Pattuglia - anno II - n. 2 - dicembre 1942

GIULIANI NELLA LETTERATURA ITALIANA n e n r a d I UJIBRO A P O T, I, O N I O .. GARJUAT.UO ,JIARUSSI Firenze, primi ottobre 1908 Veramente volevo scriverti Paltr' ieri, in me Iiammanclo ancora il mondo delle immagini da cui m'è sgorgata - senza prefazione o volontà - una poesia che brucia: « O mia opera ». Non è ancora ritoccata: alcuni versi son latti per seguire l'ondata. V crso libero; non ritmo: così mi s· impose. Tutta immagini: poesia. Che non è, no, simbolismo: è pçnsiero nato in forma. Per me - tu lo sai - quaJ~mquc cosa o relazione dì cose, ha un pensiero. La nota d'avvio l'ebbi a Steinhaus: tu l' bai letta - sorridendo - nei miei appunti. Ma leggendo la poesia non riderai. E' chissà oggi -'--- domenica - forse scriverò ancora. Credo di essere in istato di grazia: nelPasccnsione butto giù senza sapere, costretto. Rileggendo penso a che profondo significato son giunto. È l'incosciente? E: la fusione i_nconscia viva, d' clementi lucidi? È pazzia? Non so, non so, Marcello. Niente m' interessa di sapere. Sento di essere poeta. Ho vent'anni: e che fulgore _di vita. Anche un'oppressione guardinga l'ho sbalzata dal collo: il timore del barocco nel campo delle immagini. Ecco: qualunque ardjtezza è una necessità. Bella se sorge necessaria in un buon gusto. Se no, no. Ora: o r ho: perchè impensierirmi! o no, perchè illudermi di migliorarmi? Parlo così: perchè non scrivere come sento? E mi libero da tutte Je leggi lette. Sento che in me c1è una legge diviha ..... Firenze, novembre 190/l 'Tu stai zitto, perché? E dunq4e ti scrivo io da Firenze che autunnalmcnte si annuvola dopo. bontà di sole. li quaie !Ili ha allargato i giri vagabondi, senza meta, fra bellezze così semplici che io mi son sentito profo,ndamente umiliato. Sminuito. Per un istante, specialmente sotto l'oppressura dell'esame. Ma poi no! Sum qui sum. Migliorarsi: e a ciò la purità della nuova bellezza che 1ni circonda, ma non è stancarsi nè frenarsi. Stroncamenti e freni, poi: ora Ja mia vita giovaSCIPIOSLATAPER D 11 a e lettere giovanili a il mio amore darà tutta l'esperiem:a del sangue e la freschezza della età. E attorno a lei son contadini e minatori e poeti... noi tutti. L'intreccio di una puerilità piena di arcono e di meditazione: voce del secolo nostro nell'assicnile com'è, tutta buttata a Yalle come un macigno giù dalla strada napoleonica in cospetto dell'alba. (È questa un' i.mmagin'e che mi si vuol incastrare nell'alba). Ora - col pensiero - • non più tanto al romanzo Q\tanto al dramma « Vita », di cui Ja protagonista divien sempre più complessa. Non la vedo più (scusami) in Elsa, ma sì in una donna che per mc. In versi e stile vari come le anime. Simbolo ma non ,·oluto: contenuto - a chi vo_glia guarun.amico darci - nelle parole umane che i personaggi diranno. Insomma stadio poetico più che prosastico. Anelo ai miei libri per poter tradurre anche dal tedesco. Voglio fin dare la mia multiforme varietà in pili riviste. Ti dirò il risultato. ' Voglio farmi conoscere. Vedi, m'è strazio scrivere nella mia cnra stanzetta aperta su un bel giardino a levante e a ponente, pensando che d· intorno a me c'è tanta" ,·ita che io ,·orrei racchiudere, significare. Che tut.ti non mi conoscono, che ho tante cose da 'dire a tutti e ancora non posso, non posso. Sul tavolo ci ho un quaderno di liriche d'uno studente matricola di Spezia. Siamo stati asNINO PERIZI; NUDI (disegno acquarellato) IO Fondazione Ruffillì - Forlì sicme alle Cascine: m'ha narrato cli lui tutto, anche il più intimo. Lo niente, come sempre. Si crede e altri - secondo lui - lo dicono poeta. Io non so come saprò conciliare il dovere di sincerità con quello di pietà. Sono in lui, qua e là, le favilluzze dell'estro. tv1a dimmi, è veramente fiamma la mia? Firenze, 26 ottobre 1909 Amico mio, mi giungono voci strane dalla strada per la finestra spalancata. t di certo la gente che passa con• passo cadenzato e frct· toloso, pensando al letto do,·e si covano tanto bene le dolci emozioni di un bacio alla donna amata, o le masnade di giovinotti che .lanciano un motto un po' rauco e fanno un passo, poi sorridono e si voltano. al compagno che s'è fermato e si fermano come a raccorrc in un cerchio chiuso i pochi pensieri che svaniscono sotto il vino nelle loro menti, come le stelle nel ciclo sotto le nuvole che passano e arricciano Ja cima dcll' Incontro, quali spume su ondata di mare; penso che nessuno dei passanti pensa che c'è un poeta un po> più in alto del loro capo che veglia sulla propria anima e su loro. E penso anche che i miei pensieri sono come notturni viandanti che vanno verso qualche tristezza o gioia, non so, ma vanno come le nuvole del cielo. Io sento che questa foga in- . terna che mi si ribalta come una · valanga sporca sulla carta è come un fuggire d'uccelli da qualche ignoto disastro. Che c~sa traballa e crolla e si distrugge in noi quando pensiamo? L'incomprensibile confuso della nostra anima? Perchè annientarlo? Ln certi momenti io vorrei camminare sul mondo come una cosa strana in un ciclo diafano di aurora. E: come s_-, i miei ocl!hi fossero feriti dal colore sanguigno onde s'anima I' inconscio nello sforzo di rivelarsi. E penso che l'aurora altro non è che il sangue cotidianamcnte sgocciante dallo sforzo della tenebra che si fa luce. SC/1'10 SLATAl'ER

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