Pattuglia - anno I - n. 5-6 - marzo-aprile 1942

siamo ad accennare alla possibile organizzazione di questo grande spazio. In esso riscontriamo : un primo gruppo formato da due potenze egemoniche; un secondo complesso di altre nazioni con ben distinta e ben sviluppata personalità; e un terzo costituito da altre nazionalità di sviluppo e di potenzialità minore, in ordine decrescente fino ai semplici gruppi etnici. Mentre alle nazioni del secondo gruppo (Spagna, Francia, un'Inghilterra europeizzata, ecc.) pur avendo piena sovranità, non può spettare, per ragioni etniche e storiche una posizione imperiale, di guida cioè di altri popoli, tale posizione, sempre per considerazioni obiettive, vediamo invece spettare ali' Italia e alla Germania. E precisamente una funzione di guida delle nazioni del terzo gruppo e una azione direttiva generale del grande spazio, specie nei suoi rapporti con l'esterno. Ouesta azione imperiale di guida, viene esplicata dalla Germania, nel suo spazio vitale, con la formula del "Grande Reich »; dall'Italia, nel suo spazio vitale che è il Mediterraneo, per mezzo della ,, c~munità imperiale fascista». E vediamo brevemente quale pensiamo debba èssere l'organizzazione di quella che è la realizzazione pratica del nostro principio politico internazionale. Principio che abbiamo altrove esposto. ' La comunità imperiale fascista comprenderà: anzitutto l'Impero italiano; poi quelle nazioni che, pur avendo una certa autonomia, non hanno piena sovranità, ma sono, in varia misura, dipendenti da Roma. L'impero italiano a sua volta comprende: il Regno d'Italia (Penisola, isole, Dalmazia,) concittadinanza metropolitana, - il solo depositario della completa ed assoluta sovranità -; e quegli altri territori direttamente soggetti, i quali per la scarsezza o di estensione territoriale, o di grado di civiltà, o comunque di rilevanza politica, non possono organizzarsi come nazione. Gli abitanti di questi terri-_ torii, posti sotto la sovranità italiana, avranno varie forme di cittadinanza, tutte comprese nella formula di sudditi imperiali.Una certa autonomia, ho detto.avranno invece quei territori in cui si può riscontrare l'esistenza di una nazionalità, avranno infatti ognuno la loro cittadinanza nazionale, e saranno uniti alla capitale della comunità imperiale, da varie forme di dipendenza (unione personale, protettorato, alleanza obbligatoria ecc.). Comunque gli interessi generali della comunità imperiale potranno essere tutelati da un orqanismo centrale risiedente a Roma (per es. una commissione imperiale) che dovrà dare la sua approvazione anche per le relazioni tra i membri della comunità e terze potenze. Cercheremo di sviluppare'. in un secondo tempo, questi concetti schematici di organizzazione imperiale. ANTONIO MARZOTTO Funzionpeoliticdaelladonna I netta 6allilli1{JLitta liana IT N esame attento del tema proposto 9...J al convegno femminile ·culturale di Treviso: ..,.Lu runzione della donna nella famiglia del tipo tradizionale italiano e dei gruppi etnici che si vanno progressivamente organizzando», ci porterebbe a dover compiere ncccssuriamentc una digressione preliminare tendente a precisare c1uali sono i rapporti che intercorreranno tra la nazione itn· liana cd i vari gruppi etnici che sono stati e che verranno inseriti siu nell'ambito del territorio metropolitano si::i in quello delia comunità Imperiale ni Homa. Pregiudiziale invero di caratterefondamentale è l'appurare esattamente <1uesti rapporti, poicbC soltanto sulla base <li essi potremo definire quale è il compito che spetta alla donna nei confronti dei gruppi etnici diversi dal nostro; è naturale che ove si tenda a scopi di assimiliazione - pur potendolo sin d'ora escludere -, di collaborazione, di elevazione o di sottomfasionei assai diverso risulterà per la do1tna italiana l'indirizzo da seguire e l'opera da esplicare in vista elci diversi risullati da conseguire. L'esaminare però partitamente questo problema ci por~ terebbe assai lontani dal nostro, sco~ po che è quello di discendere ,dall'impostazione di carattere generale a quelli che sono gli aspetti particolari della famiglia e della donna piuttosto che di elevarci ad una clisaminn di quelle che sono le idee direttrici cd i motivi della nostra espansione. Cosi come è duplice l'aspetto del problema circa il contributo che la donna deve portare alla costt·uzione ed alla realizzazione della nostra nuova civiltà, così è duplice l'attività che e tal riguardo dovrà spiegare la donna italiana. Il primo termine del para• gonc ci porta ad esaminare i.I contributo che la donna italiana deve portare nell'ambito della propria famiglia e del.la società nazionale; il secondo invece ci porta a concludere che l'at• tività della donna italiana dovrà esplicarsi