Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

886 Claudio Pavone detto Risorgimento >>come . tentativo di individualizzare il giudizio sul fa scisma italiano, senza però cedere alle lusinghe della democrazia borgh~se. La tesi gen~rale sulla « stabilizzazione relativa >>del capitalismo fu cosf applicata all'Italia affermando che il fascismo era il tentativo di stabilizzazione di « un paese ad economia prevalentemente agricola, sprovvisto di materie prime e· di mercati esterni e di un largo mercato di ·consumo interno>> 1 • E, nelle Osservazioni al « Progetto di programma della Internazionale Comunista>> pr.esentate alla Commissione del programma del VI congresso mondiale dalla delegazione del Partito Comunista d'Italia (1928), si criticava l'uso troppo generico del termine fascismo, sostenendo che vi sono forme di reazione aperta che non possono a quello assimilarsi. Il fascismo sarebbe infatti caratterizzato dalla debolezza capitalistica del paese è dalla possibilità di approfittare di uno spostamento e di un movimento di masse della piccola borghesia rurale e urbana 2 • Sono le tesi che Togliatti riprenderà e svilupperà, ricollegandole a vari motivi gramsciani sul Risorgimento e sullo Stato da esso scaturito, nel saggio A proposito del fascismo, scritto anch'esso in occasione del VI congresso dell 'I1,1ternazionale 3 • Alle soglie poi della svolta del 1933-1935, Grieco scriverà un interessante articolo 4 di contrappunto al dibattito che si sviluppava· fra i fautori, soprattutto giellisti, del « secondo Risorgimento », ricordando che non poteva avere senso sperare in una «rivincita>> dei « princip1 giusti >>che nel Risorgimento a_vevano avuto la peggio di fronte a quelli «falsi>>. Grieco riprendeva alcune delle critiche rivolte da Gramsci al partito d'azione, rimproverava a Garibaldi, che nel 1860 avrebbe potuto diventare il « Washington italiano », di essersi invece impigliato in una « diplomazia di bassa lega» e, ribadençlo che i problemi non risolti dal Risorgimento potevano ormai esserlo solo nel nuovo quadro di classe, affermava con orgoglio che « l'introduzione al programma dei comunisti italiani è la storia d'Italia>>. Subito dopo chiariva molto bene la differenza (ra la « continuità >>rivendicata 1 Cosf nelle Tesi presentate dal Coniitato centrale alla Il conferenza del Partito Comunista d'Italia (La situazione italiana e i com pitJ del partito), SO, II (1928), p. 127. 2 Ibid., pp. 4 78-80. 3 Ripubblicato in <<Società», VIII (1952), pp. 591-613, accompagnato da una breve nota in cui Togliatti, ricordando che l'articolo era nato per combattere sia la negazione socialdemocratica dell'identità fasciismo-capitalismo, sia le tendenze comuniste a chiamare fascismo ogni forma di reazione dimenticando ]e caratteJ:1istiche del fascismo tipo, quello italiano, concludeva che il dibattito sulla natura del fascismo era poi stato -risolto da Stalin con la definizione già da noi ricordata (la quale sembra, invece, ricadere proprio nell'appiattimento che Togliiatti volle criticare nel 1928). 4 R. GRIEco, Centralismo e federalismo nella rivoluzione italiana, SO, .VII (1933), pp. 414-22. Cfr. anche un successivo articolo di Longo: L. GALLO, Centralismo, federalismo e auto_nomia, ibid., pp. 647-61. - Biblioteca Gino Bianco . '

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