Pattuglia - anno I - n. 7 - maggio 1942

GlIi talianei laguerra DI non molta cor,.;i<lcrazionc è <le• gno l'orticolo di Giuucppc Maggiore - « Odiare il nemico» - (Critic<1 Fllscisto, 1° Marzo 1942) per Ja confo•Jionc dei concetti e le conLrnddizioni stesse in cui c,1dc 11 autore; ma ci •Jpingc o prendere posizione la coru.;iclcrazionc del dnnno che può recare ul no3lro popolo la Lratiazione c(lji s\Jpcrricialc ed immatura di una quc,.;tionc che è di per sè importante. Vediamo dunque, prima di tutto, il concetto centrale: o<liarc il nemico. E proprio vero, come dice il Maggiore, c:hc « l'odio è il carburante che alimenta la combnttiviti, degli o.;erciti e la rc,;islcnzn del rrontc interno »? Ebbene, lo o;cludo. Lo escludo perchè cì vuole c1unlco.m di più sostanziale e i.,pontaneo. Infatti l'odio non nnsce nell'animo di ne3Suno per il semplice fallo <li venire comandato o raccomandato. L'odio è una cofll3egucnza di una <lata ccucicnza, di una data convinzione, e di per Gè è sterile, dirò di l>iù, è mwchino. Ciò che alimenta veramente un popolo in gucrrn ed un combattente, è <!Ul"'3la coscienza, è questa convinzione. Co3cicnza di che? Di combattere per la gilb3tizia 1 contro i suprwJi elci nemico; di essere un popolo « ,3upcriore » al nemico: superiore in civiltà e quindi, ,;,oprnUutto, superiore per il •3enso della giustizia, La convinzione di combattere per i no1;tri diritti contro i \•iolatori di essi. E da quC13Lficoscienza potrù anche nai.;ccrc l'odio, ma sopratutto <lovrà na- ,,ccrc il disprczr.o. L'odio infatti si prova nei riguardi di un proprio pari, o nmK:e nell'animo di un inferiore verso il ,iupcriorc che lo mnltratln. Mentre iJ no.5trn non sarà che disprezzo, il di,;p1•ezzo di un popolo grande e magnanimo, vcnJO un popolo di gl'elti e di mwchinj, cerebralmente limitali e incapaci di una vera eivi1tù. E qurnto è il 11entimc-nto che ha 1>rovato il sotto3critto, di rilorno da un viaggio in lnghiltcrra. Ma comunque 1 non <1uc,;ti Hcntimenti, che sono una conseguenza, ma 130l0 la coscienza della propria superiorità e del proprio diritto, 1jaronno le forze che potranno alimentare il no- •jlro popolo in guerra. L'odio che ne derivu:isc non sarebbe che un prodotto contingente, oenza valore positivo e 1jcmmai, dico, parliamo di disprezzo, non <li odio. E poi, non è fome un po' ridicolo qumto volerci proclamare come degli implacabili ocliatori, c1unndo tutta la nojtra azione pratica è caratterizzata da una gcncro.:,ità e benevolenza vet)30 il nemico che non trova ri,;contro presso nessun altro popolo? Quando trattiamo i prigionieri con tutti i muggiori riguardi, e i ribelli con In mcnsi!na generosità; c1uanclo ci teniamo in cu,Ju cittadini inglesi ed americani, magari di razza ebraica., la,;ciando loro ogni li.bcrtù? Non 1Ji rischia di farci la figu.rn di quello che abbaia ma non morde? e 13oprnllutlo che le nostre manire:3tozioni di umanità, siano prese per maoiFcstazioni di debolezza? Pcrchè dire che e l'annichilimento del nemico é lo scopo della nostra guerra. » ciuando ( e cc ne vantiamo) ci 1siumo lc\'ati il pane di bocca per darlo ai greci, appena vinti? E chi è 1JLato al rrontc greco, ,;u quanlo eravamo, dai greci si, odiali. Ed anche per c1uc,3to loro odio noi li d~;prczziumo come inferiori. E quello che facciamo ora per In Grecia no,, lo Faremmo noi domani ancne per l1l11ghil~crra? l\i._1 pt:11siamo ud un nitro punto: lì, •love il 1\taggiorc pnrlu del C.r~:;tiunmimo. Egli dimostra, di questa dotll·ina, una tnlc ignoranza, degna degli anticlericali di m,.. jsonica memoria, che merita il conto cli ri•.lpondcrgli non tanto per prendere le difese ciel Cristianesimo, <:ooJoche a ooi non speU.n, c1unnto per d'imc.oJLro.rc che ncJ paese tte(la massima tradizione cristianu, vi è 'Un po' più di ..:ompelcnzu in materio. PÌ-imn di tutto, nullo di più crrlllO dd dire che gli iru;cgnamcnti di Cri- ·3tO e dellu morale cristiana, si rivolgono ,;olo ai religiosi, poichè, se <1uaJcosa di «risaputo» "i è, è ,_he lu morale <:l'iùliana è ugunlc per lutti gli uomini e vulc per tutti, 1>oichè è b.:,.mta sull'o3senzn dell'uomo in quanlo uomo, e non in quanto rcligio;o o semplicemente cattolico. Non ha \3enso quindi il vago, e del rc.Jto banale, accennu Fondazione Ruffilli - .i.l ... più hll'go rc,;piro •, dato alla morale crll;tiano dai doveri della vila comune. Poichè è ritjaputo che a tùtti indistintamente la (lottrina cnttolica indica come meta « il più alto grado di perfezione•, cioè •Jemplicementc la ... loro periczionc •, dal momento che meta di un organll;mo o di qualunque Ente che tJÌ sviluppa, cioè vh-c, non può cvscre che il suo completo svi- . luppo o pcriczionc. Ed ecco l'altro banale, madornale errore di mettere in contrad<lizione i doveri \'enjo la inmiglia, In ,!3ocict.à e lo Stato con la morale criiltiana. Può « il dovere di tutela vcri;o i suoi subordinati » cs1Jcre rinfacciato n chi si proclama il • buon pr.,Jtore »? - a unn dottrina che wigc dai gOvcrnanti la massima tutela del bene dei governati? 10n (., madornale confondere il « cupio disoolvi » dell'nsecta che vuole dissolver- ,.,i in Dio per raggiungere con la Sua grazia la propria perfezione, con l'unni~· chili.mento di 1Jè di sapore asiatico, e quindi rJcrivcre che la morale cri13Linna, dareb6c diritto .-.al padre cli famiglia, al reggitore di uno Stato, di immolare a beneficio di nitri, la \'ilo, la libertà i beni di coloro che tJono afFidnti alle tJue cu,re? ». Non tenti quindi il l\l]aggiorc di voler giu,3tificare una. dottrina dell'odio, t3pcrando sopratutto di poter regolare i conti con il Criutinnesimo. Tale tentativo è •Jopratutto inutile: csi1jlC si il sentimento dell 'ocl.io, e nasce ,3pcsso nell'anjmo umono, ma a noi non importa, e •30protutto non ci serve. Non •Jerve a tc-ner su il morale, perchè ci vuole qualcooa di positivo, non di negativo, per darti una ragione di lotta e di oacriiicio; non serve nel combattimento, perchè non è per odio che ,;i cerca di ammazzare il nemico, ma per In legge molto 13emplicc che vige al Fronte: e mon; tua, vita men ». Ma veniamo all'uHir:ùo punto, che non è il meno importante: quello delln politico. Il Maggiore dopo tanta polemica sul Machia\elli, dimostra egli stesso di non averlo capito, e<l avalla, con le ,3ue frasi, le accuse abituali al politico italiano, empio e ocnza scrupoli, che t.1ncrifica ogni buon sentimcnlo alln brama in3aziata di dominio. Opinione che è cprrente tuttora tra i no- ~tri nemici, dove sotto tale aspetto è cono;ciutu la Politica Fascista. ( E lw3Ciamo stare l'iposerisia loro, di chiunmre invece umanitaria In Politica t·cr1lmcnte feroce). Mn leggendo ciò che •.;crivc il Nlaggiore c'è da dnt· ragione a cc.,3toro! Non ho intenzione di ri3ollcvnrc qui In •Jecolnre polemica, ma oltre iJ grandiusimo merito di aver proclamato l'indipendenza della tecnica Politica, DOQ ha il Mnchiavc-lli l'altro merito gigantci,;co di aver dimostrato la neccs1;itò di subordinare cd adeguare i mezzi al fine? E ue successi veramente grandi e duraturi ui vogliono ottenere, se ,;i vuole assicurare una condizione realmente ,solida e prospera che garantisca unu vita migliore ad un 1>0polo, 13i potrà agire contro o anche sollont..o ,;enza quei principi morali, tratti dnlln nntura ,3tessn di quegli uomini per cui questa politica vien fatta? La politica Italiana ne è del rmto una riprovn. Non faccinmo quindi gli umorali e gli Gpregiudicatoni, quando nella realtà non lo 1linmo, e sappiamo che non ci conviene oJscrlo: è unu po3i1.ione da studenti di Liceo! E in tema poi di dignit.ò nazionulc, abbiamo proprio bilogno di ricorrere alle teorie cli uno 13tranicro per dure una definizione della politica, noi che eia 27 secoli siamo macslri cli politica, come arte e come Gcienza, cioè in pratica cd in teoria? È di un mese [u un u1·ticolo di Del Bo (Vedj /U11oluzio11e - 20 Fcbbrario 1942) nulla « Politica come scicn• · za » - e volentieri vi 1·imando il 1\/laggiore, perchè vi legga un po' chç ccuu é per noi Italiani la politica, ed abbandoni teorie che non hanno a che fare con la noitra tradizione e In nostra civiltà - quale è quella dello Schmitt., • che pone l'wscnza dello politica nella categoria di nmicus et, hostis ». Per noi Politica è etica. pubblica, ccl orgoglic,Ji del nostro popolo e della nctJtra civiltù non possiamo sentire che diuprczzo per chi ci ringhia intorno. AN'l'ONIO MAIIZOT1'0 Forlì fil, I , ' ~-~♦ r, '....J,r [r,1 ' ,,~. r.,, • & 1/ I i. ·{ \~ f I f ;,._.· _,. ,. ~ ~., .. · ~.• ,\".......,_. ,. I ~--·. f. DE PISIS . , BACCO• 6'1111 li osserr;i bene questi nostri '-1 giornali meglio cmcor<, clii come noi ci r;ive dentro nota a periodi abbusl<m:c, vicini lr<rdì loro m1 certo fermento, un gui:,:o come di febbre - <Juelle fl'bbrolirre- che sono ùidizio di vilolil<ì, <1uasi sintomi ,li buom, solule generale piuttosto che fm,omeni palologici, come sono quelle febbru=:e dei ragll::i, che le mamme chiwncmo di crescen::a. Ogni lflnlo quulcosa serpeggia nelle redazioni, un desiderio ,funo che si comunica agli altri, oppure una senso- =ione diffusa a tutti che uno rmmifeslo (1/l'improvviso con parole aspre é ren<IP irrimediobile. B magari si osserva un cambiamento di uominij nwgc,ri sol:, u,1 irrdiri::o diverse; di certe pllginc del giornflle; rrwgari forse sollm1lo unii radicale innovazione- di certi caratteri peregrini che si (){umo a strologare nelle vecchie et:lSSP del tipogrofo. Crisi di crescen=a. .'1<l l'assommza delle pc,role che qualcht> volla tradisce, portando fuori del seminalo, <111estcv1oilo ci suggerisc,, uri molivo per una /Ji,ì oculel incfogille del fe11omt>110e che ci soddisfa per <1uel elle ci riguarda. PensiClmo che . <111alche l'olt<1, <JU<1rulo nella retln:::ionc sitmo onnicfoti dei giov<molti coscienti, con delle idee ce,ilrali al posto del/e, solite, nebuloso a spirale, con l'ambizione acl ww vil11 <li reali::ola responsabiljl<ì, :,,·i possa Imitare di crisi di coscicnzu. Ci sue/- disfa e ci seduce questo. J>oic-1,èniente di. meglio ci pu6 essere d"lò da questo 11oslro lovoro di gionwlisli unil'ersilari che non fccccin· mo pc•r 1111 professionismo lucrosp nè per 1111 <lilella11lis1110pre:ioso, mo per un'Clllrn cosa diflicile cfo dire e che può essen• /onw sufficienlemcnte precisota <1u<mdo diciamo c-he tendiamo a lasdare, per ,wi sles:,,·i e per gli "Uri tlei documenti umani, de(le lrncce della nostra giorrrnla, dei segni <lei nostro -volgere e muoverci quoticliano. Coscienti come siamo chC niente Cf.1me fo giovi11ez:o norr può oivere di ,·er,- dilli su una sistemaz.iouc definitiva, s11 ~ mt punto di sufficiente mal.uritrì,ma che essa è sl<lgione di grm/uali e logici svolgiml'nti, di ct,olu:ioni, cli progrcsivi aui'osl.lpcramenli, di meltmror/osi nel progressit'O complelflmento interiore, C'i lusinga il pensare che <1ueste febbruz- .:c, dCllle quali neppure noi ttmfic,mc, e~·,mli (e il nostro allento lcllort~ se 11e accorge e/e, infiniti 1,articofori di contenuto e di forma), 11011 sian<> J1ro110cate da :,,emplici usscslamenli mecc<11tici, eia riequilibri esteriori dei 1wslri clesicleri, delle ambi:ioni, dai corrlraccolpi per le <1spirc1:ioni 11w11calc, mu sia,w i,wece IPstimonianze direlle, reC1- :io11i immedi<Jle di· w1 moto i11tcriorc e/re si è pro11u,1cittto nella nostre, pprso,wlitci, in <1uella regione soprnllullo e/elfo noslra perscnwlil.cì irulivid11ale singola ne/fo q11ale sono contenuti i molivi della nostra collaborazione cli gruppo (di noi, gruppo recfozioue) cllC' è I<, prima manifesf<1:ione del nostro serrlimento collettit-o, /e, prima forma di motivata e rngionatc, adesione acl una società. Per questi motivi noi clic, per lroppo rccchia ccmwelmlin<', ci er,wtlmo slclccc,ti dalla crisi di crescenza rìpelerrtesi ad ogni slagione, ci lrovianw ora trepidanti di jronte a talu11e ,li esse che ci si prcsenl<mo con c<rrnlteri cli mc,ggiore vibra:ione e alfo quf'lli sentiamo di annettere maggiore impur· l<m.:.l1jpoichè in "'... se vediamo il meglio cli rruiJ il lral'<rgliu dei nostri giorni, le, nostra mllllnitcì che si reoli::a, la 11oslra coscie11:a che comincio ad (•rgersi persu,wle, a~!>olula integrale. E giusto che onche il pubblico d1•i lei lori lo s"ppict perchè 11011 abbia " stupirsi di cerle incongruf'n:::e di forma giornalistica clic d'ora in poi polessero esserci imputale. Sfrrmo ,lecisi a fare di c1ueslo foglio semplicemente tm documento umano clic abbi"mo frr pretesa cli ritenere i,1leresso11tc - cli un gruppo di giova11i clw vitie riel pieno della guerra -: i pi,ì anche cou l'obito grigiol'erdl' e il mosche/tu nel pugno e che, se vogliono essere sinceri, 11011 _possono non ,lare la 11wggiore imporl<m:a, e tJuim/i regis/r<rrlo <111che in questo c/ocumen/o "' cammino che essi compiono, co11lempor<mew11enfc ul colossale molo de/- I<, slori<I, verso la loro _completa ed umarw coscien:::fl. Al/MANDO /!AVAGLIOLI 5

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