( A sinistra verso il ce11tro: una casa circondala 'da un piccolo giardino. A destra degli alberi, una panca. Sul fondo una strada, altri alberi, altre panche. Dian/la è seduta a de.~tra. Mor~/1 e Lughi in piedi poco discoslo). MoRELL- (pur parlando con Lughi di tanto in tanto volge il oapo a guardare Dianna che non lo llO- ·ta). Va bene, badiamo a questo, • allora. Ma lutlo ritorna da capo. LuGHI - Ma, oome? Da capo'/ MORELL- Da capo, da capo. Per forza. Se io ammetto eh.e tu puoi dire la verità, debbo anche a,mmellere che mi puoi ingannare. E allora siamo daccapo. LUGHI - Non è chiaro. MORELI, • Cltiarissimo. LUGHI- J\fa"•pcrchè, dico, non puoi ammettere la mia verità? MORl!LL- La ammetto, senz'altro. Ma ammetto anche il tuo falso • probabile e allora ml è difficile credere. Lucm - Ma questo c'è sempre. Non si può dimenticaclo ... MonEl,I. - Vedi? Lucm -Tuttavia occorre scegliere. Credere di qua o di là. MoRELL - Ecco l'errore. In questo modo la verit.à è mia e non più tua. Sono io che la formo. Esce da me ... LuGm - Riprendiamo. MonELL - Ma scusa è tutta una convenzione, d'acoordo. Ma non per questo, non pe,·chè tulti ci si sottomette, essa diventa una ReaJtà. Ti pare? Lucm - Convenzione. Fino a un certo punto. MonELL - Vedi, bisogna stare attenti a queste cose. In sostanza per te dire giorno o dire notte è la medesima oosa? Lucm - Secondo ciò cui mi Yoglio riferire. MonEVL- A parte questo, Il giorno rimane lale quale se è giorno, anche se tu lo definisci notte. Quindi puoi indifferenlemenle dire l'una o l'allra parola. Ma se io non so ciò che vuoi di re posso sempre immaginare l'inganno. LuGm - Ma anche puoi accellare la verità quando, al contrario, vi è jnganno. MonE1.1.- Ma nessuno inganna palesamenlc. Se tu mi dici di voler abballe1°c la casa. Luca1 - Ecco Lor,tiamo a questo. MonELL - E pcrchè vuoi che io creda ciò. E io posso nou credere, E una cosa sollile. LuGH1 - Una cosa inutile. La casa l'abballerò. MonELL - E dentro? Luo111· Come dentro? MORELL- L'abballerai anche dentro, voglio dire? Lu(all - Naturale. MonELL • Ecoo il punto. Dei muri dei mobili che si spostano, della gente che se ne va; ma dentro, dentro te, dentro quella, gente la, casa rimane. Qnesto voglio dire. LuGm • r:: naturale. l\foRELL - E nllora, in ogni modo tu la casa non la abballi. Per· ciò ,era falso quel che avcYi dello. Lrnm - Dio mio. Questo s'intende. llfonELL - Eh, no! No, caro chè tu avresti putulo o potresti diPECCAOTROIGINALE Tre atti di GILBERTO LOVERSO Penonaggl del pa)coacealc:o: MORELL · LUGHI ·ALTER· GI · ATSUE DIANNA · l>ORTINAIA. ta,.-;,1 Peraoc~grYbÉ'lÌ.iERE~gonoda fuori: IL GIUDICE . L'INQUISITORE . IL Personaggi della commedia: oltre a Morell, Gi, Lughi, Dianna • ADEL • UN I>OTTORE · UN CAMERIERE • UN AUTISTA · UN INFERMIERE · UNA CAMEI.IERA · QUELLI DI SOPRA (Primo, Secondo, Tel'%o.... AWiJ'Érò'tv1tig~ ~:otohRr\~rono Giudice, Inquisitore, Cancelliere) struggerla anche in loro. LUGHI - In che modo? MoRELL - Questo sta, a te. Ma distruggere anche i loro ricordi, la loro vita procedente. 1 LUGHI - Senti, Morell, parliamoci chiaro .. Tu credi che io possa. distruggere la casa che ciascuno di questa, porta dentro di sè? MonELL - Naturalmente. 