Pattuglia di punta - anno I - n. 1 - novembre 1941

ANNO I· N. 1 NOVEMBRE 1941 - XX S. A. P. GRUPPO lii \MENSILE DELLA FEDERAZIONE FASCISTA DI FORLI' PER FASCISTI UNIVERSITARI! ---------------------------' nosctroascienza (": EL?CAR di vivere e inten• ._. dere profondamente que• sta nostra guerra che investè di sè, per ogni giorno che pas• sa, tutti i mondi conosciuti della geografia, della econo• mia, del pensiero sociale, della vita politica e della vita spicciola di ognuno, è un problema complesso perchè appunto uomini e cose sfuggo• no perpetuamente gli schemi preposti e operano nel modo il più irrazionale. Tuttavia il volerne cono• scere profondamente l' esperienza vera e intima e tra• durne nella pratica qziotidiana l' assunto vivo e operan• te, deve essere il compito primo ed immediato dei nostri giovani della cultura e dello spirito come tali responsabili e depositari di quella coscienza dei limiti di valore conùngente in rapporto ai valor i eterni, che forma costan• temente l' indice di civiltà di una collettività umana. dedizione alle sue contingenti Poichè a differenza di esigenze ; una unità e una quanto purtroppo certa insana disciplina che convoglino ogni retorica continua colposamen- sforzo e ogni pensiero in te a propinare ai cervelli su- un modo zmidirezionale, dipini, non sono soltanto i co- ritto, inflessibile. sidetti " genii ,, a imporre Ma non perciò, come tropalla civiltcì di un popolo pi sembrano comodamente l' etichetta e il marchio di opinare e conseguentemente distinzione, ma è dalla na- dormirci sopra, la Rivolutztm, dal complesso, dalla zione subisce soste, perchè vitalità delle intelligenze di la guerra è la stessa Rivomassa che si misura e si rico- luzione che entra nella sua nosce il senso culturale di una fase decisiva, che si inseristirpe e intrinsecamente, il suo sce nella Storia e vi incide diritto a vivere e ad operare. incancellabilmente le sue legLa guerra oggi impone gi supreme e con esse, le una totalitaria e cissoluta premesse formidabili del suo Fondazione Ruffilli - Forlì \ GRANO IN ClllENAICA fittziro processo evolnti vo. Capire lo spirito cli questo prncesso evolutivo, formarsi con occhio sereno e profondo a qtiesto processo di cni proprio i giovani in grigioverde o non, saranno gli artefici materiali; vincere fin da ora il dopoguerra con la sua inevitabile serie di compromessi, deviazioni, male interpretazioni sono i compiti che . l' avvenire commette ai giovani. Perciò l' unità e la disciplina di oggi debbono essere la matrice intensa di un profondo dramma di vita spirituale da cni scaturiscemo i fermenti coordinatotori della futura z•ita rivoluzionaria del Fascismo ; debbono essere un fervore di vitci che sciolga nelle giovani menti la " cultura fi·edda ,, trOJ>pofredda di pavido razionalismo e la sostituisca, a caldo, con l'entusiasmo e fo passione che cultura e ragione dovranno tenere sempre ben desta e al servizio pronto e immediato dell' azione immanente. Le stasi rli indijfere11za e di assenteismo sono ugual mente deleterie e colpevoli di un tradimento in atto. PA'ITUGLIA DI PUNTA

Stralciamo da Architrave: Al Partito occorre un nucleo di uomini selezionati, uomini nuovi, onesti e competenti. Solo uua minoranza può compiere la Rivo• lu1.io11e,Rivolu1.ione integrale, che sopratutto noi giovani auspichiamo. Capita però spesso, tra noi giovani, che si diéprezzino eccessivamente Je generazioni passate. Affermare che l' av• venire e la Rivoluzione sono nelle mani dei giovani è più cbe giusto; ma uon bisogna dimenticare mai che i nostri padri hanno fatto la Grande Guerra e la l\farcia su Roma. ScriYe Vef in un corsivo: ""Stile,,, su Libro e Moschetto: Fuori le· carte, o camerati delle recondite ore. Prima di parlare Ji une .. tà e di tirare sassi in piccionaia bisogna rivoltare le tasche dei p:rntaloui, @palancare port" ,. finestre dì casa, porcare tutti i certificati necessari a identificare la persona. Altrimenti il 1>01•0111, quel benedetto !lOpoloche difendiamo uou per demagogia, ma perchè è il po• 1>010cbe è dentro il cuore del Duce ed è la preocupaziane di tutti i nostri sforzi, esclamerà: e Non ci \'Cnp:ano a raccoutare storie, parlauo di onestà e Ji sacrifici e in pochi anni hanno accumulato mili.ani, comprato que&to e quello, tengono automobili, ville e amanti e fanno in genere ciò che dicono agli altri di non fare•· Sissignori, il popolo ha ragione di 1>en@areo di dire questo e noi aggiungiamo che i censori con le carte uon in regola sono i primi che dovranno essere schiaffati al muro. Noi che crediamo di çonoscel'e il popolo sappiamo <1uanto ciò sia vero. Sc·rive Lederò su il La,nbcllo , parlando " ùcl co8tume,,: A &edici mesi dall'inizio del conflitto di più ,·asta portata che mai nazioue sia stata chiamata a 80Slenere, il popolo italiano può e deve far confronti con la guerra mondiale. Pensi al contributo di vite dato allora ed oggi. Pensi alle difficoh.ì. di vita dei due tempi. Pensi allo e scarpe rotte• ed alla ciughia agli ultimi buchi ~ di Uolcbelìt. Pensi ed. onestamente, giudichi. Rammenti sempre in ogni momento di vita d1e un soldato, un suo fratello, dispone della ceute• sima parte di agi e di rischi moltiplicati. 1>crmille. E non mormori più, mai, per 1H.:ssun;1nigione; gli uuici cui tocchCfebbe il diritto di parlare ..ouo i Caduti. Ma se Es11i lo pote~sero, le loro voci sarebbero bolli di fuoco in fronte a chi dimostra. di uon saper fidare nel loro sacrificio. È un'etica anche ◄1uesta, sopratutto <1uesta. Non ci resta th aggi t111gere che c1uesto: mentre compre11diamo, se non scusiamo, come mormorino i vecchi borgbesi, non concepiamo Ja critica sonia, distrulliva e rinunciataria co11 cui molti giovani tentano di ammorbare la fede elci loro compagni più puri. tradito, vessato, angari~1.o, venduto, aff.iniato e prossimo ad essere condotto al macello dal hrutalismo diuatoriale del Silla 900 ,, . E' Atber Capelli, in V eut'anni. Ci basti un periodo, dal suo lungo fondo " Perchè stupirci?,, : Come mai il popoJo americano, cost fiero e orgoglio10 delle sue istituzioni libertarie e delle stelle che adornano la bandiera di tutte le libertà nazionali sempre che siano proprio tulle vere le sue sof• ferenze sotto la Dittatura della Casa Bianca - nou impugna le ar• mi di questa sua li.bertà, cioè le 11chede di nottra buona memoria, e nou abbatte la tirannia roosevel• tiaua? Interrogativi senza risposta che poniamo ai nostrani rimasugli mefitici risparmiati dalla rigeuera• trice ventata r.ivoluzionaria del'22. E' òra di finirla, con <1ue~ sta commedia! Come disse i) Duce: o con noi, o co11• tro di noi. E' uscito il primo numero de Il barco, rivista del G.U.F di Genova. Un saluto cordiale alla nuova pubblicazione: che ti distingue per la pacata e positiva serietà con cui tratta gli argomenti più gravi ed attuali. Solo vorremmo risparmiato qualcùe sfoggio di belle e difficili parole: e realizzata in compenso una più sincera chiarezza . .Per esempio: Dal primo della cl11sse,all' ultimo dei poeti maledcui si sa che la gioventù uon è uua dan7,a con nacchere e taml.uri, ma (tualc ..sa di inflessibilmente impcgnC11tivo. Tanto è vero che (IU 