2414 Livio l\1aitan poi e completata da un mio va1ido successore, Mari~ Scelba >>('p. 37). E anche la Celere, con le sue divise e il colore dei s·uoi automezzi - ben noto a coloro che hanno avuto modo di salirvi contro voglia o di assistere a qualche allegro carosello - è dovuta all'iniziativa del nostro solerte ·ministro degli interni (p. 38) 7 • Uno scrupolo -di obiettività ci impone di ricordare che Romita supponeva che la nuova polizia non avesse « nulla a che vedere con il passato, non soltanto per quanto concerneva l'organizzazione, ma anche per un nuovo s.pirito democratico » che egli cercava di « infondere nell'istituzione», e che apostrofava i suoi dipendenti definendoli « i difensori del cittadino onesto contro il disonesto, del cittadino libero· _ contro chi vorrebbe opp•rimerlo; i difensori della ·democrazia>>. (pp .. 46-47). Ma che si trattas·se solo -di un pennacchio i,deologico un po' frusto, è anche troppo ovvio, do·po quin-dici anni di esperienze simboleggiate daHe repressioni di Modena e Melissa, dagli « interrogatori» di Lionello Egidi e -da certi exploits del questore capitolino. Una serie di episodi illustrano 1 del resto q·uanto in realtà stava avvenendo. Nella misura in cui si era potuta ·mantenere in pie-di o veniva piu o meno rapidamente ricostituita con i criteri che si sono visti, la nìacchina dell' ap·parato ·statale ricominciava a funzionare secondo la sua logica conservatrice, .frapponendo ostaco,li e imponendo limiti a11'azione del ministro. E come· avrebbe potuto essere altrimenti, se, co-me Romita ci ricorda, le due ·massime autorità dell' « qrdine », il capo delia polizia Ferrari e il generale dei carabinieri Brunetti erano fautori aperti ,della monarchia? 8 • Il caso Brunetti è ·significativo. << Io ebbi di lui la massima stima - scrive Romita - e mi avvalsi poi 1argamente della sua collaborazione. Ma debbo confessare che quando in qualche modo nei nostri rapporti entrava la faccenda istituzionale, riusciva a creare un mu·ro difensivo che neppure a me, sebbene min~stro, era facile superare. Un particolare, forse, chiarirà .meglio quanto voglio .dire: q·uello dei trasferimenti ... Sta di fatto -- e ancor oggi non me ne posso dar pace - che mi era piu facHe trasferire un prefetto che non un brigadiere dei carabinieri! » (pp. 48-49). Altro episodio, quello della missione a Milano di Saverio Polito, per una serie di vicende successive ormai :ben noto· all'opinione pubblica italiana. Inviat? come ispettore, questo « vecchio funzionario>> in 7 Romita esercitò un'.analoga funzione nei ,confronti dell'ar.ma dei carabinieri che, « pur nel cambiamento di regime », volle << fosse conservata nelle sue caratteristiche, nel suo nome, nelle sue mansioni di impiego e di servizio>> (pp·. 213). (Cfr. anche p. 190). 8 « Un'organizzazione statale che era tutta monarohica », scrive a un certo punto l'autore. (p. 95). (Cfr. anche p. 71). Biblioteca Gino Bianco
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