Pattuglia - anno II - n. 7-8 - mag.-giu. 1943

Allaricercadellacultura 'CI-Il volesse sapere che cosa si sia 11 inteso in passato per cultura non tfrri\'ercbbe a una conclusione diversa clu questa: che la cultura nelle epoche a noi precc<lenti, non è stata se non la ricerca di se stessa e che perciò anche il concetto puro non ha preso altra forma da quella di uno continua scopel'ta dei suoi caratteri. Gio.cchè essere colti non può significnrc- altro che cercare di essere colti e chiunque tenti cl.i fermare in un punto l'essenza della natura per rinchiuderla <lcfinilivnmcnle, ne nnnullel"Cbbe in pnri tempo ognj possibilità. E' naturale perciò che. come in passato, o.nche oggi la rcaltù della cultura si presenti <'Ome problema, In cui soluzione log"ica sia anche storica: chò chiunque riesce a darne una formulazione non sfugge al fatto èhe essa si inserisce nel processo del tempo in cu.i è fotta - di\·encndo perciò storica - come non è possibile A chi senta l'('-sigenza di una cultura rinunciare a una detenninazione di essa. Cultura, rlunquc, come problema o ricerca della cultura e quinc!i attunlt--· anche oggi. Si avverte infott.i che nel problema culll.1rale vanno conrluendo gli altri problemi e al fonomcno della Niltura si rivolgono quanti vogliono avere una percezione viva dj quest'ora: dall'Huizingfl, che ne nega l'esistenza nel suo lJ'oppo famoso libro, ai ~iovani che ne vanno riaffermando l'es1gcnzo, specie nella pili recente stampa univer• sltaria it.alia1Ut. Negare dunque l'esistenza della cultura significa allermare l'inesistenza o l'insuUicen7..a del pro• blema (\•ale n dire che esso o non è po· sto o i· posto in modo che non si p0ssa risolvere); mentre l'esistenza della cullllra consiste nel porsi del problema in morlo adegualo, cioè in un porsi continuo eh.e sia anche un continuo risolve.re, e non un continuo aUermar la mancanza della soluzione, caso in cui il fluire di questa affermazione viene ridotto alla pura e inerte staticità di un punto. Ma oggi il J>roblema della cultura, pur acceUandost generalmente l'identi- (icazionc, <ln cui è impossibile pre5cindere, di civiltà e cU cultura, oscillo ,ancora tra una separazione della cultura dalla \•itn e una subordinazione dell'una nll'ahra. Oscillazione nn<"ora più grave quando si intenda contrapporre ta civiltà alla vita; contrapposizione, comunque, che non offre possibilità di difes.."l.come facolté di conciliarne i termi.ni, dopo averli contrapposti, siechè cl11 non vogUa rifiutarla in blocco, si trova tuttavia costretto a condividere or l'una or l'altra alternativa, senza po~1 sibilità di sf-uggire n una pari con• danna; ed in questo perpetuo altalenarsi si va consumando il gioco della Jistinzione, simile al dissidio sempre risorgente tra coJoro che propugnano un'ortc per l'arte e coloro che sostengono una sua pratica moralità. In tale, perenne e sterile guerra yediamo gettato per conseguenza anche il Pt:>blema della cullurn, ra(-[jgurata a gtusa di punto che possa o piacimento porsi at di fuori e a1 di tlentro di un circolo, che hn nome di vita; Benza che nè agli uni nè agli oltri fau• tori cli siffatta geometria dilettantesca sia venuto in mente qual nome bi- ~ogni poi dare alla nuova figura che, 10 entrambi i modi, si viene inevitabilmente a creare. Contrasto che trova tuttavia iJ suo fondamento in determinati atteggiamenti dello spirito, a seconda che esso creda di urtare in una o in altra difficoltà. Dobbiamo Iare della cultura un'attività puramen• te intelligibile e spirituale per snl- \'arla dalle c9ntingcnze e dagli accidenti terren:i che ne guasterebbero Ja purezzo e il carattere sereno di verità? O è meglio strappare all'o• slt attezzu e oll'inconcludcnza di siUat• to sfora di sogno percbè prenda conlutto con la realtt\ brusca e imperiosa e impRri o conoscerla e e. S!!r· \ irla? Contrapposizioni e antinomie insolubili, empfrich<' assai più che filosofiche, o non Wosofiehe .aUatto; e cbct lasciano gli uni a