Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

• Laura Conti · b) rendere autonome certe attività che oggi vengono svolte nell'ambito delle altre attività assistenziali-previdenziali, e dare loro sin dall'inizio un finanziamento fiscale. Nel primo ordine di gradualità possiamo pensare a un allargamento dei compiti degli enti di assistenza, che già oggi ricevono un finanziamento dallo Stato con fondi di provenienza fiscale : o meglio, possiamo pensare a un aumento di questi fondi, che permetta agli enti di assistenza di far fronte con risorse un poco piu adeguate ai compiti che già oggi devono affrontar.e. Nel secondo ordin•e di gradualità possiamo far rientrare, per esempio, ;l progetto avanzato· dalla CGIL di creare un Servizio Sanitario Nazionale, che assorba le mansioni esercitate oggi nell'ambito della tutela sanitaria, dai diversi istituti previdenziali (e assistenziali) e che, sin dall'inizio, sia fondato su un finanziamento fiscale. Non a caso abbiamo considerato il problema del finanzian1ento come il primo problema da affrontare; primo non solo in ordine cronologico, ma anche - e soprattutto - in ordine logico. Difatti una trasformazione del sistema di finanziamento permetterebbe di affrontare piu validamente quello che abbiamo messo al secondo posto nell'ordine dei problemi da affrontare (e tuttavia non siamo esonerati dall'affrontarlo già ora) e cioè la questione delle strutture amministrative e delle modalità di controllo democratico delle attività assistenziali e previdenziali. - Si è già visto come il controllo democratico sulle attività previdenziali sia consentito - pres~oché esclusivamente - dalla presenza, nei consigli di aml_Tlinistrazione, dei rappresentanti delle confederazioni sindacali. Si tratta dunque di una presenza al vertice ed esclusivamente al vertice (tranne per i consigli provinciali dell'IN AM, che però hanno prerogative molto ristrette): alcuni rappresentanti della CGIL siedono accanto ad alcuni rappresentanti delle altre confederazio.f?.i, delle organizzazioni padronali e dei ministeri, in vasti consigli_ nazionali che naturalmente non possono conoscere che in modo molto vago e formale i reali problemi che devono aflr,ontare. In questa situazione è piu che nat1:1raleche la burocrazia parastatale abbia buon gioco, poiché di fatto i suoi dirigenti sono i soli che - sia pure con tutti i difetti quasi inevitabili delle burocrazie - di ogni questione abbiano una concre.ta conoscenza. Solo un radicale decentramento di funzioni, con la costituzione di consigli periferici - regionali in futuro, e per ora provinciali - effettivamente funzionanti e con un minimo di autonomia deliberativa, potrebbe democratizzare davvero le attività previdenziali. Non è però da pensare che la soluzione del problema possa essere data da consigli periferici costituiti sul modello degli attuali consigli nazionali: le rappresentanze paritetiche - o comunque precostituite in base a uno schema - dei datori di lavoro e dei lavoratori, e di questi ultimi suddivise tra le diverse confederazioni, possono forse svolgere mansioni di controllo (e anche queste senza una grande efficacia); ma solo le rappresentanze proporzionali, elette, che si presentino Biblioteca Gino Bianco ·

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