Pattuglia - anno I - n. 11-12 - set.-ott. 1942

di cui alcuni - i migliori - hanno resa degna di fronte a tutti la nostra generazione, Una generazione nella quale la volontà di sign!- ficare molto nella storia vissuta ora per ora è palese e giustificata è la spe;anza di non essere mai, come qualcuno tempo fa disse con scarsa intelligenza e sintomatica asprezza, una generazione sacrific:;ata. Questa decisa volontà ci è stata ,.riconosciuta anche da quei pochi avanti 'negli anni e nella esperienze che hanno saputo oltrepassare illesi e puri allettanti trabocchetti: volontà fremente di un preciso ritorno ad una umana dignità dalla quale - la storia quotidiana insegna - è troppo facile allontonersi ellucineti del felso d09li ori e delle decoratività pelle pretenziose mansioni. Inoltre a noi ora, ed a chi è con noi, s'impone l'impegno più grave: quello di determinare il costume di vita, di trasportare su un più alto piano una situuione minacciante l'abisso della leggerezza incompetente, Una volta alla testa dei giovanissimi, occorrerà indirizzarli con la parola e l'esempio • quella meta umana che è alle base delle ,anitò delle femiglie e delle compelteue della nazione, Il vento ubriacatore della concezioni lontane dal nostro · sentimento, dopo avere portato mentalità non solide ad eccessi fon' t1nche piacevoli - quelle stesse mentalità che poi, sedotte doli' Idee, col loro f•· natismo non vt1lidamente sorretto da una intelligenza e da una cultura, hanno tanto inquinato le acque e ritardato la marcia • ci ha convinto, per saldamente resistergli, ad un urgente ritorno alla più pura tr<?ldizione spirituale della no\tra gente. Occorre cercare gli uomini capaci di questo ritorno coraggioso: non è facile avere ragione di anni di rettorica. Ed ecco a questo punto palesarsi il com pito della Scuola e della organizzazione giovanile, forgiatrici degli uomini di· Òggi e di domani. Liberate da qualsiasi prassi negativa e folcloristica, dovranno esse di pari passo sostituire giovani e vecchi malati di morbi incurabili o chiusi nel mondo senza orizzonte di una presunta fede, spingere la propria funzione lontana da qualsiasi materialismo e da qualsiasi edonismo e basarsi su una moralità cocciuta, unica capace di determinare nell'uomo la forza di un costume puro. Costruito l'uomo, allora gli si darà il moschetto e gli si insegnerà il passo di parata. Perché primo di fare sfilare un plotone, dobbiamo avere la certezza che sono uomini quelli che marciano e non numeri. Per avere una massa sensibile ed intelligente, dob· biamo rivolgere maggiormente la nostra cura all'individuo, al singolo. limitare ogni superfluo dinamismo esteriore, ogni indulgenza estetizzante, e scavare l'uomo. Poggiare prima sulla sua intelligenza e sulla sua coscienza che sui suoi muscoli. Solo in tale modo sarà possibile avere un popolo degno della civiltà, consapevole dello civiltò, WALTER RONCIJI 1111I • I. 11-12 SETTEMIRE,OJTOIHE 1942-XUII PATTUGUA POLITICA. ARTI . LETTERE , FOILl' • S.de Llllorla • Tel, 6011 Direttore, I.E NATO IO SSI Condìnttore, LI VI O FIATTI WALTER IONCHI • redatt. c,po rHpoaubile UN NUMERO L. 1 , 50 Questo numero doppio L. 3 , - Un numero arretrato: il doppio IIIOIII.: Dnimi l. 15· f11,i1tUi ni1111it1ri L.ID DlstJ'lb, D. I. E. S, · P.u S, Paataleo 3 - ROMA PUIILJCIT A' , UUlclo Pu.ltbllclll e Propa• guda - Via Roma, 6 - BOLOGNA ANONIMA ARTI Cll.AflCHE • BOLOCNA VIA CONSOLARE - SH. ldit. G. U. F.