Pattuglia - anno II - n. 5-6 - mar.-apr. 1943

2a callata a' mDeraeimoratelal'lfeireCristoforo -Rilke Z':arltatrme ,/,· ?_X.,nr(I -t~!tan,· « ... addì 24 novembre 1663, Ottono di Rilke, signore di Langenau, Crti.- niz e Zicgra fu investito di c1uelln parte del feudo di Linda, lasciuta da suo fratello Cristoforo, caduto combattendo in Ln~herio; egli rlovcttc però soltosCl'i- ,crc unn rcvcrsa1e 1 secondo fa quale l'imestitura a, rcbhe · dovuto considerarsi nulla e di nessun effetto, nell'eu.'ntualità che suo fratello Cristoforo (iJ quale, giustn il certifiCato di morte rcgolm·mentc prodotto, era morto con iJ grado cli aHicr:e nella Compagnia del barone di Piròvnno dell'Jmpl'riale Heggìmento Hcistcriano u caq:1IJ0) n, esse fatto ritorno ... ». Ca, alcor<-, ca, alca re, cavalcare: d1' giorno e di notte. di notte e di giorno.• Ca, nlcare, sempre cnva1Ciire. E il c.:uorc diventa ad ogni ora più stanco e la nostalgia ad ogni ora più µre,e. ~on st levano più montagne all'orizzonte; nella solitaria pianura quasi non ci sono più alberi. Solamente casolari stranieri si adunano colmi di sete attorno alle fontane impaludate. Da nessuna parte si leva un campanile. E lo sguardo trova in giro sempre talmente te slesse immagini.., che a, ere due occhi sembra una troppo inutile fatico. Sollanto qualche vOJta, durante fa notte, si c1·ede dj conoscere la ~trada. \ In n•)I) può darsi che nella notte si rifacd11 in senso inverso quelfa strr,dn che nel giorno ci siamo duramente guoda~nata sotto a questo sofe straniero? Può riarsi. feroce è il sole, come cl.1 noi nel cuore dolPestate. Eppure era tempo d'estate il giorno che siamo partiti. Attraverso fa verzura baleml\ ano a lungo le chiare vesti delle donne. F. ora siamo a cavallo gjà da tanto tempo. Senza dubbio l'autunno è t.uminciato. Laggiù almeno, dove donne malinconiche hanno memori.I di noi. Si "'lgc il signore di Langenau dal• la sun ~cUa e dice: • Signo1· Marchese ... ». Per tre interi giorni il piccolo e delkato francese che gli cnvalca ac• c·anto non ha fatto che ridere e parlure. Orn ne hu perduto persino la memoria. Ora egli è come un bambino, come un b:11nbino picn,, di sonno. E non si otcorµ,c neppure delJa poh-ere che Jentamt.•nte si raccoglie sul suo bavel'O di pi, ✓O. L n poco alla volta egli appas- ~h,ce ~opra la sua sella di velluto. .\la sorride il signore dì Langcnau e di<..c: « Strani occhi avete voi, si• 2nor \larchcsc. Senza dubbio somigliate u , ostra madre ». Sembra che rifiorisca il ragazzo a <1ue~to: scuote la polvere dal suo collare e torna fresco come il primo 1?:iorno. Ora c'è qualcuno che parla d1 sua madre. Ed è certamente un tedesco. I ,arghe e lente cadono 1e sue parole. Come unu fanciulla che raccolga fiori e aduni pensierosa Fiore u Hore, senza ancor:t sapere a che cosa h dovra de:,tinare, cosi egli aduna le sue pa. rnlc. '\'on sa se (· per la gioia, se ~ per ii dolore. Tutti tacciono intorno: tutti sono intenti. Non si sente più neppure un colpo di tosse lungo tutta la on aJcata. Perché sono tutti signor t:he :ianno e-0me cl si deve comportare. L", chi nef gruppo non conosce il tedesco, intende aff'improvviso, anche se non capisce che c1ualche isolata parola: • L'na sera-. ..... Quundo ero un bam bino ... ». Pare che si rassomiglino t.ulti questi signori. sia che vengHno dalla Francia o dalla nurgundia, dai Paesi Bassi o dalle valU della Corinzia, dalle rocche <li Boemia o dalle terre dell'Imperatore Leopoldo. Pcrchè anch' essi hanno sperimeutato, e proprio nell'iden• tica maniera, tutte le cose che quell'uno racconta. Come se non ci fosse che un'unica madre ... E cosi ci si addentra cavalcando nello sera, in una qualunque sera. 1 acciono tutti un'altra volta, ma tutti hanno in cuore pa1·ole piene di luce. lmprovvì• samente il marchese si toglie l'elmo. irorbidi sono i suoi capelli scuri, e quando scuote il capo gli si spandono sull'omero come la dtioma di una fan. ciullu. Am~be a1 sjgnore di Langennu sembra ora çli scorgere c1ualche cosa di scuro e sottile Jevarsj in lontnnanzn nel chiarore dei tramonto. t una stele solitaria e diroccata. Solamente più tar• di, quando da tempo sono passati oltre, si accorge che era una Madonna. Rivacco. Gli uomini siedono in cer• chio attorno ai Cuochi e attendono. At. tendono che qualcuno s1 metta n can• tare. Ma tutti sono immensamente stanchi. Anche la rossa luce è fiacca: giace sugli stivali poherosi, sale stri• sciando sino alle ginocchia, spia nelle mani giunte per fa preghiera. Ma non ~rn ali, e i ,•olti rimangono in ombTa. Eppure gli occhi dei piccolo francese splendono per