Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
I ;.,,i ì\f. Funrnr, Ugo Foscolo 115 biltà e ,bellezza. Così nella seconda parte dei Sepolcri (« E me che i tempi ed il desio d',onore:.... »); non così nelle Odi, quiete e belle e fastose, e troppo chiuse e contem.te . ,In questo senso Foscolo si rifà propTio da come aveva cominciato, nelle Ulti,me lettere di J. O., e nelle lettere d'amore: solo che l'arte e il tormento ;d'una vita misera,bile avevano dato grandezza a quegli accenti primi. Di qui dunque b~sogna guaiI1dare le Odi, i Sonetti!, i Se– polcri, e le Grazie, il meglio delle Grazie : e vedremo allora la passione, la stor1a, il furor p.rofetioo, e la mitologia e la cultura com:ru.marsi in musica, in una musica mesta, il cui valore è tanto più grande quanto più grande fu il sacrificio che gli costò. Il Fubini, che intorno alle Grazie ha, scritto pagine frauche e di– stese, non ha però creduto né di porre il problema intorno alla com– posiz.:ione delle Grazie (si farà un giom10 l'edizione che s'aspetta, senza quel soverohiante peso del Sòmmario te1·zo, con belli spazii tra fram– menit-0,e fra,mm€Jlto, atti a daJ.·aria intorno, e quasi illudere @l colore del tempo, anzi dei tempi in cui essi naequero, con una, libertà di fan– tasia, che ,e.ria almeno tanta quanto l'impegno, sterile, di comporre un tutto inter_o? Difficile fatica ce!I'to, ma storicamente vera, foscoliana– mente ivera, non oome potrebbe par,ere, malata della nostra inquietndine più nostra che si co1D(lliaccia, di ritrovm·si, di rif.;p0<'chiarsi, nell'esempio degli antichi), né di guardare, o l'ha fatto solo per suo conto, al lun– ghissimo travaglio stilistico da cui esse si generarono, alcuni frammenti acquistando quel tono e quella bellezza che s'è visto, altri, doYe amore non detta.va dentro, restando come soffocati, anche se rimasero i;;par– samente oenni potenti di quell' « amabile febbre della mente» che egli stesso diceva necessaria alla poesia. E cantando vedea lieto agitarsi Esalando profumi, il wrdeggiante Bosco a·oumpo .... E 11-n ritorno superbo a un motivo segnato in margine alle ronsidera– zioni intorno alla Chioma di Berenice, e vi batte, e subito si spegHe, l'accento della poesia, un aocento, forse, troppo grande. Non cosi altro,-e, doYe appunto c.'è l'~mpio di quel che egli stesso definì esser proprio d~ I Petrarca, la << melodia perpetua » : .... Era più lieta rmnia un dì quando le Graz;ie a lei Il gran peplo fregiavano. Con esse Qui Galileo seden1 a spiar l'astro Della lor regina; e a disi:un:a Gol notturno nwzor l'acqua remoto, Che sotto a· pioppi delle rive d' Anio P.urti-i:a e argentM gli 1:olai:a al guardo. Il disegno del verso, dico de.gli ultimi versi, può parer anche pa.ri– niano, a,nz.i certo è pariniano (senza Parini non si capirebbe, e quasi non ésisterebbe l'endecasillabo foscoliano: e sarebbe bello dimostrarlo); ma il mormorar delle parole. l'anima delle parole. è solo del Foscolo,
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