Pattuglia - anno I - n. 9-10 - lug.-ago. 1942

I COMPOSITORIMODERNI ,_____E L'OPERA__ ! D OPO le gloriose tnppe segnate da Monteverdi, dai Napoletani, do Mozart, Gluck, Bellini e Hossini, l'evoluzione delJ'opera raggiunge il suo ,punto culminante, con la genfolc produzione di Verdi e col «Musikdramma» \V.agncriano. D verismo (insieme alla naturalistica musica da programma, conseguenza musicale del realismo) la porta ad un crocevia, L'evidente decadenza delJa «grandopéra•, gli eccessi del verismo, la pesantezza del mjtico mondo wagneriano esigono uno reazione, :rap~rcscntando dei punti d'arrivo che iprecludono ogni ulteriore poss.ibilità di sviJ119po su.Ila stessa latsar:iga. l compositori del nostro secolo (parlo dei coJr.tpositori attuali «storici» come )i chiama Casella nel suo libro .cl segreti della Giara• e non dei ritardatari che continuano a rum.igare luoghi comuni) sono costretti a prendere G)OSizione: negare J'oper.i:t come forma musicale Of.'J)urc tentare • di .adattarJa alle nuove esigenze dello sensibiUtà moderna, aUrontan<lo i rischi dell'esperimento. Molti assumono un atteggiamento negativo, considerano Popera una lonna d'arte ibrida e sonpossata e se non rinunciano compJetamcntc al teatro musicale si limitano al baJletto ed alla pantomimu. ?via c1uasi tutti i compositori rff)>prescntativi della nostra epoca hanno avuto il coraggio di affrontare il dirricilc problema tro,,anclo spesso delle solu?honi che oltrepassando l'interesse puramente storico clell'et!i)C• rimento, assumono indubbio e definitivo valore. Riccardo Strauss dopo le opere sinfoniche «SaJomè» cd «Elett'rtu si accosta alle !onne chiuse del seicento italiano nelP«Arianna in :\"asso»; Debussp, dissociando la pesante atmosfera del Tristano 1 crea il « Pell~as:11, autentico capolavòro; Rave/ scrive la deliziosa «L'heure espagnolc•; Casella com,pone )'opera eia cnmcra «La favola di Orfeo•, vero capoJa,·oro di concjsionc fonnale e seguendo gli insegnamenti ciel F atstarr di Verdi, ci dà la ,ic])onna serpente•; .lfalipiero clccliea una grande parte della su::1attivitit musicale aJl'ope• ra e S1n,winshp stesso dopo il tentativo di scrh·cre un'opera bufla «ì\la,Ta• compone Popera•oratorio « Oedipus-Rex >. Anche 13art6k ha scritto un'opera: •li costello di Barbablù• (1911) nella quale sono ancorra evidenti le influenze cli Debussy. Busoni considerava l'opera come la forma più alta nella quale il compositore do,Tebbe sintetizzare la somma delle su~ esperienze tecniche e ttpirituaJi. Busoni stesso dopo la «Tu.ranclot .. e J•«Arlecchino•, conclude la sua attività di compositore con il « Dottor Fnush 1 opera iprofonda, ispirata non alla tragedia di Goethe ma all'antico giuoco cli Marionettte. Ernst. Kreneh dopo l' «Orfeo•, la brutale «Vita di Oreste• e il .Castello demoniaco», consegue jl suo più grande successo con J'opera-g-iazze «Jonny Jo suona». Tutte c1ueste opere cct anche l'ultima e più apirituale il «Cro-lo V», svelano nonostante l'astrat• tezza del linguaggio sonoro, l'essenza romantica dell'aulorc, la sua profonda conoscenza del teatro. Ma il tentativo più interessante è quello intrapreso da /Jindernilh nel «Cardilloc» e da Berg nel « \:Vozzeck» <\ nella « Lulù»: inciu.adrare il contenuto drammalico dell'opern nelle tradizionali Jorme chiuse, ruggiungendo così una · sintesi fru l'azione dinamica e la forma statica. li «CardilJac• con tutta l'enorme abilità formale di Hindemith, si può considerare senz'altro come un esperimento fallito: ogni irnpu1so scenico s'irrigidisce ncll' arida costruzione. Le due opere di AJban 13crg im·ecc, sono da anno, 1erarsi fra i capolavori significativhj della nostra e-poca. La forma in• tegra spiritualmente Jlazionc dramm.:?.