un ::itt1mo di luce propria. Egli ha baciato una piccola rosa e ora l'ha riposta, perchè continui ad appassire sopra il suo cuore. II si• .gnore d1 Lnngenm, ha visto, perchè non può dòrmire. Egli pensa che quando è partito nessuno, nessuno. gli ha donato uno rosa. Poi si mette a c:rnlarc. Canta c1uella antica canzone melanconica, che in patria le Fanciulle cantano nei campi, d'autunno, quan<lo la mfotitura è sul finire. Dice iJ piccofo francese: « Voi dovete essere molto g1ov1.1rw. signore •. E il signore di Lungenau con una aria tra malinconie-a e superba: « Di• ciott'auni ». Poi, dopo un lungo silenzio. il francese domanda: « Aveto anche voi um sposa nella vostra patria? » • « E voi? .- chiede di rimando il signore di Langenau. « I suoi capelli sono come i vostri, biondi>. Tacciono assorti per un lungo tratto 1 finchè il tedesco irrompe: « Ma allora, per D10, che cosa ,·i ha spinto a balzare in arcione, e pet·• ché cavalcate per questo dannato paese~ verso la torma clegh infedeli? ,_ Sorride il l\Iarc-he.,.<": ~ Per ritornare». E Ja tristezza scende nel cuore del signore di Langenau. Egli pensa a una bionda Ianciulla con la quale giocava gli aspri giochi dell'adolescenza. [. ,·orrcbbc essere n c::isa 1>cr un attimo solo, non più del tempo necessario a. dire qu<"stc pnt·OI;,.•. "'~fuddalena, petdonami di essere sempre stato cosi » ! Ma come ero io veramente? pensa ane-0ra il giovane signore. E la cavnlcatu pt·oscgue. All'improvviso, un mattino appare un cav.1liere, poi un altro e un· altro ancora. Sono uomini grandi, co1>crt1 di Fondazione Ruffilli - Forlì ferro. Ce ne sari& più di mille sparsi per la pianura: l'arrnnta. E' giuntv il tempo di separursi. « Che voi possiate tornare Colicemente nella ,ostra pulria. signor J\larchesc ». « Che la Bcutu Vergine ,·i assist:}, ca, ali ere » 1 i\la essi non sanno come dirsi nel· dio. Ln loro amit'it:ia è divenuta improvvisamente co.s,i grande, che si sen• tono come fralelli. I lanno infinite cose da confidar.si, pcrchè i loro cuori non hanno più segreti l'uno pe1· l'altro. Ma i cavalli scalpituno impazienti, attomo a( loro indugio. .\llora il Marchese si sfila ìl pes~mte guanto dalla mano dc• stra, trac dal pettri fo piccola rosa. Le strappa un::i fo!:;,lit~ come se spezzasse un'ostia. « -Addio amico. Questa vi proteggerà». A lungo il signore di Langenau seguL, con lo sguardo smarrito if frnncese che si allontana. Poi nnsconde sotto al giustacuore la Foglia di rosa straniera. Palpiterà con i palpiti del suo cuore. Ma una tromba squilla e il giovane cavalie1·e sprona ii suo cavallo verso J'armata. 'l'ristc è il suo sorriso: una donna. straniera veglia sulla sua fortuna. Pet· un'intern giornata egli ca, alca , crso la testa dell'armata. Colori sgnrgianti, bestemmie, risate: el>bro sem bt·a il paese di questa f?ente che marcia. Passano eh corsa Canciulli dalle vesti ,,ariopintc. Si nzzuf~ano e gridano. Passano, accennando con la mano, fanciulle che hanno copricapi purpurei .sulle sciolte capigliaturt'. Passano uomini d'enne vestiti di armature ncte come la notte , a_1:~Jlbond..a \frerrdnO con t:mto Ci\• lore le fanciulle, che h\cera.no loro le ,esti. Le premono sul bordo dei tamburi. L'art:rb(t contrasto ridesta i tamburi .dn~ rullano. rulhrno come in un so~no. F. allH scr:1 gli ,engono incontro con strane lanterne: splende il , ino nel cavo de4tli elmi. \fa è \'ino? oppure C SiinjruC? Chi sarcbb" capace di dirlo? F. rinalmcntc da, O.oli allo Spork. li conte è in piedi arcanto .11 suo ci1vallo bianco. I suoi lunghi capelli splendono come l'orciaio. Senza biso~no di chiedere il signore di Langenau ha ri<:onosciuto il generale. ln un attimo è giù do cavnllt e si inchina in una nube- cli polvere. Ha una lettera di pre,;;entazione per jl conte. « Legfli ! » gli comanda iJ gener<.'lle, ·senzc\ che le sue labbra si muo- \ ano. Egli non usa sprecare il suo Finto per questo: non parla se non ò per imprecare. A tutto it resto gli basta la destra per farsi capire. E lo si vede. Il signore di Langenau ha finito da tempo la sua lettura e gli sembra di non sapere più dove si tr0\'i. Lo Spork è più grunde di lutto, più grande pe1•- sino del cielo. Finalmente Spork, il grande gene• raie, dice: « Alfiere ,.. Ed è tutto. Oltre la Haab bivacca Jo squadrone. Solo vi si dirige a cavallo il signon; di Langcnau. Si (! Fotta sera su.lla pianura. Splendc.no ncJ polve1·one le bot·'- chie della sella. Poi nasce la Juna e gli sembra di averne madide fe mani. SCIPIONE · Poetessa (Oallerla del Cavallino . Venezia) 11

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