Pattuglia - anno I - n. 4 - febbraio 1942

tenziamento di una coscienza artistica. Questa coscienza che - ci spiace artérmarJo - &\'evamo finora notato ben poche volte nei nostri cinematografari deve oggi ess-ere raggiunta con tutti i mezzi anche a costo di arrivare alla eliminazione di certi elementi mediocri - 9i quella mediocrità del tira a campd nemica dell'arte - di cui il nostro cinema purtroppo è ancor pieno. Se si parla di epurazione di ranghi non si può a meno di tirarsi addosso gli improperi e Je ire di molti; cionoiiostante amiamo senz'altro dichiarare che quando vediamo che un organismo alJa prova dei ratti e considerato nelle opere che fornisce non è all'altezza della situazione ci balza chiara l'idea che le Corze che lo animano non abbiamo lo necessità valida energia creatrice per cui a nostro avviso e nella maniera più netta si impone in quel campo una sostituzione di lorze - nel nostro caso: uomini. Questo fatto potrà nuocere momentaneamente al nostro pro- .cesso di affermazione industriale ma eleverà anche e certamente il tono medio della no• stra produzione e la affermerà qualitativamente all'estero; affermazione qualitativa a cui in un domani vittorioso - c1uando le nuove generazioni si aggiungeranno alle vecchie per fure del cinema e si troveranno in mezzo ad un ambienta di già epurato - si aggiungerà più completa l'aifermazione industr-iale. .DE;lla riuscita ci riteniamo certi perchè c'è la fede che ci anima e la nostra sensibilità latina che ci guida; consci della nostra superiorità artistica italica che sban?ieriamo cosi. frequentemente, anche nel cinema vogliamo e dobbiamo essere ad ogni costo i primi e i migliori. Per riuscire i primi e i migliori dobbiamo lottare: e noi pensiamo che questo momento di tremenda battaglia sia il pili adatto per creare i presupposti di una nuova vittoria. ENRICO CAMPORESI Poesia Meano L'anno scorso un giovane ra- gori.a immaginata dal giovane quel passato di chimera ritorna gazz.o mi d.iedc da leggere un amico. a deliziarsi in vesti fantastiche, suo breve lavoro: più che altro abbozzo <li un'opera che si riprometteva di svolgere nel futuro. Si trattava soltanto di una ventina di paginette di quaderno, scritte con· Ioga, ma nelle quali appariva già un pensiero non banale ed una sensibilità umana piuttosto rara alla sua età: lo stile vi era sempre limpido e talora epigraUco. Il titolo diceva tutto: «della Ielicità,-: addolorato ma non pessimista, egli credeva che la felicità «vera• tutti potessero raggiungerla, cd esponeva .uiezzi che a parer suo po'te• vano donarla iniine agli uomini. Aveva cosi diviso questi in lre categorie: gli indiiferenti (i più), i geniali (i pochi), i geni (i pochissimi). I primi potevano essere felici nel frenare il desiderio, nell'inserirsi normali nella normalità della vita, nel non volere; i geni soltanto nell'azione pura, che egli defini: il più sublime degli orgogli, il più meraviglioso degli entusiasmi. Quanto ai geniali esSi dovevano dimenticare cotesta terra Perchè Meano è forse l'unico artista che Si trasporti di continuo fuori del reale per sva• gare in un mondo ignoto e soltanto fantasticamente conosciuto, per costruire mirevoli storie d'omore, ma sopratutto di intensa poesia. Tutta la sua opera ci porta sognante, alati, tra visioni e terre che non sono più le terre di tutti i giorni: visioni ove appunto la poesia più vera, più nuova, lucente risplende e trabocca a dissetare gli uomini che unsiosamente, anche i.neonma ormai vere. E la costruzione poetica che conta in Me ano: ed è proprio la bellezza e l'originalità dell'invent1va che lo stacca dai normali gratomani di teatro, ponendolo tra i più profondi e rappresentati_vi artisti di tutto il nostro teatro di prosa. La sua Iantasia lo fa sempre astrarre dal borghesume in cui sono più o meno impregnate tutte le esiste~ze, trasportandolo in luoghi dove tutto è ancora vergine per l'inte1ligenza scii, l'anelano. E come in so- che sa creare, dove ci si può gno, noi seguiamo incuriositi cavare dalle solite e stantie quei paludamenti che non so• situazioni triangolari, in cui inno affatto falsi, ma che anzi somma si può creure ertettirispondono ai pensieri pi~ reconditi dell'artista, ai suoi cullati sogni. La realtà di tutti i giorni, quella che facciamo nostra per tutte le grandezze, ma anche e sopratutto per tutte le nostre innumerevoli meschinità, e• gli di proposito l'evita; la realtà, la vita vera è tanto triste o monotona o inutile: pcrchè non abbandonarci totalmente al sogno, che invece ci ricrea la esistenza? Così si inizia l'abbandono vnmcnle la vita, quella vera, l'amore più sincero, le cose più durature. Cesare Meano è insomma un poeta autentico che, elegantissimo nella torma, · è anche talora crepuscolare nel tono di qualche dialogo. Qualcuno ha aHermato spesso che la visione di Meano non è completamente originale: ciò è vero: Pirandello infatti aHermava che Ja felicità o la verità (il che in Iondo