- tica, che predomina sem:>re sulla coslruzione. E dirficile affermare che i risultati consegui.ti dai vari com1,ositori costi• tuiscano delle soluzioni del problema sopra accennato, soluzioni s'intende, che possono servire come 1;mnti di partenza per un'ulteriore svil1tt?PO dell'opera. Ma appunt.o c1ucsta ricerca del nuovo, delJ'originale dà un indiscutibile tascino a h1tta questa pròduzione oyeris1 ica e dimostra la vitalitù e le inesauribili possibilità che questa forma offre tutt'ora. ROMAN VLAD Fondazione Ruffif'ft-°F"orlT Foto Vtrltd 20 ~ Soldati senza stellette GLI UOMINI DELLAPESCA COMBATTONO QUOTIDIANAMENTE LA. LORO BATTAGLIA. DUEMILA OPERAI LAVORANO NEGLI STABILIMENTI CICCHETTI. PER APPRESTARE LORO I MOTOVELIERI CHE DOMINANO IL MARE. D'agosto, al mare, non sono rare le giornate in cui l'aria stagnante avvolge uomini e cose come fo un monto Q_paco cli ovatta: e l'a~c1ua immota sembra inunimala come una grande palude trop• po verde e troppo azzurra. C'è un caldo afoso ed umido che rende vischiose le membra tanto che anche i più piccoli movimenti divento.no faticosi e fastidiosi. ] pescatori mollemente stesi su grovigli di corde e reti ammontic• chiate guardano le vele jncrti a malincuore ammainate e contano i minuti che trascorrono senza fine, tediosamente. Proprio in guei giorni i cefali acrobati si avvicinano ai porti, caprioJeggiano vicino agli scogli, c1uasi per beffarsi dell'inerzia a cui sono conclan• nati c\1;1ellic~c. po~siamo rit.~nerc i loro mort.a I nem1c1: 1 pescatori. 'e, calcio pomeridano sul molo infuocato dal solleone i ragazzini curiosi gareggiano fra loro nello scoprire i pesci a fior d'acqua ngi.lissimi e si illudono, con le loro stranissime lenze, di riuscire ad aver ragione dell'astuzia delle ipotetiche vittime. Verso sera la bonaccia non al!ccnna a diminuire ed i.I .sole rosso a volte preannuncio, prima dj scendere definitivamente l'orizzonte, un'altra giornata ugualmente monotona ed immota. Tutto è calma nel porto: un porto caro alla memoria della nostra fanciullezza che d'anno in anno l'ha un poco scoperto, incassalo fra le case del paese, denso di umori salmastri. Quando un rumore ritmicamente ansante si fa più distinto e più chiaro e una barca, tanto brrande in confronto dei velieri abituati ud 01·meggiarc nel port.o, compare c1uasi improvvisamente a, di qua dcg1 i scogli, le vele ammainale ed un fumo nero, sbuffante, a corona. t il motopeschereccio che noncurante della bonacciat ritorna al porto dopo la pesca. Tutti accorrono nd ammirare il mirncolo della nave che va senza vele, senza vento, più rorte delle nitre. È il primo motopeschereccio che ha stupilo la nostra immaginazione fanciulla che ci ha fatto fantastica.re le prime av,1enture, che ci convinse, un tempo, di essere destinati n bnttcrc i mari in cerca di straordinarie avventure. E più di noi, allora, erano stupiti cli questo miracolo senza vele, i vecchi pescatori, che forse assomigliavnno la barca n motore allo scheletrito vascello fantasma presente nella loro immaginazione senza malizia. Gli nnni sono passati, abbiamo visto navi grandi come villaggi, luci,lc e specchianti come sa.Ioni: eppure la sensazione di mitico e di misterioso che provavamo allora, ansiosi cli vedere da vicino la nuova barca do pesca, ci permane tuttora che il tempo trascorso ba infoltito di motopescherecci anche i più minuscoli porti cd ha diradato nello mente dei pescatori il numero dei Cantasmi errabondi sul mare. Dovevamo partire con una barca a motore. Passare una notte e un giorno ed una notte ancora assieme ai pescatori, in mezzo all'Adriatico, fra l'odore gradevole dello narta, e c1uello penet-rantc ciel mare. In noi ero l'ansia cli chi aspetta una dal.a che stima importantissima nella sua vita. Ma la guerra, furente in tutta l'Europa, avc,•o richiesto agli uomini delJa pesca un più duro e necessario sacrificio ed una assoluta disci1>lino. l motovelieri erano all'ordine del giorno per compili delicatissimi d'importanza bellica. Gli uomini della pesca, soldati (ra i soldati, doveva .. no assolvere un compito grave e non era ormai più possibile ai borghesi jntrnlciare il lavoro con la loro inutile prescnzu. La guerra non permette alt imi di sosta, spreco di energfo. E la veglia sui mare cominciò per gli uomini dei motovelieri, ed il lavoro più duro e più sacro cominciò per tutti i pescatori. Le motobarche più piccole continuarono a solcare il mare, a stendere ]e .reti: ai pescatori anche l'arduo compitò" cli non lar mancare al popolo un alimento necessario. Soldati Ira i sol<lali, soldati senza stellette. Notti e notti sul mare, notti minac• ciose di burrasche, silenziosi i pescatori1 continuano la loro veglia snervante, attenti u scrutare quel mare che non può essere che nostro, che loro. .. Nessuno conosce i !imiti imposti <lnl sacriJicio, ma vu oltre, perchò cosi il Paese vuole, per la vittoria di tutti. Ed in silenzio, in umiltà ognuno la il proprio dovere, dominando impavidi il mare coi motopescherecci che Jn tecnica italinna, ~incen<lo un'ennesiJnn battaglia, ha saputo attrezzare per gli uomini delle pesca. Una guerra silenziosa, scnzn retorica e senza encomi. Quando un nostro caro amico ci ha invitato, giornj fa, a visitare uno dei più attrezzati cantieri italiani per la costruzione di motobarche, siamo restati un po' incerti. Pcrchè in fondo ci dispiaceva di visitare i cantieri dove ie grosse barche miracolose della nostra infanzia venivano costruite. E ci sembrava, in un cerlo modo, di tradire la nostra fantasia, che al tempo ingenuo della faciullczza felice, immaginava nascere quelle barche miracolose per prodigioso intervento divino. Ma poi, lasciando da parte tutte le romantiche stupidaggini, siamo andati assieme a Civilanova. E d'ultra parte tutte le attrezznture clcllu Società Costruzioni Meccaniche Cccchetti <li Ci• vitanova, tutti gli impianti grandiosi, iutte le mac-chine, gli stabilimenti estendentisi su di una superficie di circa 120.000 metri quadrati, ci hanno maggiormente riempito di stupore. Gli stabilimenti, che l'amico ci ha tatto visitare minuziosamente spiegandoci punto per punto ingranaggi, macchinari (pensate che in un anno vengono consumati circa un milione di Kworn !), non costruiscono solamente motobarche, pontoni, ccc., ma molte altre cose particolarmente utili nel duro ed eroico tempo cli guerra. Più di mille operai vivono quotidianamente in questo paese industriale: sono duemila soldati che apprestano le arm.i di combattimento per gli ,1ltri soldati. Credevamo che il confronto con le macchine, con la tecnica schiva di sogni e di illusioni, ci avesse in un certo senso allontanati da quella realtà da noi fantasiosamente costruita attorno alle barche a motore, per avvicinarci qlla altra unica e vera realtà meccanica. Invece no: anzi per quelle desidcrntc barche, dopo che abbiamo visto quale Jatica e quale sforzo industriale occorrono per costruirle, è sorto in noi quasi un senso di rispetto, oltre che di ammirai.'.ione. Quel rispetto e quella ammirazione che si hanno per Je opere frutto di chi tavora con fede e con onestù per il grande ]dea.le. E ormni sera quando lasciamo gli stabilimenti: ormai sappiamo tutto, vita e miracoli, clel1a «fabbrica delle barche•; di come essa, per la volontà del suo capo sia sorto da una modesta orficina, in cui Adriano CecChelti lavorava con soli 5 operai; e come abbia servito la Patria anche nella guerra <lei '15, nel• fa guerra in A. O.; e come nel 193'3 abbia cominciato a costruire i motopescherecci. Le prime luci si accendono nelle linde casette tipo costruite per gli operai: sono le mamme che, dopo essere a.n<late a prendere nell'asilo nido i fig]ioletti, preparano la cena per i mariti che ira poco saranno di ritorno. Nel \·illnggio operaio, voluto eia Adriano Cecchetti per il benessere dei suoi operai, tutto è serenitù: uomini e donne lieti elci lavoro compiuto - e 1e donne hanno sostituito in molti lavori gli uomini chiamati dalla Patria sui campi cli battaglia - ascoltano, nelln pace della famiglia, Jo sciaquio delle onde che si indovina lontano, come uno canzone dolcissima e remota. '-·---------------- .I

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