111do ìl 1>olsodi un po1>olo si ap1>atti,,ce per i colpi mancini della ,.,Lvriac'è chi urla I' adunata dei giovani e chi giura nelle esubaanze più focose e fecuudc dei goliar<li. Si dirà ..:he l'eloquenza e il correr~ dei gesti nei giovani serviranno nelle mani degli am•jaui come l'elogio più crudele e negativo per lanciare le trite sassate contro il eosh1me e l' intelli!,!enzu di quelli che souo nati dopo. Ecco allora. sorgere gli el~weuti più esemplari per I' allestìmeuto della preadami• tica polemica tra le opere dei giovani ed ii conservume organizzatissimo dei 11011 più edolesceu1i. Ci piace pcusare che oggi di froute alla 1-:uerra. gesto essenziale dei 1,upuli, le parole, i di.ari, i ,1u:,. dcrni dei giovani si giustifi,·hino come la ragione me~dio offerta della nostra c-si,,tcnza. A]~iamo impiegalo non poco tempo prima di comprendere ciò che r autore ,,oJeva esprimere: e prima di esser d' accor<lo con lui. Mariano Pi11t11s, in un suo serrato scritto a proposito di '' Civiltà politica,, su Noma Fascista. cade a un certo pnnto in qnesla affermazione: In sìmile clirna le uniche for• ze spiriluuli so11rav,·issute, ql1elle artistiche, non 1,otewu10che tliscostarsi, salvo poche eccezioni, da tale bassa politica rivendicando la propria orgogliosa autonomia, fondando una apolitica e asociale rc1rnbblica rlelle arti, iu continuo cd Finalmente una voce che insanabile contruslo con quella. condanna le I'/' pietis1iche vo- Sorse così, sal\'o l'arte ,,mriot• e~ e_ piagnu~oJistic~e predi- :~cz~o::~~ ;:!:~: 1:~id:i:::;~~t~:!7~ z1om comm1seranu la _sorte seguito vi si ispirò, una arte agnoFtli'àazl'fffle'"Ruf1fl1 i"~" f!'brft •ue "'°p•gg,n, me2 no nobili ed elevate, diventò lezio8aggine o sgrammaticatura o retorica, ma che di arte non aveva spesso altro, quando l'aveva, che la forma. Possibile che si debbano ancora fare distinzioni tra la fonna e il contenuto· uell' arte? Dire che un, arte d' arte ha solo la forma è un non senso. Dovrà essere ripetuto per l' ennesima volta che una via di mezzo tra arte e nonarte non può esistere ? Su Jl Glauco, la . bella rivista della Sezione del1' I. N. C. f. d'Ancona, Ubaldo Fagioli commenta la "recente entrata ufficiale della letteratura contenJporanea ne la Scuola Media. E scrive tra l' al"tro : l\la, come s'è detto, fra i tau ti, che sono rimasti fermi ali' inizio della Rivoluzione c'è <Jualcuoo che la Hivvluzione ha seguito giorno per Kiorno e s'è imbevuto dello spirito di essa, ha acquietato una nuova eensibilità, è penetrato neUa nuova tecnica, è riuscito a rompere la barriera di uu mondo reale e scoprire nuove emozioni in un mondo interiore prima sconosciuto o in quello della fantasia, ba affinato, giorno per giorno, l'animo nella bellezza de 11e parole riu• scendo a trarre da esse quella li- • ~ ardoJ'e che gl' italiani non maculati dallo scellicismo ,.. e<lall"oro moslranodipossedere per un Regime sewpre più fol'te ed autoritario non è che un indice dclJa lunga strada percorsa dalJo spirito singolo verso la 111ct;t dell'ideale. t ci.oè çhiaro che l'auspicata assoluta intrausigcnza poJitica rispecchia un intimo, personale processo di chiari• mento e di riscaldamento delle coscienze. Ed è bene che ciò avvenga. (~ <lesiderabi.le ~rnzi che il futuro non rallenti codesta marcia as«.-ensionalc-. Chè solo quando i popoli hanno costruito un piedisLal- .lo di basalto alla mascl1i,1 figura dellt1 loro storie~ tradizione mora!(', allora, solo alJora meritano deg-namentc la luce vivifieatricf" d<-lla po- )jticn. )londc e polilif'a non sono in,•ero d1(' 1110111r-nti <li una medc~i111a forza stori<·a, ambedue inscin<libilrnente connessi. Corrohorarr l'una significa corroborare l'altra. Pertanto 11011 sorprf"nde il fatto cù.c colui, iJ quale in puritù di spirito a11ela ad un draconismo estrinseco, sia il primo ad imporre alle inremperanze ed agli egoismi intrinseci le briglie e la staffa, così come non <·<-"nte.llini r accusa e il l'i mprovcro a chi offende i mortì insultando j vivi. Non si pu·ò pretendere che gli altri facciano ricità che nessuno aveva veduta, ha seguito per \'eoti anui la ricercatissima e quasi introvabile produzione letteraria. ha sciolto i lac• ci di una eiutesi ingombrante e sa, senza scandalo, fare ecce1.io11ealla regola, distingue le monete f.ilse dalle buoue, le imagini balorde dalle giuste, Ja retorica dall' auliretorica; qualcuno ingomma che ha combattuto, 8pecialmente nelle scuole, contro tutti e questo qualcuno, sen,a vremio e senza riconoscimento, senza piastrino e seuza data, come può sopportare il collega, che, per amore del <1uieto·vivere, fa oggi buou \'ÌSO a ciò che ieri degnava appena di un sorriso di compiacenza? E più avanti: Verranno fuori per essere mal compresi e mal digeriti, ora i pochi, <1uelli che sanno, che leggono, che seguono, che haun•• letto e seguito 11er unni e ;inni (Ce ne fo&se almeno uno pér ogni scuola!) polr<:"bberoeeeere di guida e di aiuto. Occorre distinguerli, scovarli, e uon è diffi,·ile, porli a <prnlche pOSIO di comand", a' intende a posti di comando 8piritu1tle, sì che po8&ano (urà lungo e difficile) fare seuola a chi deve far scuola. Con alcune nomine recenti, al di fuori di concorsi, il ministro Bottai ha già iuiziato il lavoro. Percl1è infine, dopo tantfl lottare, quella letteratura che va da .. Lacerba ., a .. La Voce., ai più spinti ermetici possa t·ssere co• nosciuta, vissuta, amata. Giustissimo. C'è una letteratura contemporanea che, non sappiamo se per cattiva stampa o per pigrizia del pubblico o per passatismo degli insegnanti (e dei programmi) pochissimi conoscono. ZOB. ciò· che persona] met1te 11011 si fa nè si vuol fare. Volere, cercare di es~e1·e, sforzarsi di essere, non credere di essere: ecco Ja bandiera della nuova J~uropa. . .. Com:.mdare agli altri è quanto dire a se ste~~i, mf'- glio comundarc se st<"ssi. L'imperio csll'inseco è il riflesso di un autodominio, di un intimo organico vaglio delle proprie facoltà morali, inLelJcuive. pratiche. Ecco perchè "comandar(',, non · è da tutti, Cl·(·o percht· ,.,. comandare ,,.. signiti1.;a "soffrire.,. La strnda che conduce alla vittoria dello .:;pirito offre ostacoli e richiede .sacrifici. Chi v.:raniente ea f• può comandare <leve cumanJare. SoJo ('OSÌ I° ordine 8' i1111e~ta senza attrito ,u..ll" oblwdicnza. solo così gemma, al sole della reciproca slirna e fiducia~ il fiore della disciplina. ... Abbiamo letto ed ascoltato talune acide frasi ti' insoffe1·cnza per quelle cornici ideali entro tui Ja stampa universitaria va inquadrando la nuova Europa di domani. Non occorre · spender molte paroJe per dar torto a codesti adoratori della visione casualistica della storia, a codesti " casisti .