è la stessa cosa) non si e ricreare con lo spirito del- alla chimera, che non è as- raggiunge mai nella vita reale, nella vita di tutti i giorni: e Meano, che in certo modo, deriva dal siciliano, risolve, se pure per altra via, l'insoluto probl~ma: e conclude dicendo che la felicità è nel sogno, nel rivivere un passato che più non è realtà, e che ormai sta framezzo alla leggenda. l'arte una vita superiore al di fuori di questa: dove potessero ,costruire se non altro, mondi di fantasia pieni delle loro idee. Un mondo d'arte fuori di questo: ecco la felicitò, Questo preambolo sarà parso a taluno o lungo o forse anche sbagliato: non credo pe· rò: e chi ha efrettivamente compreso l'arte di Cesare Measurdità sconsiderata, ma puro bisogno dello spirito· creatore che cerca la sua felicità. Ed ecco che il sogno è an • che più vero, se sfuggiamo la scena troppo angusta di tutti i giorni, e ricerchiamo un pas• sato dimenticato o ignoto: fermiamoci nelle sue favole; nei suoi miti sui quali tanti hanno sognato; e con una nuova luce che trapela modernità nello spino può anche capire come tutta rito della costruzione, edifichia• Ja sua opera drammatica lo in- mo il castello del ~ogno. Così Cosi, per tutti questi motivi, credo di non ave1· proprio sbagliato nel porre Meano nella seconda delle categorie delineate da quel giovane ragazzo. Fon d az 1 i 10 nctRLiffi f :n ~orffcnto di poesia, LUIGI SAMBO 14 5) I. S. C. alferma che l'u• nico modo per riuscire ad ostacolare efficacemente i facili guadagni dei nostri mediocri autori è questo: «se una commedia è brutta, comune, se da ogni poro il «mestiere» t.Tasuda, bisogna fischiarla. E nel contempo, se in una commedia si trovi qualcosa di veramente buono, se si sia colpiti da una vena di poesia vitale, si np• plauda, con convinzione entusiasta•. Ci sembra lapalissiano quanto afferma il sunnominato ca• merata del BARCO di Genova. Piuttosto una domanda: ciò che. fischia il pubblico - non con- ;tano i soliti tre o quattro gatti che dissentono - e ciò che non fischia il pubblico val sempre la pena di essere iisclriato o no? 1. S. C. parla del • pub• blico normale ,._ Se con questo termine int'ende il solito pubblico che attualmente ailol• la{?) le sale italiane, non riconosciamo alcun valoi·e ai sibili emessi dalla sua bocca inaridita od ai suoi applausi, anche convinti. Quando il pubblico avrà realmente una coscienza ed un gusto teatrale, aHot·a, solo allora, il valore del fischio sarà veramente ef.lettivo. Per ora no. O) lò. un arhcolo apparso su lL JJO' di Padova, ~iovanni Contarello parlando di una pretesa insuf11cienza metodica o deficienza della nostra critica drammatica (cosa di cui noi non ci siamo elfettivamente accorti), cita quanto scriveva recentemente «un nostro valoroso autore, Litterar<lo Gnerardi», il quale avvertiva «11 senso del vuoto dichiarnndo c1.1emolte delle attuali commedie ci appar1ranno in un non lontano domani talmente stupide, vuote, insignilicaot1 che 1ara meravigha l'aver.le potute uscoltare». 1.vtameraviglia più gr..incte lai•à raverle polutc scrivere, queste benectette commedie, cumetuta <..:nen1r<1i; e menwiglia ancora maggiore sa1•a quelrn di csse_rc su.tu l;ll.lW:lU&Ll • vu1O, OSI llUl.Oi'l;» per avene scritte. 7) L'altra se1·a, assistendo ad un ennesimo spettuco10 ili varietà, ci è venuta in mente la seguenLe ctet1n1zionc che forse possmmo avere anche letto 1.n qualche fog1io: 1 comici italHlm s1 dividono in due cutegor1e: Nlacar10 e gh imitatori d1 1vJacur10. ij J !\on c'è che dire, ma. il nostro Ar1starco è uno <lei g10• vani cbe seguono con maggiore passione e competenza il c1.nema '.ltahano e aimostrano una squi• sua sensibilità per i prob1emi più importanti C::lte la nostra cinematogralia ha urgente bisogno dJ. t·isolvere. \luello di unu cineteca nazionale e d1 una cineteca veneziana in particolare entt·ambe vive ed operanti, è uno de1 problemi cbe aspetl.8.no una proma r1so1uzione da parte d1 coloro che reggono, in ltalia, le sorti della settima arte. 9) Si è accennato tempo fa, e di sfuggita, ad un decentramento graduale dell'industria einematogrnfiea italiana. La questione è altamente interessante e merita di essere impostata e di· scussa ampiam.ente. Ci 1•ipro• mettiamo di fare seguire un lungo articolo n questa nostra prima affrettata segnalazione. WAR TESORI & BAZZIN MOLINO A CILINDRI F ORLI' VIARAVEGNAN·7A5 TELEFONO 610ft ESPORTAZIOO PRODOTTI ORTOFRUTTICO DITTA VINCENZI SECONDO • CESENA TELEFONO I H Casella Postale 58 Telegr. : Vincenzi Secondo CESENA Viale Obcrdan N. 17 Telefono N. 1,59 Cucila Postale N. 59 S.A.C.LM. S. A. Costr. Industr. Meccaniche Il Fornitori FF. SS. ,, R. Marina - Costruzioni Metalliche e Mecca-' niche ,, Serramenti in pro@uj comunì e spe· r:iali - Pezzi di ricam• bio per macchine agricole,, Serbatoi, cisterne e cb1lol"tri per deposito infiammabili ,, Saldatura elettrica ed auto~na, riparazioni

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