Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

P.S.I. e partecipazione politica del fascismo che è ormai strutturata, è il caso di dire, nelle democrazie parlamentari e nei regimi partitici di tipo continentale. Le strizzatine d'occhio fra auguri, dell'una o dell'altra corrente - quando non dell'uno e l'altro partito; le concordate ben proporzionate moltiplicazioni delle cifre degli iscritti: l'uso strumentale e irrazionale delle masse, invece di una permanente istituzionale opera di comunicazione a due vie con esse, e quindi di organico ricambio: tutto ciò pot~va esser bonaria furberia di vecchie volpi giolittiane. Ma sommeremmo ancora gli zeri degli assenti quando si trattasse di opporre il popolo a un qualche nuovo regime di tipo fascista o clerical-poliziesco? Per il momento non ci resta che constatare che il 33° Congresso socialista è proceduto secondo le vecchie regole; e che non ci sono state proposte, altro. che quella molto indiretta di Basso, di fare diversamente. È definitivamente da dedurne che nelle faccende che toccano la partecipazione della base, il PSI non ritiene che la verità· sia rivoluzionaria? 1 O per caso tutto intero questo problema non è importante? Parecchi per esempio yengono_ ad obiettarci che anche se le cose stanno così, cioè anche se è vero che la corrente che dirige il partito è stata scelta da 10 o 15% degli iscritti e gli interventi sono stati pochissimi e a \'olte contradditori con il voto; e la maggior parte non solo degli iscritti, ma anche dei partecipanti alle assemblee, ha dimostrato di non aver capito il linguaggio difficile, quando non ermetico, delle mozioni; e si è dimostrato cioè che il divario fra il linguaggio della base e quello ufficiale, tecnicopolitico o vecchio-ideologico, è enorme; e che anche se è vero, tutto questo non sarebbe ugualmente_ grave perché i partiti, retti' inevitabilmente dalla legge ferrea delle oligarchie, son fatti dai pochi che partecipano e che se ne intendono, ed è inevitabile che solo pochi possano dare la loro opinione su problemi di direzione politica, di orientamento dell'economia, di tecnica dello Stato, ecc. (gli altri sarebbero semplici problemi organizzativi da trattare in sede organizzativa, separandoli dalle questioni dell'orientamento politico del partito). Ha ragione chi giudica così? · 1 Solo un'indagine che affrontasse sistematicamente il fenomeno della non-partecipazione e che nell'analizzarlo e valutarlo lo discutesse con la base stessa, una indagine cioè, o una serie d'indagini, che mobilitassero il partito e lo attivassero proprio sui temi e i problemi della non-partecipazione, ne farebbe venir alla luce dalla base stessa le ragioni. Perché gli iscritti non partecipano? Perché i giovani non si iscrivono al partito, la cui età media sale costantemente? Quali sono le condizioni e le forme per Je quali potrebbe realizzarsi una partecipazione di base alla vita di partito, o di altri organi~mi collegati con esso? Quali sono le n.uove forme in cui potrebbero manifestarsi le volontà e gli atteggiament.i e le opinioni di tutta quella larga frang~a di popqlazione che va dagli iscritti che restano asseriti, ai simpatizzanti; ai votanti? La discussione con le tecniche appropriate, di questi e altri simili temi potrebbe riaprire un dialogo che si è rotto, e dare il materiale di fondo per la ricostruzione organizzativa di un parti_to e degli altri organismi che .lo devono integrare. · Biblioteca Gino Bianco

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