~, come Ji chiamava, non senza il sale dell' arguzia, Gia11 Battista Vico. Basta si sappia che per noi é francame111e meglio, centomila volte meglio la mula di Balaam che apre la bocca per profet:ire che quella di Don Abbondio che punta gli zoccoli e disdegna ogni incitamento a pensare beala e contenta di aver pen• sato, dieci anni fa', una vol• la per sempre! . .. Si parla e si scrive di un concetto sempre più elevalo della futura "giustizia socialè,, . Ultima cosa, chè il popolo ha il sacrosanto diritto di abbeverarsi alla fonte della competenza e della speranza. Solo vorremmo che codesta fonte non fosse tzilora torbida d' imprecisione e di sel'uplicisr.no. Clit taJe è quando, per esempio, si sbandierano rigidi principi di Jivellamento egualiuuio e retorico, presuntuosamente de-. stinati ad annientare gerar• chie, a capovoJgere aristocrazie ma i11 effetti capaci solo di cristaJlizzare il disordine e cl' intristire lo spirito. Si dovrebbe invece battere insistentemente il chiodo sui presupposti ideali e pratici di uua orgm,ica anno11ia. so• cia,le, aderente nlln realtd viva. della vita, per cui il citta(lino ha quello che si merila quello che ottiene, ottiene c1uello che gli spetta in relazione al posto di Ja. voro posseduto neJlo Stato. . .. La storia insegna che la neutralità non ha mai portato fortuna agli Stati CJUando due grande idee hanno armato i popoli per una lotta per la vita o la morte. Tn questo caso, scrisse C,ivour, ~•il meno lriste frutto è forsi ulti,no ber8aglio ai sospetti e agli sdegni di ambe Je parli,,. NEVIO 1\IATTEINI nnno1- n 1 nom1BR19E4x1x DAHUCLI DIDUNlA MENSIOL[ELLAf[O[R!ZIOFNA[SCISTA DIfORLPI'[RI fASCISUTNI IV[RSITIRI FORLÌ - Sede Littoria - lei. 60t8 RENATO ROSSI dlreum LIVIO FRATTI condirellore WALTREORNC. HreIdaHocreapo IRIANORO!VIGLIOLI . responsabile UNNUMEHO L. 1,50 ABBONAMENTI : Ordinari L. 15 fascistUi niversitLari1o FORLi • SOC. TIPOORAFICAFORLIVESE

UNIVERSITARI ALLE ARMI BONIFICA UMANA !:'D anche per questo sia benedet- disciplina, dalla energia cli appli- .,L La la terribile guerra. Guerra carsi ad uno sforzo metodico. che raffina Je corde dell'anima Ad esempio ancora, i] mito che in note di sovrumana limpidezza, vorrei dire del rf' record ,,. La mania guerra che è strumento risolutore sensazionalistica, anche in politica, di conflitti incancreniti e arma di di' rinvenire in nostre usanze i prinliberazione dai gioghi convenzio- cipi di usi e istituzio11i altrui. Panali per le coscienze giovani. ~1a è ghi di quello sportivo primatoi non anche - e sopratutto - occasione si credeva più utile controllare la e ragione di verità. effeLLiva emcienza delJ' istituto e la La verità, gli uomioi la amano sua rispondenza alle mutevoli situa• e la odiano. Con Jo stesso ardore zioni. Vogliamo continuare e ricOr• si donano alla ascesi che la disco• dare, sempre esemplificando, il con• pre e aJla selvaggia bramosia di cetto venutoci dalla turistica fami• occultarla, alla serpigna abilità di liarità con gli strani.eri che l'hai i a ucciderla. 1'{a resta sempre la pie• fosse al centro senz'altro delJ' alten• tra di paragone, resta la pietra d'an• zione mondiale e non fosse purtrop• golo per ogni costruzione che vo• p,) considerata altro che un vico• glia restare. La guerra, come i gran• letto romantico e non una gra1lde di cataclismi, giunge per rievocarla, strada della vita internazionale? Na. per risuscitarla alla mente dei po• turale quindi che non ci si desse da poli che la avessero perduta di vi. fare per farci conoscere e per altuare sta, elle avessero piuttosto seguito il un opportuno dispositivo cli pFopa• magistero delle illusioni, deUe vani• ganda (che, al caso, avrebbe potuto là, delle facili accontentature. servire benissimo anche per Ja guer• lnntiJo perderci in parole. Non ra; e invece siamo stati anche c1ui faremo che perpetuare un vecchio presi alla sprovvista). uso contro il quale già sentimmo I'aciloneria, voglia di iJludersi ; blaterare senza risultato. QDesta strana beatitudine di un popolo che guerra è stata un sanatore bisturi col suo bel sole, i campi pingui, il per La nostra coscienza, un magni- vino robusto ha, si vede, la vita fico reagente per Jo spirito nazio• troppo facile, anche se non naviga nale cbc, dopo tante lotte e altret• nell'oro! tante vittorie, credendosi giunto in i\'l_:i ci furono anche i vizi indiporto, s' iUucleva di poter evitare di viduali. DaJ pensiero che 1' insieme misurarsi giorno per giorno con la andasse neJ migliore dei modi, si fredda verità, interna e iuternazionale venne alla persuasione che anche i Si crauo creati dei miti; altrj particoJari fossero perfeui: dalla che si trascinavano da secoli, come constatazione che avevamo l'uomo vizi della nostra mentalità, si erano pitì colossaJe ed umano della poljrinvigoriti. Aci esempio quello clcJ- tica moderna, e-i dedusse cbc tutti l'italiano intelligente per definizio• gJi altri uo,uiui fossero perfetti. ne, il popolo più inteWgcnte deJla Si tentò cli uccidere non la terra. Dove, per inteUigeoza si scam• critica, ma Ja razionalità, i mezbia il semplice e pur divino dono zi delJa ragione individuale accu• naturaJe delJa scintil1a creatrice, del• sandoJi d) scarsa fede quando l'autocritica e ci si dimentica che invece non eraoo assetati aJtro l'intelligenza deve essere completa- che di luce. E, in altro campo, ta dal senso del dovere, da.Ila ca• non si pensò forse risolto in pacità alla rinunzia, dallo>pirito di ltalia quel problema morale che è Fondazione Ruffilli - Forlì la hasc t.lell' attuale tragedia mon• dialc, per la sola conclusione dei patti lateranensi? E così la pratica cieli' educazione giovanile vide una gran disattenzione per gli impera• tivi interiori a vuntaggio di una preparazione spellacolare e muscolare. ron ci si accorse 4.,;hesi impo• veri vano con ciò - come si sono impoverite - le possibHità deJla massa della generazione giovane, quindi della generazione rivoJuzio• naria per anni e per posizione sto• rica. Non ci si accorse che si favoriva iJ distaccarsi di gruppetti mar• .-,·inali di orit:ntamenti equivoci e <lai c1uali le residue forze dell' intel• Jigenza dovevano per Jo meno sentire la tentazione di Jasciarsi attrarre. La guerra è arrivata a dire chia• ro, senza sforzature cli voce, con Ja categoricità di chi è infiDitamente più forte, fin dove si era statj nel giusto e a fare risaJtare non tanto i piccoli errori, quanto le inesatte valutazioni, i vizi costituzionali del sistema. Noi abbiamo iJ coraggio di guar• dare alla verità e di procJaniarla. E diciamo che molte cose, molti spa• gnoJismi, moJti ricami del nostro costume vanno mutati ~ ma pro<·la. m·iarno che la verità fatta risplen• dere daJla guerra è quanto mai a favore del nostro sistema di vita e di idee, è quanto mai per l' infu. turarsi dell'idea fascista. )la occorrouo uomin,i di principi idèaJi. di una moralità esemplare e virile, cli una religiosità non vuga, ma obbiettiva eome voJeva Arnaldo, di uno scrupolo estremo neJle Joro azioni e cli una vera capacità tecnica e non parolaia. Tutti i giovani sono di questa idea. Occorre trovare un programma di risanamento indjviduale e coUet• tivo e occorre trovare il virile coraggio cli altuarlo. AllMANDO llA VAGLIOLI CONCEZIONI POLITIC E □ ECONOMICHE □ I NICOL'OM'ACHIA~E • A meravigliosa fioritura spirittwle ._ iLaJiana, che ha i suoi nobiJi e primi esponenti in Dante,Petrar• ca e Boccaccio, diventa con proces• so logico e sviluppo spontaneo ri• Oessione profonda di vi.ta in Nicolò Machiavelli. .11 Segretario fiorentino vive in quel tormentato Cinquecento, che mentre assicura alla Patria nostra