Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Segnalazioni differenti rappresentano la nota dominante. Lo sbarco americano del novembre 1942 porta in guerra l'esercito d'Africa, . rimasto con la massa dei suoi quadri « attendista ». Seguirà per' un certo periodo la tragicommedia dei voltafaccia, dei personalismi, del dualismo di governo di comandi e forse di prinoi pi, meno uno: l'amor di patria. La fusione dei reparti « gaullisti >>·con quelli d' Africa non è ancora cementata quando lo sbarco in Franoia porta l'esercito a contatto con ]e F .F'.I. (Forze francesi dell'Interno, partigiani). L'immissione di suoi elementi e soprattutto di suoi quadri non avviene naturalmente senza contrasti, ma una parte dei nuovi ufficiali resta in carriera : il famoso colonnello dei paracadutisti d'Indocina e di Algeria, Bigeard, era di professione architetto, prima di restare nell'esercito « di pace >>. In realtà la guerra non è finita, perché già nel dicembre 1946 scoppia la ri vòlta di Hanoi e comincia la disastrosa campagna d'Indocina. Sul piano strettamente tecnico essa è una guerra di professionisti (solo eccezionalmente furono in1pegnati militari di lexa), caratterizzata da stil1icidio continuo di perdite, specìalmente di ufficiali, e da difetto di chiarezza di concezioni e di condotta, sia delle autorità militari che di quelle politiche. Sul piano morale appare evidente che anche le singole vittorie non son~ seguite dalla conquìsta degli animi. « Non si tratta di conquistare un terreno, un forte, una città, ma ogni essere, ogni cosa che vive e si muove >>. I quadri francesi non sono insensibili all'inutiliità morale dello sforzo : nel 1949 un colonnello di carriera, già a1lievo dell'accademia militare e soldato da capo a piedi, che ha combattuto coi maquis, riconosce che « ,i terroristi diventano sempre piu dei resistenti >>. Quando la capitolazione di .Dien Bien BibliotecaGino Bianco Phu suggella la sconfitta con lo sgombero dei Francesi dall'Indocina, la confusione dei sentimenti, già latente, si rivela. Il comandante di un reparto incaricato di una missione particolarmente difficile aveva chiesto al superiore: « Qual'è il nostro scopo? Signor maggiore, mi dia una ragione morale, se non altro per i miei uomini >>. Dopo un istante di riflessione, ecc.o la risposta : « Il dovere, siete dei soldati >>. E qual'è il dovere? La fedeltà. « Ma la fedeltà agli uomini sostituita a quella a,i principì conduce ai falsi casi di coscienza degli anni torbidi. La fedeltà ai procedimenti, sostituita alla fedeltà agli scopi, conduce a1l'immobilismo ed alla sterilità. Perseverando nell'errore si pecca contro lo spirito, e quel che è consunto diventa errore ... L'onore ed il coraggio, l'irrigidimento nelle avversità, l'accettazione dei sacrifici sono la tradizione del nostro esercito, non i pantaloni rossi o i capelli a spazzola >>. Intanto una nuova tragedia si avvicina, quella in Nord Africa. I piu sensibili ufficiali degli << Affaires indigcnes >> prevedono gravi complicazioni se non si instaura una nuova politica, ma sono inascoltati. La guerra d'Algeria pone cosf nuovamente l'esercito di fronte ad un grave problema morale. Ormai nessuno, che non abbia gli occhi bendati da preconcetti, si nasconde che si tratta di guerra ideologica : e se una parte dei quadri vuol spingere la guerra a fondo, altri ritengono urgente << mollare >> finché vi sarà tempo. Già il colonnello Ardant du Picq, morto in guerra nel I 870, studioso profondo ed indipendente, diceva : << Si comincia una spedizione senza motivi sufficienti, e i buoni Francesi, che non sanno perché 1a si faccia, disapprovano; ma presto c'è il sangue versato; il buon senso, 1a· giustizia dicono che esso dovrebbe ricadere sugli autori dell'impresa, poiché essa è ingiusta... Ma lo chauvinismo ! I] sangue francese è colato, l'onore è impe-

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