'È .nato qui il discorso. LUGHJ - E allora vuol dire che quesU rioordi li ho creati io in loro quando ooslruii la casa? E che se quindi ... MonELL - Se... Se... Qt11CSla è una delle paroline più inutili. Non esiste il se. È fuori del mondo. Prova a costruire le casa e a non costruirla insieme. SolLanlo allora potrebbe esistere il se. Un vuoto. Ecoo, in noi, in qualche punto di noi c'è un vuoto, qualche spazio vuoto. Li è il e se •. Ma non sappiamo quale, non sappiamo dove. E allora è oome se non ci fosse. Tanto vero che non ci acoorgiamo. Un vuoto, qui. E chi lo sa. Po11·cbbc essere una gita che non abbiamo fallo e che uessuno ci ha proposto. Una ragazza che non abbiamo incontrala. Il vuoto. E che noi creiamo agli altri, con azioni che non oompiamo, che uo11 dobbiamo, ecoo il punto, che non dobbiamo compiere. Per questo l'odio. Se lu, uughi, non a,vessi costnllla le casa, in questo luogo oggi ci sarebbe quaJcos'allro; o forse nulla ed è lo stesso - JI nostro nulla è pur sempre qualcosa una pianta, un pralo - e allri non sentirebbe in sè quel vuoto. Lucm · Ma allora ... MonELL - Sicuro. Ma allora in quesU che abitano la casa, c che sono abitali dalla casa, c.apjsci, sarebbe il vuoto. E l'odio verso di te. LuGHI - llla non potrebbero sapere ...che io ho mancalo ... MonELL - Verso di le come uomo, e forse verso dÌ' Jne, verso questa ragazza. Non si sa, non è chiaro, allrimcnli si rimedierebbe; si sente - cioè senti rcbbcro questi se... e sentono quelli, adesso - che qualcuno ha lollo loro una possibililà, una qualche cosa. Siamo troppo legali l'un l'altro, capisci, è per questo. Io non mi posso liberare di le,, degli allri che mi stru1110 intomo o lontano. Noi esistiamo in quanto siamo insieme; in dipendenza reciproca e allora ... Gr -· (affacciandosi alla finestra) Lughil LUGHI- ,Vengo, Gi. Vengo subitQ, MoREl,L - Ecco. Tua nipote. Legala a te e a ,me. LuoHr - A te? MoRELL · Ora tu te ne vai. E forse crei un vuoto in me. Fra cinque minuU ci rivedremo, probabilmente. Tuttavia, può essere che in questo istante tu stessi per crearmi qui dentro qualoosa. Gi li ha chiamato: resta il vuoto. LUGHI · Ma non è sicuro, questo. MonELL - Naturalmente. Forse. E d'altra. parte, restando, tu toglieresti qualoosa a tua nipote. LUGH[- A Gi? MonELL - Le toglieresti il tuo ritorno ... Gr • (c. s.) Lughi, scusa sai, ma ... LuGHI - Vengo, cara, vengo subilo. MORELL- Il tuo ritorno. Lucm - E allora? 1 MonELL - Oh I, qui è il guaio. Lucm - Il fatto di decidere. MoRELL- No, non questo. La decisione è fuori di noi. È tutto stabilito. Tu vai o resti secondo quanto è stabilito, insomma. Il guaio è i-nlcrno. Nd nostro dubbio. LUGHI - Il e se •. MoREI.L • Il , se •. Un peccalo originale. Adamo che vuol fare di testa propria contro il volere di chi l'ha crealo. E la punizione da scontare: il dubbio. L'illusione che noi ci si possa muovere libcramenle. Il tormento della scelta. E il rimorso, magari anche il rimorso. Ciascuno che si crede colpevole contro l'altro e che ritiene gli altri in colpa verso <Li lui. Mentre tutto procede limpidamente. E, questo, poi lo sa,premo. Adesso vai, allrimenti Gi si dispiace. LUGHI · È terribile però. MonELL - Già. Luo,~, - Pcr la colpa poi non lanlo mia e tua, quanto di Adamo. r:: questo che mi fa rabbia~ MonELL · Ecco l'errore. Ognuno di noi sarebbe Adamo se ... Luc111 • Anoora il e se •. MoREt.L · È /fatale per ,ioi uomini. Dicevo, ognuno di noi sarebbe Adamo se anche Adamo non fosse esisl ilo. È la nostra parte di umanità. Commeltiamo sempre il peccato originale. Si vorrebbe uscire. Andare al di fuori di noi stessi. Lt·Gì11- Chi sa. Forse ... i\loRELL - Per carità. Una cosà orribìle' ché durerebbe p<jchi minllli. La grande libertà. ìlla FondazioneRuffilli- Forlì ne ~ ..rlercmo un'altra voila. LuGm - No, no, finisci. MoRELL • Una oosa orribile. Pensa, un attimo, ai nostri desideri. Pochi limitati. Ci incontriamo sempre su gli stessi. Senza la. Guida ci scontrerem!)lo. La libertà ci permetterebbe di togliere di mezzo chi ci impedisce. O comunque di togliere a lui ciò che desidera. e ciii'>che noi pure vogliamo. Uno s0011tro formidabile. Nello spazio di pochi minuti, dopo grande u.rlare il silenzio su tutto il mondo. Finito. Per questo l'ordine prestabilito. Ciascuno in funzione dell'altro. Lumn - (a Gi che s'è nuovament~ affacciala) Mentalmente sto già" salendo le scale. G1 · Bene. llforell, non mi hai. neppure salutata. MonELL - Sei un tesoro, Gi. Tt1 sai che li saluto non appena mi sveglio. G1 - Ciao Morell. MonELL • Ciao, Gi. Dunque non c'è niente da fare. O meglio non c'è da fare altro che quello che si fa.. Tu sali le scale e vai , a sentire quel che vuole tua nipote. Lum-11 - E tu? MoRELL- Io? \Non lo so. Lo saprò dopo. Ed è già molto sai? Salve, Lughì. A fra pooo allora. LuGHr - A fra poco, E per la casa? MonELL - Qum1do avresU deciso1 LuGm • Domani scadono i contratti di affitto. Dò sei mesi di preavviso. MonELL - Ecco, ne riparleremo fra un anno. Arrivederci Lughi. Lucm - Arrivederci Morell. (len Ira in casa). ' MoRJ,1.1.- (Si allontana un pò. poi lornn: Guarda, piano Dian- (lfl. Scuote la tesla). Ma in• somma, per Dio, vi volete voltare si o no? DIANNA- IDibe a me? MORELL- A voi angelo cadulo dal cielo. È mezz'ora che, sto parlando perchè vi voltiate. Vi interessiate a mc. Niente, non avele ascoltala una parola. D1A1"NA- Io? Ho ascollato tulio. MORELT-. E !non vi siete voltala? DIANNA - Be> non era nec.essario. MonELL - Ma era queslo che volevo. Ho cavalo fuori da mc lutto quello che c'era e voi nemmeno per idea,. DIANNA- Cosa volete, son lulte cose che io so già, quelle. Ne sono più convinta di voi. MonELL - E allora perchè avete ascoltato. D1A~"NA- Per sentire oome potevano esser delle da un'altra per sona. Nienbe altro. MonELL - Come vi chiamate? Jo sono l\lorell. DtANNA - Dianna. I MonELL - E siete stata _qui tulio questo tempo per ... DIANNA- No, ci sa;rei slala ugualmente. Ero venuta ool proposito di fermarmi qui. Poi ho sentito che parlarntc e allora ho asoollato. Ma adesso che lutto è finito non ho più alcun interesse. Mc ne vado. ~[onELL - No, a~1kltatè. P,rcl\è? Volevate restare qui? " D1.,NN!\ • Si. Vo)evo venire ad abital'C quella casa,. C'è uno che se ne' va, l'ho saputo. Mà visto che la, l.>utla giù ... 19
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