il primato intellettuale ed artistico nel mondo, .la presenta <l'aJtra par• te come un organismo malato poli• ticameute e facile preùa alle domi• nazioni slrtmi.ere. Machiavelli è, se si può per• mettere l' affernrnzionc, un genio romano, con quel tanto cli imperiofola incisività e cli sublime forza splendenti negli uomini migliori cl' azione e di pensiero deJI' epoca imperiale romana. Con ~1achiavelli si prepara la futura rivoluzione ciel pensiero eu• ropeo. Il Principe è Ja traduz.ione pre• cisa, tagliente, incisiva di questo profondo anelito rinnovatore. OJt1·e il rigore logico e Ja fre<l• da obhieuività, che sembrano ap• plicati volutamente durante tuuo lo svolgimento deJI' opera~ il cerchio di questa imposizione rifle.s@a è rot• to talvolta da un bisogno prepotenLe che sembra rispecchiare la fiam• ma viva dell' autore, cbe ba sempre presente nella mente la speranza anticipatrice del!' unità e della po• lenza della Nazione itaJiana. La politica è per Lui sostan• ziaJmente J' arte di governare gli uomini, di orientarne gli sforzi, di promuoverne le auivitA, di aimoniz. zarne gli interessi e tale arte ba indubbiamente il suo fondamento primo nell'uomo stesso. Essa ri• chiede infatti la somma virtù degli uomini, che sono destinati ad altuar1a, ma sotto questo aspetto il pensiero di .MachiaveUi nella con• siderazione cli sfavorevoli contingen• ze assume rilievi di doloroso pessi• m_ismo. LO STATO IDEALE L'incarnazione ideaJe dello Sta• to in MachiaveUi si svolge sopra due fondamenti : saJdezza e bontd cleJI' ordine giuridico e potenza del1' ordine miJitare. Questi due termini nel pensiero dcli' aut.ore del Principe appaiono coJJegati <la un principio di inter• dipendenza, perchè in uno Stato potentemente organizzalo neJla sua attrezzatura bellica e retto da una severa disciplina gerarchica oeces• sariamente si deve avere u11 com• plf'sso legisJativo efficiente, armonico, perfettamente rispondente ulJa po• Litica del Paese, nel quale Lrova applicazione. E sotto il r:i.pporto inverso una solida, reuilinea costruzione giuridica dà vita ad ordinamenti statali potenti. In questo binomio, ove si fonde la morale con la politica, lo spirito con Ja materia, viene sintetizzata la funzione dello Stato ideale, per• chè appunto tuie tendenza a 6s1mre tipi ideali si rileva in ogni p.:1gina 3

del libro. Oall' osservazione della realtà il Machiavelli muove per andare in'contro a potenti idealità e per trovare le altre leggi che regolano non solo la vita degli individui ma anche quella della società umana. Per questo in tutta I' opera del Machiavelli appare evidente una frattura insanabiJe fra r essere e il dovere essere, fra l'esigenza politica e quella etica. L' aspiraiione viva, immanente del grande autore fiorentino è quella monarchia unitaria, destinata a raccogliere nei suoi voti tulla la parte migliore deJ popolo italiano e a opporsi conLro l'insidia per·nrnnente del Papato. Ritornando alla duplice condizione che determina il buon go,,erno notiamo come al vertice del pensiero machiavellico sia sempre l' idea fissa del popolo armato, nella cof1.vi,,zione che la potenza bellica debl>a assicurare anche in uno Stato costumi sani. vita sociaJe coerente, sple11dida fioritura artistica e civile in pace. r n questa concezione appare evidente uno sforzo di anticipazione dei principi autarchici, i quali tendono appunto a creare il massimo di po• tenzialità entro i confini dello Stato. Il concetto del popolo armato trae vita dalla potenza del numero: esso inoltre presuppone l'apporto spontaneo e appassionato dei cittadini. Tale sogno ideale porta il MachiaveUi ad amare considerazioni sulle armi mercenarie, le cruali rappresentano un pericolo continuo per la sicurezza dello Stato, dato il rapport'b instabile che viene creato fra esse e i loro compratori. Vincolo che si basa semplicemente sulla moneta e che non ba alcun valore morale. Nella pestilenza delle milizie mercenarie egli intravvede appunto la causa prima della decadenza po• litica della Patria. Gli esempi luminosi di Roma, ove tutto un popolo faceva propria 1' aspirazione di conquista e di espansione, di Sparta, che fidava nella difesa delle mura, rappresentate dal petto dei suoi cittadini, dimostrano come soltanto con una salda efficienza mi litare uno Stato possa perpetuare quasi indefinitamente la sua potenza. Men tre gfj Stati poco o male armati raramente hanno avuto periodi di splendore nella storia. LI Principe savio deve perciò avere l'animo rivolto continuamente alla guerra e deve procurare di educare in tale arte i cilladini, mediante utili provvedimenti intesi a raggiungere il potenziamento fisico dei sudditi e mediante una politica intesa a cementare gli animi, ad u• nire gli sforzi, a consolidare la compattezza morale dello Stato. PRINCIPI ECONOMICI Nel Principe sono delineati an• che alcuni elementi fondamentali per il buon governo economico e finanziario. li principe rigidamente deve amministrare le pubbliche entrate anche a rischio di incorrere ru~lla fama di " misero ,, , come è chia• malo in lingua toscana colui " che si astiene troppo di usare il suo ,,. Questo saggio rigore amministrativo contribuirà a rendere salda la compagine statale, ad aumentare la sua capacità bellica, ad affrontare con possibilitA di successo qualsiasi Fbn"ém':iibne Ruffilli 4: •Ma il principe nel pensiero del Machiavelli deve pure usare par• simonia e rispetto della proprietà dei sudditi, svolgere la più intensa attività a favore della economia pubblica, favorire il traffico e il miglioramento agricolo con premi invece che ostacolarli con taglie. La sicurezza e l' indipendenza econonùca sono la condizione indispensabile della potenza e della in• dipendenza politica. Inoltre la sua dottrina della po• polazione, che da vita e respiro a tutto il suo sistema politico, ba tanti riflessi, come abbiamo accennato dianzi, nella dottrina moderna. Essa presuppone nelle sue finalità una normale distribuzione nel ter• ritorio dello Stato e parte perciò dalla necessità di evitare l' addensamento eccessivo nelle zone più fert.ili e di provocare uh afflusso di lavoratori verso le zone meno sane e meno fertili, che altrimenti sarebbero condannate all'improduttività. Anzi questo sforzo dei governan• ti di conquistare nuove terre al lavoro dei sudditi è per Machiavelli uno dei più alti titoli di nobiltà. Nella sua concezione appare già l' aff~rmazione, che sarà poi ripresa e sviluppata dal Fascismo, che la potenza degli Stati è collegata necessariamentè con la · quantità della popolazione. FERMENTO I "1;ecchi,, della generazione tra11w,ita11.te, coloro cioè che, st<itici, sono rimasti tenacem.ente abbarbicati al loro primo punto di parte,iza, tui tempo certamente ottimo, ma che non hanno saputo o <,oluto accorgersi dell' _evoltizio,ie dei tempi e delle coscienze, sono sta.ti pronti a " gonfiare ,, polemicamente un. certo '' problem<t dei giovani,, e i pitì generosi nel dare consigli e nell'additare soluzioni. 