sognare a occhi opcr➔ ti e g1i altl'i ad agire olla cieca, perchQ fondah: su un'astrattezza, cioè su un'interpretazione della realtà in cui la realtà non entra per nulla. E' facile infatti a\"\·edersi che una cultura aereamente -confinato nei paesi <le.U'anima è costretto pur sempre a vivere sulla tei:ra la quale anzi i• proprio la séde d.i ,queste acrcità; e che per contro nessuno può rassegnarsi a possedere una <'Ultura subordinota olle contingenze in cui vive, senza vedere in quest.a cultura qualcosa di universafe e cU superiore rispetto a quella. Da ciò scaturisce la necessità di superare l'antitesi cultura-vita, cioè di fnon pre• porre o posporre l'un termine all'altro, ma di jdentificarli. Cultura non contrapposta alla \,ita, mo vita essa stessa; e vita intesa proprio in fu_nzione culturale e doè bisogno di conoscenza. L'untinomia precedente non è in fondo che il risultato della veccltin contrapposizione (platonicu o scolastica) tra la \"Critil e l'uomo; che scava un abisso Ira la contemplazione della ve• rità, intesa come il diverso dalla vita (e perciò forse aù essa superiore) e la "ita stessa che non ha in sè alcuna verità. -Cosicchè, pa'.rtendo da queste premesse, la cultura è un mondo che alla vita non giova a.Uatto, il mondo del puro conoscere davanti al quale st.a il regno ddPagire puro, senza che fra l'uno e l'altro ci sia possibilità di coesistenz.u, pcrcl1è si sconoscono a vicenda. Cosi per gli uni è svalutata la. vita, superflua per chi sa; e per gh altri ò svalutnto il sapere, inutile a chi agisce; i1 che significa, naturalmente, svalutarli entrambi. Senonchè f-ra i due monW bisogna decidersi e sce• glierc l'uno o l'a!tro e allora salta fuori un terzo mondo o almeno un momento in cui i due regni della cono• scenza e dell'azione debbano esser considerati insieme per venir confrontoti; un momento insomma in cui si scopra che c'è qualcosa (e cioè l'uomo nella sua realtà concreta) che unisce i duo termini. Bisogna porsi perciò proprio dal lato della distinzione per giunge1·e all'identità di vita e cultura. Sapere ed agire sono In stessa coso, sotto pena che il sa1>ere non sitt più sapere e Pngire non sin più agire, [,Jl cultura non è contempta:uone pura, iv.a costruz1one e creazione; lo vita è una continua ansia di sapere; una continua ~elazione e perciò una perenne cono• !c:I;:r u~fvs~s~ v~ta 1: 0 ~uf~~~e fo:u~f isola dal processo concreto dei fatti. Colto non è chi tende a una pura. inda~ine (iJ che in realtà nòn è mai possibile) senza pensar nuUn di proprio; né chi smetta di pensare ollorchè passa all'oz1one pratica; ma CO· lui per cui Ja dottrina si trasConnn in vita e 1n \'iln è acc1uisto essa stessa d1 dottrina. Ecco pcrcltè il problema della cultura si pone oggi essenzialmente come un problema dt vita. Da esso non Fondazione Ruffilli - Forlì possono staccarsi quelli che sono oomunementi stimati i momenti più importanti della vita, cioè sociali e po~ litici. A nessuno è lecito oggi porTe divisioni e muragJie tra il mondo dell'arte e quello della politica, tra il campo della {ilosofiu e il campo della scienza; divisioni che non 5-000 mai constat.abili da vicino e che congiurano tutte a un tremendo seppur vano tentativo <li distruggere J'unità dello spiri_to. Un conto è l'inlinita molteplicità di momenti in cui esso si {rantuma per riconoscervisi uno; un altro conto 1l fissare c1uei momenti come fermi cd autonomi: tentativo, a dir \"ero, pari a quello di isolare l'immagine dai corpo che la proiet4}. La civiltà quindi - o la. cultura - va intesa ,nella, sua uniti\ infinità e inscin<libiJe. Per• ciò una civiltà, quando nasce, non nn• sce o pezzi; nè aUorchè muore, muore a brandelli. Si deve intendere: la civiltà come una continua ba.ttaglfa nella c1uale tutti - anche ehi djchiarn di non appartenervi - siamo impegnati. Per questo un'idea è grande quando p_crmea di sè ogni ·cosa. Noi pggi sinmo -- e diciamo di esse.re - una ri\"oluzione. Ma occorre alformare che le