• Forll PAOLO SILJM.IANI, Segretario del C. U. f. PiESlDENTE Arm,odo ln,glioll • Bruno MHotli Livio Fratti • lenito lotti Fiondazione Ruffilli ORIZZONTI EDUCATIVI Esamei scuolamedia UN reale episodio deJla vita quotidiana mi ha procurato il motivo di esporre alcune personali considerazioni su uno dei principali problemi della Scuola italiana. Questo problema, che sembrerebbe riguardare soltanto la Ji. mitata classe degli uomini viventi nella Scuola o interessati alla vita scolastica, richiama invece l'attenzione della gene• rali.tà, può dirsi, dei padri di famiglia, il che equivale a dire, nell'Italia eminentemente proletaria, la quasi totalità della popolazione. E980 è di piena attua• lità, ,in tutto il Paese, dagli ultimi mesi dell'anno scolastico allo spirare del lun• go periodo delle vacanze: gli ea.ami. Ma qui ai tratta soltanto di quelli .recentemente statuiti per l'ammissione al• la Scuola Media unica, il pE"incipale pilastro su cui si fonda il nuovo oE"dimento della Scuola fascista, inquadrato dai principi innovatori della c:•Carta. della Scuola », voluta dal Duce, e in via di attuuione. Ed ecco l'episodio: in uno degli ultimi giorni di scuola mi capita di sentire da un artigiano, padre di un ro• busto rampollo che sta per licenziarsi dalla scuola del lavoro, cioè dalla saclasse elementare, che il maestro di suo figlio non si era peritato di dichiarargli poco prima e: non essere disposto non che ad ammettere l'unico orgoglio della giovane famiglia artigiana alle speciali lezioni preparatorie all'esame della Scuola media, neanche a firmare il « programma • degli studi fatti, da presentare alla Commissione esaminatrice». Come regolarsi in un tale affronto? Assunte informazioni da persona competente, riuscii a colmare le ire del padre solo dopo avergli chial'ito il regolare comportamento del maestro di suo figlio. Ritengo necessaE"io definire i termini della questione per poter poi esporre le considerazioni cui accennavo più sopra, poiché dobbiamo essere in discreto numero a trovare almeno enigmatico il rifiuto di quel maestro nei riguardi del nostro artigiano. Per essere ammessi alla Scuola media, occore dunque presentare un e: pE"ogramma » che, per essere speciale, non è, evidentemente, quello regolarmente svolto neJl' ultimo biennio deJla scuola del lavoro, per quanto appunto a questo si rilerisca l' art. 15 della legge istitutiva alla nuova scuola;· ed alloE"a che cos'è questo « programma •? Certamente un « rebus • per quanto riguarda l' estensione e la profondità delle cognizioni dchieste dagli esaminatori ai candidati in e.rb~ i quali se non erro, dovrebbero essere esaminati su argomenti svolti in tutte le scuole elementari del Regno nelle stesse manie.re e misure, press' a poco. In pratica, invece, visto che nella Commissione <l'esame appena un rappresentante della scuola primaria (contrariamente n quan-' to avviene in quelle posto a guaE"d.ia di tutti i successivi... posti di blocco della carriera scolastica) e chiamato a (arvi parte, i Ianciulli per avere il coraggio di presentarsi dinanzi ad un collegio giudicante composto di visi sconosciuti, debbono e: (errarsi » di un « programma • tutto speciale (sebbene Si riduca a ben poco di più del programma di ,la elementare) compilato secondo il personale giudizio di un qualunque maestro, di ruolo o no, capace o no all'efficace insegnamento, perchè nessun regolamento prescrive che tale programma debba essere sottoscl'itto dal maestro che per cinque enni o meno ,abbia .avuto per alunno l'esaminando. Per questa ragione l' insegnante del ragazzino del nostro artigiano aveva rifiutata la propria firma al programma di esame che egli stesso, teoricamente, avrebbe svolto: la firma, aveva soggiunto al padre poco convinto della cosa, poteva esservi posta da un qualunque Pinco Pallino di maestro ... Ma allora quali « programmi » avrà firmato quel maestro di ruolo di l!Q3 nostra scuola pubblica? Ecco l'altro aspetto, forse il più delicato dal punto d.i vist..a ·politico e sociale, oltre che morale, della questione. 