1 " vecchi ,, sono stati inoltre precisi nell' indicare i difetti della nuova generazione, nel!' accusarla anche. E le accuse ,ui po' tutti le conosciamo: dei quella di s1tperficialitd a quella di menefreghismo. Non vale dunqne la pena di tentare ancora una ·volta la disamina di queste <tccuse per diversi ,notivi falsi ed inintelligenti, e che conseguenzialmente, ad un attento esame critico, potrebbero essere i111putate agli stessi accusatori. Bast,i il segnalare che l'errore in cui sono caduti quelli che hanno pret-eso di giudicare i giov<ini e stato causato da una, miopia che sembra itiguaribile. Che tale anzi è: dai ·casi particolari, in cui potevano avere rcigione, sono itite,izionalmente e malame,ite trascesi a quelli generali. Come se 1ui' intera generazione potesse essere compromessa, da un nucleo deficiente di cui è sconoscittto il valore e il significato : 1-,;enteche non conta, insonuna, che in qu.alsiasi caso, non inutccherà mai minimente la nostr<t cosci.enza. Non è neppure il caso di pass<tre al contrattacco, segnalando ed additando gli errori e le deficienze dei loro pretesi giudici. Pere/tè in questo modo, potrebbero essere invertiti i termini della discussione e potremmo scoprire, senzu. stupircene del resto, l'esistenza, grave e dan,wsa per l'intero organismo della Nazione, di un assillante " problema dei vecchi ,,. Effettivamente e serenamente la questione può riassumersi nel bisogno e nella ,,rgenza di uno svecchiamento totale e definitivo, di tuia demolizione di tutto quanto sa cli sporco e di marcio, di una ideale ricostruzione attuata stt un pilino immediatamente pra• tico. Secondo ,ioi le idee, quando non sono strettamente seguite dalla attuazione pratica, per quanto buone possa110 essere, sono inutili e negative agli effetti di rm miglioramento delle generali condizioni della Patrici. La guerra che sta travolgendo l'Europa, non dovrà costituire una comoda barricata per certuni, un modo elegante per frenare la nostra opera, non dovrà servire ai molti che si sono vigliaccamente inc,·oni.c/t.iti nel " tutto va ben ,, con quel Che segue, a procrastinare l' ora della loro fine. Non è 1nai presto per raffor:are la potenza della Patria. E di questo tutti, anche i pi1ì disperatamente ottnsi, dovrebbero essersi accorti : dello sviscerato a,nore di Patria che i giovan.i hanno, amore che non conosce date, <tmore che li stintola ad ogni azione. A more che è al di sopra di tutti e di tntto : nessnno, chiunque egli sia,, potrd frencirci. La guerra ha messo a nudo m.olle falle, ha denttnziato molte manchevolezze, molti errori non sempre commessi in buona fede. La gtterra ha trovato i giovani pronti. Un grande numero di essi sono già alle anni, altri li seguiranno. Ogni sacrificio, fatto o al fronte o in Patria, sarà. disinteressato, assolutaniente. 1Vessuno al ritor,io, ne siam.o certi, cercherà di speculare sul sangne dei caduti, sul proprio sangue stesso. I giovani non sono dei vili: dopo tu.tti umilmente e disciplinatamente, torneranno al proprio po"sto. Eviteremo la burocra:ia dei nastrini nell' interesse supremo dello Sta.to. Ognuno dovrà ave,.e la coscienza di essersi meritato il proprio posto e di esserne degno Non sono pitì concepibili ed anunesse le carriere galoppanti e pro~ digiose. Nessun motivo può infat.ti giust·ificarle: esse costituirono degli errori, i quali oltre ad essere dannosi e stupidi, conipro,netto110 il buon nome della italianci e latina intelligenza. Rispetteremo solamente i valori dell'intelligenza e dello.,spirito, oper<uiti, _ciascuno ai posti di propria ed esclusiva competenze,, in pace ed in guerra per il bene, la grandezza, la libertà della Patria. W.11. Forlì La potenza demografica è una condizione indispensabile per l' espansione, cioè per "l'ampliamento dello Stato n· Sulla base di questa realtà politica egli delinea una distinzione fra Stati " indirizzati per la via dello ampliare,, e Stati " indi.rizzati per la via del mantenere ,,. Ai primi occorre una notevole potenza demografica, una solida attrezzatura bellica e ordinamenti politici differenti. Il pensiero economico-sociale per quanto riguarda i diritti e i doveri della proprietà privata non è meno interessante. Machiavelli si oppone agli ec• cessi della proprietà fondfaria inoperosa e propugna l'attività industriale che è fonte legittima di proprietà. Nell' indagine dei rapporti inter• correnti fra politica ed economia egli professa il concetto di una mutua dipendenza fra fatti sociali e fatti economici, riconoscendo però ai fattori morali un valore preminente nella determinazione degli eventi storici. Si appalesa in ciò una interpretazione di valore squisitamente moderno, che dà vita e calore a tutto il sistema politico ed economico del grande Fiorentino. l\la altri concetti del Machia• velli assumono ad un esame attento un singolare carattere di modernità. Quando egli afferma che le condizioni naturali ed economiche di uno Stato, pur delineandone in parte la funzione e le possibilità, non possono costituire un cerchio chiuso alle virtù di lavoro e di conquista di un popolo, ma recano invece ad esso sotto l' assillo della necessità nuove insospettate energie e gli clan• no i mezzi di creare tenacemente la propria potenza e di domi~are con la propria volontà gli eventi storici, noi vediauio rispecchiata nella sua sostanza la dottrina economica fascista, ed auspicati gli odierni orientamenti autarchici e il potente anelito dj espansione del nostro popolo. Il Segretario fiorentino, conscio della povertà naturale del suolo italiano, aveva compreso come a tale mancanza si poteva sopperire con la inflessibili, volontà, col lavoro tenace, con lo spirito di creazione e di cQnquista, che sono la caratteristica inconfondibile della stirpe latina. Ad una analisi attenta del pensiero economico del Machiavelli appare anche delineata la tendenza ad evitare il concentraniento deUa ricchezza in poche mani a svantaggio della maggioranza. Da essa sboccia poi il concetto sociale, in base al quale il Machiavelli vorrebbe ricco il pubblico e povero il privato, per evitare che con la ricchezza si accompagnino la corruzione e la.. decadenza. Le sue teorie, più che un valore puramente economico, pongono le basi di una politica economica, molti elementi della qua.le saranno ripresi e sviluppati organicamente daJI' ltalia fascista nel campo della battaglia autarchica. In Machiavelli appare infine gid limpida e precisa la concezione unitaria della Nazione, che rappresente• rà il fondamento della dottrina corporativa. Per tutto questo egli può essere considerato un precursore delle odierne tendenze corporative e autarchiche della Nazione italiana. BRUNO MASOTTI

lA<ANZODNU~lA "çjulia,, Sul ponte di Bassano bandiera nera l' è il lutto degli Alpini che va alla Guerra l' è il lutto degli Alpini che va alla Guerra .... (:_). UANDO le ge11erazioni dei veci alpini del '15, ebbero passato l'antico ponte di l..f Bassano, per andare a Guerra, lasciarono dietro di sè l'eco di questa canzone lenta e stanca, che parla di Alpini morti, di gioventù sotterrata, di w,q fanciulla che dall' ult.imo vagone dà l' addio col fazzoletto bia11co in ma110 e manda baci alt' amor s,w che parte. E su quella stessu aria, sempre così dolorosamente abba11donata con quell' interruzione sull'ultimo verso di strofa che sembra un profondo sospiro, è fiorita la Canzone di una nuova generazione di Alpini, che son passati per un' altro ponte per andare ad 11n'altra Guerra. È la Canzone della J,tlia, che un tenente, reduce dall' Albani.a insegnò a noi, Alpini del 90 Reggimento, universitari e reclute, e che can• tcwamo quando ancora era inverno e pioveva sulla neve ed apparivano sui giornali i lunghi elenchi dei morti Alpini. Le prime strofe della ca11zone sembravano 11011 dovessero finire mai • a ca11tarle veniva voglia di abbandonare il capo in grembo a una fanciulla. • La primaver<i era lontana. Q1w11doci "imbottigliarono,, ad Aosta, noi del 9o la.ca11tammo per riconoscerci e per ritrovarci, la Canzone della Julia, e La inseg11ammo ai "figli,, del '21 perchè volevamo che nulla più dividesse noi da loro ; " noi,, che eravanw partiti quando ancora pioveva sulla neve ed apparivano sui giornali i lu11ghi elenchi dei morti Alpini ; " loro ,, che ci avevano seguiti. La cantammo tutti insieme sulla spi.anata verde del prato di S. Nicola, il giorno del Giuramento, e ci sembrò come 11011 mai che davvero la Primavera fosse gùmta finalmente e che i giorni di pioggia sulla 11evefossero passati e lontani ormai. Lenta e malinconiosa alle prime strofe, la Canzone si fece robusta e piena di calore sugli ultimi versi ; seppe di profezia già superata dalla realtà, seppe di annuncio glorioso ; e l' ultimo verso ebbe un fremito nuovo e antico, come di Ba11diera tratta dalle tenebre e spiegata al vento. L Sul ponte di Perati bandiera nera l'è il lutto della Julia che va alla guerra l' è il lutto della Julia che va alla guerra. Il. L'è il lutto della J ulia che va alla guerra la meglio gioventù che va sollo terra lii. Quelli che son partiti non son tornati pei monti della Grecia sono restati IV. Sui monti della Grecia c'è la Vojussa e l' acqua che vi scorre s' è falla rossa V. Ma i dì della Vittoria ritorneranno e tutti i nostri morti risorgeranno VI. Alpini della J ulia in alto i cuori sul ponte di Perati c'è il Tricolore sul ponte di Perati c' è il Tricolore ! Questa è la Canzone della J,.lia. Sul Ponte di Perati e' è il Tricolore. Viva la ]11lia! Caporale GIGI GHIROTTI Fonaaz1oneKum11-1i-oni ~~M[i)~~~~ [L@Mi~rn~~ O.RA che sono lontano sorge in me ancora più intenso il ricordo della mia prediletta cam• pagna lombarda, io che in essa ho incontrato le grandi gioie dalle quali mi accorgo che anche adesso la mia vita discende ed insieme bo affrontato i doJori più crudeli e violenti che han• no ad un tratto spezzato certe mie generose speranze; e forse mi sono persuaso ad amarla non appena per la sollile eloc1ucnza del suo paesaggio o per la distesa dei suoi prati smaglianti, .quanto invece per le avventure ed i contrasti cbe in essa banno subito i miei sentimenti, così da provare acl un tempo l'impressione di una stra• na potenza e l' asso1uta certezza che la mia gioia si sarebbe H dentro smarrita per sempre. Jn tal modo non osavo nemmeno prolungare lo sguardo al cli là dei filari cbe recinge\'ano .i campi ed addentrarmi nei misteriosi recessi cli una pianura che io avevo timore a fissare anche solo in di. stanza, mentre invece preferivo indugiarmi a contemplare i roseli che si appoggiavtmo agli archi di una casa nella quale non mi occupavano tanto g1i occhi profondi cleg]i amici che mi te• nevano ospite, ma piuttosto il loro modo di tra• scorrere le ore ed i giorni con un sen.so di al• tesa fidente di un domani che con loro io non vidi mai più; e forse se mi fossi addentrato nei loro animi che alla mia ricerca apparivano im• penetrabili e fermi ed avessi con maggiore atten• zione indagato nella mobile luce degli occhi, allora avrei bene compreso I' inesauribiJe influsso che su di essi esercitava la campagna nella quale vivevano in mezzo ed il senso attribuito aU' esi• stenza che li aveva chiamati ed attratti sino al punto che a loro quella terra si rifletteva dav• vero negli occhi con il chiarore dei fossati lucenti e J' azzurro di un cielo separato o nascosto. E dunque perchè qui m' indugio a parlare di <1uesta campagna lombarda, quando il suo terreno e la sua tinta, i suoi alberi ed i suoi abitanti giuocano ancora nella mia memoria e mi spingono ad 1111 troppo angoscioso rimpianto cbe non mi lascia forse bene comprendere quale ne sia il significato normale ed esatto e da quale segreto elemento il lavoro e l'amore in quelJa regione traggano origine e dipendono? E perchè questa vana illusione ancora in me nasce e mi prende di rinvenire in un domani assai prossimo Je strade di un dolce e sognato ritorno, di scbiu• dere ad un tratto ancora Je porte ai desiderii che la mia r1dolescenza aveva lanciato ad un cosi giovane assalto e che la pianura aveva accarez• zato e sconvolto con l'abbraccio del suo armo• nioso silenzio e lo slancio dei suoi repentini trasporti verso una mela che però mi lasciava troppo incantato ed affranto? ~1a di certo a questi interrogativi io non mi sentirò mai in grado di dare nessuna risposta, così come non saprò mai bene spiegarmi il perchè io mi sia trovato di colpo in un paese che non ancora conosco e nel quale la mia fantasia riesce appena a salvarsi attraverso un complicato gluoco di paragoni e ricordi, una serie di riferimenti che mi fanno intravvedere la popolazione e i vilJaggi della mia campagna lombarda solo in mezzo aJle immagini che oggi mi sono radunato d'intorno e che non sono tuttavia arrivate a formare una parte essen• ziale di me; e mi soffermo alcune volte al pensiero di dare un termine a queste mie laboriose vicende e di affidarmi alle sorprese di una imprO\'visa partenza, spalancando il cancello dei 5

DOMENICO CANTATOIIE - f;~ura, 19-1-1 miei amici che vjvono in viUa sino al momento di annunciare ueJla maniera più semplice '· se mi volete, son qui,, e di aspettare dopo di allora quello che avviene nel biauco delle loro pu• pille, dove il sole al tramento lascia sempre una traccia di esile rosso. In quel paese piace alla gente abUandonarsi talora allo stupendo sollievo del canto, intonando motivi un po' monotoni e calmi, come appunto il tappeto delle messi appare sotto il debole vento; piace alla g!!nte perchè in essi ritrova una couferma del suo non comune carattere, che la i_nduce a misteriosi sussulti dinanzi alle nubi che salgono alla fine di ogni meriggio ed insieme la spinge ad un disperato coraggio, a non sentire più nessuna paura deUe ore mute e stregate dcli' alba, quando agli altrj morirebbe nel cuore la forza di arrivare alla fine di certi terribili giorni e di avvjcinarsi anche solo un F dt'i 0cf a~ iBP\ ée'F{tlffi~f t-dF"d'fff 0 rrere. 