella sua arte e che ;nel Foscolo fu mv,ooeilibera e v1bra-nte. C'è 'una pagina, nei suoi Saggi sopra il Petrarca che meriterebbe d'esseJ' meditata, d-0vediscorre della familiarità oon la quale il Petrarca neil1e Rime usò della lingua italiana, imprimendole uno stampo nuovo che è nuovo anc'o."o-i · e :ne a,;;segru.auna, curiosa ragione. Gli è, dice, bb ...., . che al Petrarca la lingua italiana era in.sieme :naturale e forestiera (per la sua nascita in Italia,, la sua educazione in Francia): e non spiega altro. Ma vuol direi appunto che, essendogli naituooJe, ne dispose con una semplicità che non s'è ripetuta Peguale; essend-0gli f01restiera, diede a quella ,semplicità un tocco vergine e acerbo e giovine, e una inventività fervida e continuamente rinascente. Cosi .il F-0sc-0lo;nei momenti grandi: e forse, scrivendo questo, pensava un poco anche a sé, a sé più• che al PetrMca. Nelle tante paigim.edi critica novissima che egli scrisse, piace e meraviglia pr-0prio questo veder le cose insieme familiarmente e con un ,senso vivo e fresco. Se l',educazione letteJ'airia fosse stata in lui più antica e lenta, noo si sairebbeia;vuta for,se tanta nuova potenza e tanta libertà nel vedere e giudicar,e. (Penso alle -0sservazioni sullo stile del BoccaiìCio, del Polizia.mo, del Machiavelli). E un riflesso di tutto questo, un vibrar di questa sensibilità nuova ed antica io trovo, né posso mai dimenticairlo, nei suoi momenti di poeta grande. Altrove invece, o la lingua, « impa-rata » si sente, e pesa; o la novità diventa una sorta di vi,sioo,aria commozione lirica, corta e senz'eco. Nella confluenza e nel- 1',equilibrio di queste due forze è la suai forza. GIUSEPPE DE RoBERTIS. GIANNAMANZINI, Ternpo innamorato. - «Corbaccio», Milano, 1928. L. 10. Dai primi capitoli si avverte, in questo romanzo, una capacità dav– vero poetica ,d'1nstitu:ir,e personaggi, e investirsi del lor-0 tono morale; e se n-on tutte e sempre le figure vivono con pari nitidezza,, oziose n-0n son mai, né di convenzione. Nell'espressione è un incontro singolare d'in– genuità ,e ricerca,, ù'iudustria e ca;ndore, che increspa continuamente ed irida il discorso. E quando siamo per distrarci, perché la scrittrice a forza di sot1Jilizzare si smarrisce, nell'impalpabile, tratti rudi ci ripor– taino nel pieno della sosta,nza; e si veggono affrontate, e spesso risolte situazioni dai faJ: suùare gente ben più agguerrita. ' Quasi mai vien da pensare ad altri autori. Forse, quando Clemen– tina iva a rifugiarsi nell'educandato, si potrebbe 1·icordairsi del Moretti; e del Tozzi in qualche aJtJro punto. Ma « rioord.airsi >> dice più del giusto; e non si tra,tta di occasioni deliberate e importanti. Ho sentito citare taluni fran-cesi, per l'andatura frastagliata del raoconto, e il rompersi e rispecchiaJ'si su diversi piani; e per il continuo saltellio del punto d'osserva.zione; e l'alternwrsi, dal commento in prima persona,,.-a,Ua nar– razione dfoetta, la, quale s'allarga. nella seoonda parte del libro. Non credo e.satto il richiamo ai francesi, nei riguardi di questa tecnica com- Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy