Pattuglia - anno II - n. 1 - novembre 1942

la aan:a assoluta COM E RIVIDI MAR Y Frequentai la scuola di Mary \Vigman varii anni fa. Appassionata per la danza, vissi le sue lezioni con l'entusiasmo schietto della giovinetta che non si chiede il perchè delle cose. Mi ci buttai senza riflessione, portata solo dalla nostalgia e dal sogno di dhenlare una grande danzatrice, una danzatrice C'.'OmcMary \\ igman. Amai la mia maestra come tutte l'amammo, di un amore cieco, intransigente e fu un grande dolore per me quando dovctli lasciare la scuola. E eh i non conosce <1ucl dolore che tutti proviamo quando alla soglia della vita, quella ,ita che nclJu nostra immaturità ci sembra cosi ricca di promesse e cli doni, dobbiamo Jasciare i maestri che furono per noi gli idoli della giovinezza? \Itri artisti ìncontrai lungo il mio cammino, subii altre inlluenze, comincia.i a trovnre la mia vita e si andò formando pian piano la min personalità nrtisticn. Lontano da l\larv \\ ·iµman <1uel mio amore esatta lo si placò. pur ammirando e rispettando sempre la Corzn artistica di quella danzatrice, con l'andnre degli anni mi allontanai sempre più da lei. Cominciai a condividere t'accusa Formulata su Mary \Vjgmnn, e cioè che essa suggestioni cd ipnotizzi In sua scolaresca. Quando incontrai uno sua allic\ n che, con occhi brillanti e con pnrolc ardenti mi parlò della grande Mary, ebbi quel sorriso indulgente e comprensivo, da persona che ha supcrnto questo stato d'onimo. Un ciclo di lezioni, impartite dni migliori artisti, registj e critici di danza e dedicati non allo studente d'arte ma all'artista gii& Iormato, mi portò nuovamente nella sua stera. Dopo alcuni altri, venne il tut•no di Mary \Vigman. Sebbene molto impaziente di rivedere la mia maestra, non fuj presa dalla grande agitazione che si impadronì di tutti. Al contrario, molto divertita, osservai come anche la più trasandata delle dan7,atrici nveva indossato il suo più bel vestilo d'allenamento e come molte, che nelle altre lezioni si cruno presentate sen7,n preoccupazioni <l'eleganza, si erano incipriate e truccate foccndo il possibile per essere belle. Mary appari. La mia prima impressione fu: « Come è inYCCchiata ed imbruttita 1\lary » e poi: a: Come si è fatta dolce e serena questa donna •. Xon so se riuscirò a trovare le parole llppropriate per dire come fui colpita. come avvenne quel mio nuovo mutamento. ~on potrò mai far comprendere appieno la miu incondizionata ammirnzione, il mio grande amore per questa artista, alla quale dobbiamo la dnnza pura, la danzn assoluta. Amore non più do- ' uto oll'<'ntusiasmo della gio- , inetta, ma allu mia maturùtn comprensione artistica. A che cosa si era ridotto la danza sino nel alcuni decenni ra? Si poteva ancora parlare di una forma d'arte che avesse <1ualcosa da dirci? No, essa non poteva più essere com,jderata come arte, non era che forma esteriore alla quale mnncnva l'nnima, non ero che arte applicnta, generata per diver• Lire il prossimo, mn non per risoh ere i suoi problemi, per elevarlo. L'arte che si riduce a vivere solo di problemi formali finisce in uno sterile estetismo se non riesce a permeare di sè l'essenza dell'uomo che nel suo intimo è sempre d'indole religiosa. Non basta ricreare danze greche o medioevali o romantiche, il volto del nostro tempo non è quello del passnto, ma è il suo proprio. 1 compositori di danza, in generale, non comp1·csero più WIGMAN che non bastava ricostruire cer• le forme tradizionali diventate con l'andar del tempo sterili e troppo perfette per essere ancora considerate come artistiche, ma che bisognavo risalire alla fonte del movimento, u quello che è l'estasi del risico pc1· far risorgere nuovamente la danza, la danza pura, la danza assoluta. Tutto ciò fu capjto <la Mary \Vigman. ~lary non è il prodotto di una evoluzione, la s:.ia urtc non è uno dei molCi tentati\ i fatti negli ultimi dece:1.