6 La loro canzone a me sembra che invece si fermi, riprendendo da capo le più lontane memorie, come un mazzo cli fiori che a lungo riposi dinnanzi alla statua della Vergine santa; paradisi terreni aJlora si formano ed il profilo dei campi si stacea dal suo tiinido cerchio, per divenire di --mano in mano più vasto ed impegnare con gli orizzonti un'inutile lotta, una solenne parata di gnerra contro la quale invano s'imbattono i desideri artefalli che sino al cielo non possono giungere ed insieme si scopre è s'allarga J' arcana misura che le proviene dal tempo. Così ho veduto la mia prediletta campagna lombarda quando gli amici non piegavano ]a mia volont<\ ed 7.I di là delle stanze io resistevo ai loro richiami suadenti che mi avrebbero invitato e condotto a troncare con essa i miei primitivi rapporti, a nou riconoscere più nemmeno le mor• bide siepi delle strade dinnanzi, ed a trascurare il concerto delle campane squillanti per meglio arrivare a comprendere il perchè della loro imn1obile sosta e J' ammirazione che essi prestavano a sè aJla pari di un miracolo grande che fosse cresciuto nel giro di quei, futili anni: ora gli amici non hanno di me più nessuna notizia ed io lni sento staccato da essi come se avessi smar• rito le ragioni più intime di questa regione lom• barda e la perenne impressione della sua civiltà che m'investiva specialmente nelle mie frequenti passeggiate notturne con il candore delle case che sorgeva dal buio dei campi e l'attesa di uo prodigio imminente cbe mi rendeva sempre più preparato ed allento. In tal modo più non vale che io rito1·ni a sognare le cose che mi avvennero un teu1po o che io non mi stancavo di riporre sollo il segno di questa campagna lombarda, come se il sorriso scaturisse dalle sue sorgenti ed il pianto adornasse Je nebbie che la vestono dur.tnte .la stagione d'inverno e che procurano ad ognuno una solitudine fonda, la sensazioue di non dovere nemmeno comballere perchè l'esi• stenza si riflellc all'infuori cli tutto, ed i problemi affacciandosi quando già sono risolti sul dornani che aspetta non possono più nascere dubbii ; e gli amici a lasciarli anche a questo significa conoscere il tewpo, abbandonarli in quest'epoca di una Joro a\'verLit::t potenza quando ad essi viene incontro un passeggero successo e quindi si. può bene sperare che non debbano sentire nessuna sofferenza e che una lieta esitazione Ji prenda per gli ospiti nuovi che do• mani verranno, spalancando il cancello della tie• pida viila e cercando essi pure conforto nei roseli che si appoggiano a quei nobili archi. A me resta il piacere di avere distinto tra q9ello che la mia suggestione non ha prima saputo distruggere e quello che invece di questa campagna in me vive e si manifesta cosi che m' ·insegue allraverso J' alterno mutare dei giorni ecl il pensiero incessante delle occasioni che noi tutti abbiamo perduto; ed ogni mattina al risve .. glio io ritorno a quello che in essa bo trovato e sofferto, a quello che agli altri qualche voha ho saputo donare ed alla voce fraterna della mia ~mpagna lombasda, alla quale per l'avvenire son certo che la mia amarezza si andrà ancora volgendo. DINO DEL BO UNNUMrnlloAlO UN<~rn DI "'Vennini,, La rivieta fiumana Termini, che sempre ha svolto egre· giaweote il suo compito di approfondire i rapporti cuhu· rati tra l'Italia o i vicini popoli del eettore orientale eu· ropeo, ha pubblicato un faecicolo speciale italo-ungbereae, che si aggiunge ai precedenti fascicoli italo-rom,.ni e ita• lo-croato-sloveni etampati dalla rivista . .Ma questa volta il faecicolo è in realtà un poderoso volume di 250 pagine grandi, zeppo d' illustrazioni, dove il direttore di Tnmini, Giu11eppe Gerini, ha raccolto tutta un'antologia di moderni scrittori ungherese tradotti in italiano e di moderni scrit• tori italiani tradotti in ungherese, accompaguaudoli con uumerose riproduzioni di pitture e sculture d' artisti con• temporanei delle due Nazioni. Kaiman Ternay e Gabor Olah, tradussero abilmente tutti i brani e le liriche di ecrittori italiani scelte dal Geriui, come tutto un gruppo di eceue della e Figlia di Jorio•, e autori cosi diversi di tempra e di esigenze come Benito Mussolini, CO· me Papini, Pavolini, come Bontempelli, Bottai, Panzini, Sof• fici, Comiuo, Fiumi, Govoni, Pea., Moscardelli, Tecchi, BargeJlini, Calcaterra, Benco, GiuUotti, Valeri, Villaroel, Cecchi, Ada Negri, Marinetti, Pavolini, Palazzeecbi, Lippari1.1i, Puccini, Angiolo Silvio Novara, Cardarelli, Bacchelli, Slataper, Alvaro, Ungaretti, Saba, Di Marzio, Pini, Cicognani, Capasso, Gallian e almeno venti altri. Uguale im1)egno richiesero, naturalmente, gli ecritti scelti di autori tlllgbereei da parte dei traduttori italiani. E queiJti in verità, tanto Gino SiroJa, quanto Silvino Gigante, dànno pagine eccellenti di valorosi autori moderni al bel volume. li quale ~i presenta come un albo di ecritti eletti e si fregia eu la copertina dell'effigie di Mattia Corvino, scolpita da Giovanni Dalmata: i.I migliore simbolo cbe potesse trovarsi delta tradizione di alleanza italo-ungherese netta cultura e nell'arte come oggi, e non per la prima volta, anche nella politica e nelle armi.

I l cosa ebbe inizio in una notte di .._ giugno 1931. Era l'ultima uotte di corso ; il giorno dopo gli aJJievi anziani avrebbero dovuto lasciare l'accademia, e per sempre. L'idea venne improvvisa ad alcuni, ma indefinita; si voleva fare qualcosa dj eccezionale neJI' ultima notte, come era usanza. Po! ciascuno sarebbe anelato per la sua strada ed essi non si sarebbero visti mai più. Forse fu proprio questo a dar motivo a una tale Slranezza : vivere insieme, al• meno una volta soJa, un'atmosfera che uscisse dalla realtà grigia ed uniforme di tanti mesi. O forse li attirò il pensiero della Juce lunare nelle sale di Francesco IV. Nella più grande di esse, che s'apriva soltanto rare voJte nelJ'anno (una specie di anacronistica e un pò spaesata aula magna), e' era un pianoforte ; i ragr1zzi pensarono che avrebLero fatto anche un po' di musica. Avevano intravisto a volte i gran<li lampadari, gli stucchi, gli arazzi, la dorata cornice degli specchi grandi come pareti; immaginavano che dovesse essere moho bello. Fu procurala, chi sa come, una chiave. Si trovarono ncll' ombra del loggiato con fare di cospiratori, ciascuno con un vago malessere causato dal senso della mancanza commessa .. Mai più, lo sapevano bene, avrebbero osato fare qualcosa di simjle. Se ci pensavano un poco la paura li tramortiva. Le colonne ciel loggiato si levavano massiccie, quasi gonfie, contro la leggera luce lunare, e nel cortile cl' onore uu gran silenzio discendeva palpitando come immensa ala nera dalla torretta delJ' orologio. Entrarono in fretta, uno alla volta. Chiusero accuratamente le finestre e accesero i lampadari. Le sale in un momento presero fuoco. Erano quattro, conservate e vietate agli allievi : ora apparivaoo ai ragazzi legate fra loro come un rosario di meraviglie. Essi quasi non osavano parlare. Gli specchi enormi congiungevano i loro occhi meravigliati alJe 6gu.riue volanti del sof. fitto. Non appena ripreso fiato i cospiratori si contarono; erano tanti, quasi tuui. Ora non sapevano esattamente cosa avrebbero fatto. Cominciarono a muoversi e a distendersi nelle sale, senza tuttavia osare di avventurarsi nel mezzo: si tenevano vicini ai divani di velluto rosso e guardavano. Cominciarono a vergognarsi delle loro divise di tela sciupata ed informi, un po' sudicie, e persino dei loro capeJii a spazzola. Poi gradatamente si sentirono presi dalla loro eccitala a'llegria di ragazzi finalmente liberi, tuttaVia sempre circospetta: si chiamavano sommess.amente, qualcuno ri clev a gorgogliando. I