primariamente sviluppando una funzione autoformativa e formativa degli appartenenti al proprio • nucleo fami• lirae, in secondo luogo stimolando un'a• zione eteroformativn nei contronti delle altre donne, specialmente di quelle che appartengano a gruppi etnici diversi. Naturalmente, rispetto a queste ultime, l1azione dovrà assumere necessariamente aspetti più di propaganda che di vera e propria educnzionel ma l'opera dovrà essere integrata soprattutto dall'esempio. È del tutto inutile fare un confronto a tal punto con la • concezione e con la prassi imperialista inglese, giacchè non vi è chi non comprenda In profonda differenza esistente; diUerenza che è resa ancor pìù evidente dal fatlo della partecipazione della donna all'affermarsi ciel nuo\'O ordine, partecipazione aLtiva e volenterosa destinata a produrre conseguenze di non poco momento. Niente di simile possiamo trovare nella storia della colonizzazione e dell'espansione anglosassone. La funzione più sopra accennata è quella che la nostra donna dovrà S\'Olgcre sul piano internazionale, aUinchè si inserisca anch'essa ed abbia coscienza di essere elemento attivo ed integrante della realtà statuale nel suo progres• sivo espandersi. Per passare al secondo pun~o del pl•oblcma ci sembra che la ricerca accurata dell'opera che le donne appartenenti ad altri gruppi etnici dovranno esplicare nel proprio ambito non ci sia concessa nella breve presente nota. senza parlare poi deJla SJ>ecifica competenza necessaria. Ci sembra però opportuno sofrermarci ad esaminare in genere la funzione della donna nell'ambito della fa. miglia e la [unzione di questa nell'ambito dello Stato e come le singole atti• vità si armonizzino unitaria.mente. La funzione della famiglia nei confronti dello stato è una funzione poli- - tica - cd in ciò risiede appunLo la sua ragion d'essere - oppure la famiglia è soltanto un aggregato, residuo di posizioni superate, la quale si pre• senta frazionatamentc nei suoi component.i di fronte all'unità staluale? La famiglia è un tcrm_ine nuLit.ctico relativamente a ciascuno dei termini che alla lor volta si pretendono autitet1ci: individuo, stato, oppure non è piultosto il termine intermedio tro C'uno e l'altro, il termine appunto in cui si possono conciliar<' le apparenti autitesi tra individuo e Stato? Le.. soluzioni cui si può pervenire rispondendo a tali domande non sono ::ifiulto dubbie. anzi le conclusioni che dnltc soluzioni stesse possiamo rica· vare e che sembru diano adito ad int.cressunti sviluppi. Hiandando col pensìero al lento progressivo formarsi della concezione statuale, noi ne possiamo rintracciare }a base nel senso di socialitù, senso innato nel genere umano, senso di cui il primo aspetto è proprio la famiglia, senso che sviluppa attra,•crso aggruppamenti sempre più vasti accomunati eia vincoli cli sangue, di interessi, per raggiungere, attraverso lo stadio dçlla nazione, lo Stato. Delle varie fasi attl'a• verso etili è passato il concetto di Stato non rimane più traccia ove si CCfettui la nazione - che più che rappresenture un concetto rappresenta un sentimento che riporta a realtà tro)>po 1·ccenti per poter essere del tutto scancellate - cd anche l'e\'oluzione dello Stato che non è la somma di tutti i citdini, ma l'unitù in cui tutti si compendintno pur esplicando liberamente ciascuno la propria attività nell'intero di esso, ci stanno ad indicare che la concezione YOlontaristica dello stato non er~1 la vera e perciò è tramutata. La famiglia. sola è rimasta punto obbligato di passaggio tra l'individuo e lo stato, assolutisticamente concepiti sia l'un che l'altro come termini inconciliabili di un'antitesi, di opposte opposizioni irriducibili. Nel sentimento della famiglia noi possiamo rintracciare una delle basi della potenza dello stato oltre che l'esh·insecazione del primordiale aspetto della socialità e l'appagamento d.i necessità naturali. .Appare da ciò come si debba riaf• fermare e rivalorizzare l'unità Camigliu• re, giucchè se la famiglia si presenta unituriamente di fronte allo stato si eviterà di cadere in quell'antitesi in cui è voluto cadere chi ha esaminato aprioristi<"amente e particolaristicamcnte i concetti di individuo e stato. Ci sembra pertanto di poter arrer• mare n tàl punto che la famiglia rap• presenta un'unitù da concepirsi unita• · riamente sin per il vincolo del sangue sia per l'autorità del patcr-familias, avente funzione e carntteri più spiccatamente sociali in un primo superfi• ciaJe aspetto, ma anche fondamental• . mente politici. Jlesta infine da esaminare il compilo della clonna nell'ambito famigliare di qual natura esso sia, quale carattere potrebbe assumere, verso qual i mete indirizzarsi. A seconda del punto di vista dal quale si guardi il problema le soluzioni cui potremmo fondatamente pei-venirc e scrutare: caratleristichc etiche predomineranno in un'impostazione religiosa e spirituale mentre caratteri sociali e politici avranno il sopra,•vento riguardando la situa?