11 maestro ha fiE"mato soltanto i e: programmi » presentati alla Commissione da quella mezza dozzina circa di propri alunni, i quali, scelti per tempo tra i e migliori • elementi della sua scolaresca, si sono sottoposti per circa tre mesi, a Forlì questa singolare fatica: scuola. comune con la restante maggioranza dei compa• gni-zavorra, durante le noE"mali ore del• l'oE"ario unico; scuola particolare nelle OE"e,molte ore, straordinaE"ie peE" svol• gere gli argomenti, certamente di gE"a• do superiore, sui quali avrebbero soste• nuto l'esame per scavalcare la siepe spinata della Scuola media. A questo punto qualcuno di noi è già persuaso che in avvenire, il più prossimo possibile, sarà creata una nuova scuola, magari della durata di soli due o tre mesi, per la _preparazione degli alunni « migliori • allo speciale « programma • d'esame; qualche altro si chiederà, ingenuamente, se quei tali alunni &Celti tlal maestn>, ai troveranno alla fine del• l'anno scolastico in condizioni fisiche e culturali realmente superioE"i a quelle dei compagni « diseE"edati •, i quali nonostante lo smacco morale subito, hanno comunque svolto l'intero corso di studi della scuola che li vedrà liceo· ziati. Con la formazione di una superscuola., si viene a creare una pericolosa divisione in caste tE"a gli alunni, che è deleteria alla missione educatE"ice della scuola medesima. A parte il conosceE"e le ragioni obiettive e soggettive .(preminenti le une o le altre?) che hanno determinato il criterio selettivo del maestro per dividere la sua scolaresca tra una sparuta minoranza di belle intelligenze capaci di forti e lunghi 6tudi e una grossa maggioranza cli cervelli mediocri, cui, /in da questo mo• mento, si nega ogni attitudine a prose• guire negli studi, il (atto che tE"a gli stessi banchi di una scuola devono trovarsi accanèo i e: predestinati » del eaperei e i J>aria della scienza, è voler istillare nei nostri ragazzi i primi sentimenti di invidia e cli E"ancoE"eche non potranno sortire buoni effetti morali e sociali col passare degli anni. Poichè è ovvio per tutti, che a dicciundici anni si possiede il senso della propE"ia personalità e sensibile è l'amor proprio di fronte ad ogni accenno di diHerenziaz:ione tra coetanei. Bisognerà intanto tTOvare una giusta :~r1~:~:::1~r~~:::~ierid:ll1! ::~i~ italiana. Per quanto si attiene all,argomento in discorso, le Dichiarazioni XI e XII parlano un linguaggio chiaro e preciso: « La Scuola media è comune a quanti intendano proseguire gli studi dell'ordine superiore ... •; « La scuola proIessionalc si rivolge ai giovinetti che intendono prepararsi alle esigenze di lavoro ... •: dunque qui lo « intendere• compete a tutti i giovineUP i quali abbiano l'intenzione o siano invogliati dai genitori a scegliere una delle due vie che vengono loro aperte dal nuovo orclinamcnto della Scuola fascista. Se siano più quelli che si avviano per l'una o l'altra meta, a distanze tanto dilferenti, lo può dire la statistica in possesso dell'autorità scolastica; ma è indubbio che le migliorale condizioni economiche e sociali delle masse operaie e lavoratrici, notevoli dall'avvento del Regime, inducano la maggioE"anza degli scolaretti ad abbracciare la carriera degli. studi; salvo, s'intende qualche pentimento, che purtroppo non è da aspettarsi tra elementi appartenenti alle classi di ceto così detto medio borghese, dei professionisti, impiegati e bene• stanti, nelle quali troppe volte la scarsa volontà o la deficienza intellettuale a