- ni da alcuni riformatori della danza ai quali toccò l'i'l.coronazione Come creatori. Ella è un fenomeno unico, sporadico, con un suo carattere di impetuosa eruzione. Dobbiamo a lei la rivelazione di un elemento dello danza che si era c1uasi perduto, cioè l'estasi, nata dal più profondo de1l'animo. Infatti l'arte sua non si apl)O$Zf!:ia nessuna idea preconcetta o tradizionale e non parte nè da olcun ritmo musicale. nè da un'immo~ine intcllellualc. Attraverso il corpo, al quale non attribuisce però un'importanza di primo ordine, ma considera come lo strumento attra- ,·erso il quale esprimersi in danza, l\lary ci comunica l'csta• tico grido del suo credo, nato dall'intimità del suo essere. Prescindendo da un'estetica van!11 In \Vigman tocca i problemj, delle miserie e delle nostalgie dell'uomo d'oggi con una tale forza dominante che non posso paragonare la fede estetica nelle sue opere se non con quella che deve aver sentito l'artista cristiano e che espresse con tale intensità che ancora oggi le sue opere ci toccano e sempre ci commuoveranno profondamente. Mentre in un primo tempo la \Vigman si privò di <1ualsiasi accompagnamento musicale, in MARY WIOMAN nel • CANTO DEL DESTINO, dalle Danze Elegiache un secondo tempo se lo creò per mezzo di istrumcnti di percussione, come il gong, il tamburo e così via. Nelle sue danze la musica non serve come stimolo - quante magnifiche opere musicali furono violentate a <1ucsto scopo, - ma si fonde nrmoniosnmcntc con essa. Se le danze della \Vigrnan suscitarono in un primo tempo grande stupore e rurono derise e rinnegate per lunghi anni dai più, la sua fede e la sua pertinacia sono oggi coronate eia una villorht come pòchi artisti possono ,,antarc. Danzatori di tutte le nazioni a[nuiscono allu sua scuola, diventando banditori de1Ie sue idee. Non c'è grande teatro che non abbia adottato oggi questo elemento rinnovatore. Meravigliosa Mory anche c1uando inscgm1. Vi trasfonde la limpida chiarezza del suo genio che «! giunto alla soluzione più logica e semplice di ogni problema attraverso faticosi tentativi e continui progressi. E: significativo anche che essa imprima un suo segno di profonditi\ n qualsiasi elemento del suo insegnamento, dal punto di vista dell'impulso, ciell'espressione o d·ella costruzione. Seguiamo unn di queste le• zioni: si parte dalla costruziot1c di un esercizio prendendo come base un passo, un semplicissimo passo. lo raccirimo nostro. Da questo ascoltare noi stessi nasce Pcsprcssionc, ma non quella voluta ad ogni costo, bensi quella intima, vera., che si forma dentro di noi e fiorisce p0i nelle infinite sue varietà: noi cominciamo a trasformarci. Uno spostamento impercettibile dell'an• ca può determinare ·1a caratteristica gaia della noncuranza; l'abbandono della persona quella della tristezza, del dolore; una leggera tensione la termezza, la nrncslà. Così il passo si risol"e in una gamma di espressioni, osnuna delle quali reca in sè la verità del movimento. Alla fine della Jezjone questo motivo: il passo, ha tutte le caratteristiche dell'opera d'arte e comprende in sè le leggi della danza: ritmo, espressione e forma. Non ho mai conosciuto un essere dotato della vitalità sensibile di Mary \\'igman. Solo oggi io posso capire il fascino che irradia dn lei, un fasci• no che trascina allievi e spettatori n condividere il suo pieno abbandono, i suoi brividi, la commozione dell'a'limo suo, la vivacità del suo temperamento. La sua forza è tale da in• fluire su certi suoi seguaci al al punto di deternllnarc l'orientnmento della loro vita. Mar~r ci dimostra anche che l'essenziale della dnnza non è solo la bcllezzn del corpo, mo bcnsi la forza espressiva che ne emana. lnlntti \1ary non ~ bella e nemmeno più giovane, ma basta che essa si muova, perchè il suo spirito e la s~a forza espressiva rendano il suo corpo <1uasi luminoso ed essa si trasformi nclln più bel)O. 1 e più gloriosu <li tutt.e le dallzatrici d'oggi. L'insegnamento comincia 6\0lgersi nel più ~rande s;lenzio, rra la massima concentrazione. \lary ci [a immed<'simure in questo passo, la [onna csleriorc comincia nd nc<1ui1:.tare tensione; non solo noi eseguiamo questo passo. ma sentit,mo la sua vibrazione sino al più FÒAndàz1orìe ~'ùffil~r ~"'FòArTilNO DELLA PREGHIERA. dalle Danze Elegiache profondo del nostro essere e CliSCA BOZZI s1çl8}m 17

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