discorsi comincia• rono a seguire un motivo unico, abbastanza logico del resto, che era Lasolilu~ine aPalazDzuocale RACCONTO DI VITTORIO SON CELLI • soltanto lo sviluppo di quelli interminabili, che durante tutto l'inverno, nelJe grandi camerate, erano stati sibilati maliziosi e sdrucciolevoli dalle fessura delle lenzuola, in forma di fiato rappreso dal gelo. Un ragazzo grosso rossiccio in viso e nei capelli, mormorava : " ... ragazze quanto uno ne voleva. Qui tutto pieno di· amanti e di ruffiani. Appena fuori, il letto ... ,,. Ciasc1u10 aveva cognizioni prop\-ie da insi• nuare; c'era nelle loro parole una sensualità consapevole(! pur sempre curiosa. Cominciarono a vociare : una grassa festosità riscaldava i loro pen• sieri di adolescenti vpgliosi. La loro immaginazione fonda,nenti1.Jmente povera si nutriva sempre delle stesse immagini e figure, nate Jall':unbiente, che riAetteva luce ,e colori fino a perdere gli occhi. I ragazzi si disposero poi sui divani; l'avventura minacciava di esaurirsi. Le risate coruinciarono a spegnersi in se stesse .. Ma ad un tratto qualcuno aprì il pianoforte: note di un vaJzer si levarono fresche e leggere ; qualcosa che ruppe i loro pensieri torbidi e insieme la luce spettrale di quei riflessi dorali. I ragazzi compresero come queUa musica desse vita, in modo quasi purificato, al.le loro fantasie cl.i tempi lontani. Il valzer era antico, forse era stato suonato già in quelle stesse sale, con ritmico e molle fluire di gentiluomini e di fanciulJe. Ed essi sentirono il desiderio di ballare, quasi con sofferenza. Qualcuno addi_rittura si mosse, accennando a passi di danza. Allora avvenne un faùo strano : tutti si levarono e fecero ressa intorno ad alcuni di loro, che cominciarono a ballare da soli, fingendo ciascuno di aver~ con sè la sua ballerina. E lo straordinario fu questo : nessuno rise, anzi tutti erano muti e partecipi, certamente convinti che fra poco avrebbero visto fra Je braccia dei loro compagni dami~e in crinolina, coi capelli biondi e grandi occhi contenti. Si ricordarono allora di ragazze conosciute, ciascuno della sua ra• gazza; era chiaro che un incanto sottile si era levato fra loro. Infine ebbero la certezza che fanciulle vestite di. bianco fossero loro accanto, leggere sul pavimento istoriato dai riflessi dei grandi lampa• dari ducali. E li prese una commossa malinconia, che palesò un senso nuovo di solitudine : il non avere per sè fanciulle vestite di bianco? Il piano continuava a disegnare l'ordito lucente e diafano di quel valzer ; poi lutto si smon.ò lentamente, i riflessi e le fantasie. Quando gli allievi ritornarono cauti alle ca• meratc. c1uasi non si ricordavano più di nulla. .Ma tullo c10 non fu che il pro• logo di un'altra festa simile, nelle stesse sale, esattamente dieci anni dopo: giugno 1941. Nessuno di <1uei r,1gazzi di allora Io avrebbe immaginato. Le loro strade si erano divise: alcuni si erano rivisti, ma pochi. Lo spettro di grandi guerre si levò negli anni che seguirono, e il dovere compiuto costò sangue. ~on lo avrebbero immaginalo, ma pure non ebbero sorpresa a ritrovarsi in una identica notte lunare, che tra~pariva palliùa dalle grandi vetrate deJ Palazzo. Anzi, tullo era uguale, come se nulla fos~e stato interrotto, e si continuasse quella immaµ-inosa festa di allora; e tutti, perfino, avevano la s1essa divisa di allievo. Ma i partecipanti erano tanti di più: una piccola folla. che si muoveva cornpo~ta e senza chiasso: nes• suno mostrava timore o soggezione. Alcuni erano seduti, altri passeggia• vano discorrendo attraverso Je s,ile: insomma una festa vera, piena cli luce e di corretta animazione. Ci si aspettava di vedere da un momento alJ' altro comparire camerieri in livrea, e servire rinfreschi su vassoi cl' argento. E come dieci anni prima man• cavano le dame; tuttavia non si faticava affatto ad immaginarle. Anzi ciascuno si comportava come se la sna fanciulla gli fosse al fianco. L'unico fatto veramente nuovo era costituito dalla presenza degli ufficiali; molti ufficiali, che erano in Accademia in c1uell' anno 1931. Si riconoscevano bene, per quanto non dessero nessti n peso alJa loro posizione. A un certo momento perfino fu possibile vedere il signor colonnello, e qualche ufficiale Su• periore. Ma tutti erano vestiti da allievi; qualcosa, davvero, di straordinario. Era come se ciascuno avesse voluto ritornare allievo, per quella notte; e avesse ritrovato, chi sa come. la sua divisa di tanti e tanti anni prima. Si vedevano uniformi del- ]' Accademia persino degli anni intorno al 1895: certe curiose divise, come si vedono in antiche stampe del risorgimento, di panno azzurro, la bandoliera di cuoio bianco, enorllle, e un piumato chepì slanciato in avanti. Poi le uniformi dei primi anni del secolo, con i pantaloni le• Fondazione Ruffilli - Forlì gati sotto Ja scarpa, con la giubba sempre di panno azzurro e una doppia 61a sul petto di bottoni dorati. l nfine le divise che apparvero durante la grande guerra del 1915, per la prima volta grigio-verdi, più dimesse, col chepì basso e iJ soggolo severamente portato. E produce,•a uno strano effetto vedere su quelle uniformi da ragazzo, sia pure di tempi ]ontani, visi sciupati, capelli bianchi, qualche monocolo, espressioni rigide di vecchi militari che la singolarità del momento non poteva cancellare. .Ma nei v1s1 e' era qualcosa di ferzi10, di consunto; alcuni morta). mente pallidi. li capo di qualche allievo era fasciato di bianco, ad altri la manica pendeva vuota. Un giovane di cavalleria si muoveva lentamente e sorridendo, alto e dai tratti di antica bellezzat eon un pie• colo foro rotondo e rosso in mezzo alla fronte paJJidissima, sì che pareva lucente, come se il sangue dal capo gli fosse uscito tutto e per sempre. Lo stesso allievo di dieci anni prjma si rimise al piano e suonò il suo valzer: e ancora gli allievi cominciarono a ballare soli,· con una estrenia gravità e delicatezza. rn essi si dipinse chiaramente allora il medesimo senso di malinconica solitudine. A un tratto s'aprì l'uscio, e iJ ballo s'interruppe, e Ja foHa s'aprì a ventaglio ; comparve nella sala ìJ generale comandante Che avanzò len• to, i_ncbinandosi 1cggermente e sorridendo, senza tuttavia che si sentisse il rumore dei suoi passi. Anch'egli era in uniforme Ji allievo, dei suoi tempi; e in modo buffo il suo chepì volarlle alJa maniera ga• ribaldina sull'occhio destro ei· equilibrava su di un gran turbante di candide bende. Poi quelle immaginose danze ri• presero. E allora tutti ballarono con invisibili dame e Joro stessi non erano che ombre. Si inchinavano, sorridevano, fumavano sigarette ; si riallacciavano conversazioni antiche che pare.vano appena appena inter• rotte e i gruppi erano quelli di un tempo, nati claIJe stesse simpatie di allora. l\1a ad un tratto tutto dileguò, misteriosamente. Sul pavimento non restò cbe il riflesso dei lucenti lampadari ducali. Poi si smorzò anche quello, consmnato dal tempo e dalla polvere; e nelle sale si mosse solo silenzio• samente il ricordo di quelJi che c'erano stati e che erano morti. VITTORIO BONICEI.LI 7

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