proseguire negli studi è sostenuta oltre misura dal malinteso senso del decoro della classe o categoE"ia sociale. La Scuola italiana non dev1essere a compartimenti stagni, alcuni dei quali riservati a prcvilegiati. Se « la scuola è unica - come disse il Duce nel 1925 e aggiunse: nella scuola tutto comunica: dall'asilo infantile all'Uni~ versità •, perchè non si deve lasciare via libera a tutti gli scolaretti avviati alla Scuola media? C'è, si, il grave motivo della e: selezione », ma questa non va operata in anticipo nei confronti di cervelli ancora in Iormazione che avranno negli anni futuri -0gni possibilità di manHestare intuito 1 capacitò, maturazione in ciò che da essi si vuol ottenere; la vera selezione dei meritevoli all'ardua fatica dei. profondi studi e della speculazione scientifica, non la fa, come tutti sappiamo, l'esame di licenza e ancor meno quello di ammissione, che è sempre una prova di valore non definitivo; ma la continua severa vigilanza e il convinto giudizio dei docenti delle scuole medie e superiori, che hanno la possibilità di misurare le o.ttitudini e l'esatto orientamento dei giovani. Questa benedetta selezione che deve mitigare le dannose conseguenze dell'inflazione scolastica, appare pertanto più un problema di bontà dei docenti, - intesa come sicura preparazione culturale e scientifica, arte d'insegnare, alto senso di responsabi-~ lità della propria delicata missione, obbiettività e serenità di giudizio - che efficacia di freno alle innocenti aspirazioni dei giovinetti, attribuita all'esame di ammissione alla Scuola media. MA.RIO CUPINI * .PJJ~cdt(J@U PERUNAFUTURA CLASDSIREl6ENT IL problema dell'origine delle idee, in particolare dell'idea morale - superate le posizioni dell'innatismo del sensismo dell'evoluzionismo - è ora strettamente connesso con il concetto di educazione. Attualmente infatti si batte e si insiste sull'importanza dell'educazione nella formazione di una coscienza morale dei giovani - si giunge anzi a rintracciarne in essa l'unica fonte. Ciò che non è innato, ciò che non viene dall'esperienza, sarà il prodotto di un'azione educativa. · Mai come oggi si è parlato di formazi.one. Ma io credo che si debba andare oltre. Per la formazione di una coscienza morale, come per la formazione di una cultura, una guida è necessaria ; nel nostro caso essa è rappresentata dall'educazione. Ma ad un certo punto il giovane deve sentire il distaccO tra sè e quanto gli viene dall'esterno. Può sentirlo violentemente, serenamente, può non sentirlo: è una questione di sensibilità. Certo però nei giovani migliori l'affiorare del dubbio è inevitabile, del dubbio che quanto è stato loro insegnato dall'educazione religiosa e politica non sia tutto vero è tutto giusto. È il segno della personalità. E allora essi sentiranno l'esigenza di sostituire alla morale dei comandamenti del codice della disciplina una morale più intima, accorta in sè e da sè creata, fondata sulla propria umana dignità. Non so quanti saranno d'accordo con me su questo punto. Ma credo che ciò sia vero, e bello, e necessario. Perchè se noi con un'azione educativa potessimo formare completamente una classe di giovani, noi' otterremmo un tipo di uomo collettivizzato, impersonale, « fatto in serie•· E saremmo lontani dal nostro compito di difesa della personalità - compito che ci siamo assunti contro la concezione -livellatrice del marxismo. Non è la mossa che crea il progresso- tanto meno la civiltà. Noi non abbiamo il culto dell'armento. Questo è necessario, indispensabile ricordare per la nuova af• fermazione del nostro primato. ALESSANDRO ORENGO

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