rh·oluzionj o rappresentano una concezione di vita - e abbiamo visto che non ci /ò\ODO valori fuori della vita - o non sono ri"oluzioni, cioè non sono idee. Non esistono - ed è nssolut.mncn-• te Calso crederlo - r1voluzioni puramente politiche o meramente artistiche, giacchè alle idee non si possono segnare i contorni come ai dis-egni fissi per sempre sulla carta e immutabili. Dalla falsR opinione che possa esserci uno rivoluzione di pura natura poli.tica scaturisce l'irriducibilità, per molti, ad ammettere che l'idea politic!l debba animare di sè ogni altro campo. Nuova astrazione, non meno di quella che 60stenesse che un'idea artistica debba informare di sò la politica. l\1la porsi questo problema significa aver ridotto e localizzato già l'idea (poniamo politica) e non si vede perchè la si debba estendere, dopo averle dati eon.tini pre• cisi. Bisogna invece estenderla prima, bisogna riconoscerla non in una delle sue maniCestnzion.i, ma nella sua unità. Non un'idea stretto.mente politica deve animare l'arte, la scienza et.e.... , ma una sola idea deve manifestarsi in ciò che noi siamo soliti chiamare arte, scienza o altro, come in ciò che ehia• miamo politice.. Perciò l'arte sarà politica non quando ubbidirà a forme in cui l'ide~ si è già manifestata, ma solo quando quest'idea vi si manHesterà direttamente, cioè senza mediazioni. L'arte se è tale e cioè indissolubile da ciò che noi siamo, ha giàa Renato Birolli : " Paesaggio ,. 1942 in sè la sua politicità, che non è - ripetiamo - quella specialissima po· litieità con cui la si confonde. Comunque ciò che va messo in chfor0 è l'unità della cultura in ogni sua forma, come logica conseguenza della sua identi[icazione colla vita. Appunto perchè vita e cultura sono una cosa; è possibile dare alla cultura un carattere totalmente nostTo. Se' la cultura tosse apprendimento di qualcosa che s'op◄ pone all'uomo essa sarebbe sempre uguale cd eterno. Fotta inve.ce dall'uomo, implica la dH[crenziazione e la distinzione personale, negli uomini come nei popoli. Vnle a dire la nazionalità della cultura. Questo carattere è proprio la garanzia del sorgere della cultura dalla nostra anima e del suo non esistere fuori di noi Una cultura non può che essere nozionale - quando non si intenda però come nazionale il clisconos<:,imento o l'oppressione di , altri, ma umcamcnte il fatto che è questo e quell'uomo, questo o quel popoJo ad 011 fermare l'universalità di un'idea e cioè a,I arfermarlu come s\ia, anche se Valevole per tutti. Raccogliendo quindi lo. lila"èli quanto s'è yenul-0 dicendo sin qui, appare chiaro che una ricerca della cultura, com'è quella. che vediamo svolgersi ogni gior• no da\·anti ai nostl'i occM, non può essere che lu ricerca della no~ti·a c:;ultura e cioè qualcosa che non ci domina ma da cui neanche noi possÌ81!1!) pr~scindere, cioè in fondo una realtà con cul bisogna fare i conti, perchè è la no .. a;tra stessa vita di· nazione e• di' popolo.i Ricerca di una cultura essenzialmente delle sue idee, nel vivo della lott.n monclin1e scatenatasi tra i popoli. Non si creda che la lotta deUc urmj sja estranea aUa civiltà nè che basti o <1uc◄ sta un maggfor numero e una maggior organizi.azione di corpi d'armata per vincere o una più alta astratta idea culturale per non perdet:e. Sì combatte sui campi di battaglia clunnto su quelli incruenti della dottrina ma sja sugli uni che sugli altri bisogna avvezzarsi a scorgere una guerra &ola, poiché una sola, è la post.a, cioè l'essere o il non essere della civiHà. Non si scende in campo senza idee e i trionfi, di qualsiasi genere 6iano, sono in definitiva trionft del perisiero; H quale non è assente dal campo della p1·eparazione bellica come è vano credere di scorge·rlo unicamente nel chiuso delle biblioteche Ricercare la cultura signWca oggi ricercare la vittoria, e il problema di questa non è dissimile dal problema di quella. ENZO GIUDICI 3

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==