-ione sotto il profilo clell'ordinamcnto statuale. Ritengo pur tuttavia di poter us• serire che nell'esplicazione di quelJa che è la sua funzione fondamentale la donna esplichi a.oche un'azione politicn, anche se tale aspetto risulti tnlvolta non il preminente._ Innegabile realtà è l'opera politicft che In donna svolge nel procreare e nell'educare i rigli, anche se netta prima si possa vedere soltanto un aspetto umano e nella seconda un aspetto etico. Si potrebbe 8 tal riguardo obiettare che ogni azione umana, in quanto tali." ha rHlessi politici; la coscienza del valore che l'azione ha nei eonFront: dello stato fa si che il Iatto sociale si trasformi in atto politico. Non è pertunto il semplice fare qualcosa che potrà dare un contenuto politico alla azione, mn tnle contenuto è dato dallo coscienza del valore che l'azione hn agli effetti politici, coscienza che deve possedere chi compie l'azione. Per porFZondazione Ruffilli - Forlì tare un esempio mi rdcrirò al lavoro; è indubbio cd indubitabile che in nitre epoche e sollo altri regimi si sia lnvorato non diversamente du come si lavori; adesso però l'accentuata politicit.'1 del la,•oro nel nostro regime ri• siede nella coscienza che ha ciascun la\'oratorc cli inserirsi. mediante il suo lavoro, come elemento operante nella realtà politica della nazione. t la diffusione e la penetrazione nelln masse di questo imperativo: « Nell~1 coscienza dell'atto risied<- il suo valore umnno morule e politico quindi si dc\'C avere la coscicnz~l dell'atto che si compie, coscienza naturulmentc del valore dell'atto in ogni suo aspetto e non solo unilaterale" uno dei compiti più urgenti da risoh·erc. Otterremo in tal maniera che 1:1. realtù delle comuni azioni umane rimarrà oggcttivnmcntc identicu però essr, assumerà un asµetto politico per la coscienza soggettiva del valore che a tale effetto riveste. In tal modo la maternità e l'educazione dei figli saranno rilevanti nel campo dello stato di,•c.rsarnente da quello che furono per il passato con· suetudinariamente, appunto per la coscienza che avremo Formala nella donna: che essa attraverso quest'opera si inserisce nella vìta dello stuto come elemento Iativo e 1·csponsubile. Non vi è 1uogo quindi a mutare o a diS<'onoscere la fondamentale immutabile funzione della donna nella \'ita sociale, oppure cli rovesciare o ri\·oluzionarc totalmente quella éhe è la tradizione; si tratta soltanto di impostat·c e di vedere <1ucsti elementi, questi <lati di fatto che ci sono forniti dalla natura e dalla storia in una nuova luce, in un nuovo aspetto che ro·nda le sue basi nel concetto <lellH socialita dcll'indi, l(luo. L'uspetto politico del problema nor. ci sembra Che sin stato suUicientementc illustrato nel convegno femminile tenutosi a Treviso, ove le concorrenti hanno piuttosto soffermato la loro esposi• zionc sugli aspetti politici che può assumere l'azione della donna nell'esplicazione di compiti· più o meno tradizionali, ma che ad ogni modo esorbitano o per meglio dire sono al di fuori del suo compito essenziale. A tale soluzione si · poteva benissimo giungere attraverso una interpretazione storicissima dell'istituto familiare, come ha fatto il presidente dello Commissione Ecc. Orestano, anche se egl1 ha ritenuto di porre l'accento conclusivo sull'aspetto umano della funzione della donna anziché su quello politico. Non per questo il Convegno peì<le il suo valore formativo, anzi abbiamo ammirato il fervore che le nostre cr1mcrate universitarie pongono nel voler esplicare anch'esse una valida opera di collaborazione politica accanto a quella degli uomini, funzione politica che pur esorbitando da quelle essenziali più sopra accennate purtutt-avia può assumcl'e caratteristiche spiccata• mente femminili e divcnt..arc tradizio• nalc in seguito nelle donne italiane. f'ABRIZIU Vl1'AlaE1'TI ma t- I, 5-6 - MARZO - APRIL1E942- IX PATTUGLIA POLITICA ARTI LETTERE ' FORU' • Sede Littoria • Tel. 6011 ' Direttore 1 &E NATO R O s S I Condirettore LI V I O FRATTI WALTER. RONCHI • redattore c•po ARMANDO iAVACLIOL1 - ruponubile UN NUMERO L. 1,5 O AIBOIIM. : Ordinari I. 15- Fmiati Unim1it1ri I. 10 Dlstrlb. D. I. E. S. · P.H S.•Pantaleo 3 - ROMA PUIBLtCITA': Ufftcio Pobbltcllà e Propa. ganda - Via Roma, 6 - IOLOGN A ANONIMA ARTI CR.AFICHE BOLOGNA In ouequio alle superiori disposlz.ioni limitanti il comumo della carta "Paltuglia,, esce in numero doppio di 24 pagine comprendente i mesi di Marz.o e Aprile. Il p,ouimo numero uscir~ rerolormente il 1° di maggio.

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