Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

, 806 - Armanda Guiducci per cui è passata, quanto la sua natura sia sostanzialmente moralistica, e perciò flessibile, non a_ppena venga sperimentata nella prassi. In Ungheria è appunto accaduto che il richiamo di principio alla teoria che l'arte rispecchia la realtà sia stato un momento costante, e moralisticamente reversibile, della lotta culturale fra i dirigenti e gli intellettuali zdan9visti e gli intellettuali dell'opposizione interna. Per quanto negli uni la teoria si fermasse a una pura rivendicazione di principio e per gli altri si elaborasse con una dignità culturale, il principio della verità nel rispecchiamento è servito moralisticamente ai primi non meno che ai secondi. Non è perciò un caso che costoro non abbiano mai ces.sato di farvi appello. Dagli zdanovisti, dirigenti ed intellettuali di appoggio, è stato impugnato nel senso della conservazione della cultura burocratica settaria, a conferma, quindi, del proprio potere culturale e politico. L'altro senso in cui è stato impugnato è stato quello, rivoluzionario, di una richiesta di democrazia culturale nel socialismo - il senso dei Lukacs e dei Déry. Per gli uni, l' « arte >> zdanovista rispecchiava in modo adeguatissimo la realtà - una realtà di trattori, di efficienza, di benessere. Proprio la teoria che l'arte non potesse non rispecchiare quanto la realtà le imponeva serviva per confermare che dalla parte della realtà e del bene stavano, appunto, loro. Per gli altri, per un Tibor Déry, per esempio, l'arte rispecchiava una realtà profondamente meno conciliante e rasserenante, rispecchiava, per esempio, un settarismo nel partito comunista ungherese, che portava questo e il socialismo in un vicolo cieco. Quando prese le ·difese di Déry all'epoca in cui la stampa di partito sferrò il primo attacco contro lo scrittore per il romanzo Frase i·ncompiuta, Lukacs sostenne che era proprio Tiber Déry dalla parte della verità e della realtà. Lukacs poteva appoggiare le sue affermazioni teoricamente, contribuendo sempre piu a dimostrare quale fosse il funzionamento corretto del rispecchiamento, e come esso concludesse a una nozione cri-tica del realismo in· arte, ignota alla pratica grossolana del realismo socialista. Tuttavia, per coraggioso che sia stato il lavoro di un Lukacs o di un Déry; nonostante nel '56 ci sia stato un momento in cui sembrò che la loro opposizione conoscesse il trionfo di una rivoluzione operaia, popolare; la vittoria del piu forte - biologicamente, quantitativamente -, di Kadar, si è conclusa con una restaurazione immediatamente e ferocemente zdanovista. La realtà che l'arte è tornata a rispecchiare (anche se per pura petizione di principio) è quella dell'efficienza primitiva, con l'unica variante negativa che occorre_ « rispecchiare » anche « la reazione bianca » del I 956. Questo non dimostra altro - ma è abbastanza - che la correzione teorica e che l'arricchimento portato sulle basi del materialism0 dialettico non bastano ad impedire che si possa continuare ad abusare degli stessi princip1 in comune proprio in quel pessimo 1nodo che si era inteso combattere. Il materialismo dialettico, non poco compromesso dall'ambiguità, vivente Stalin, dei rapporti cùn lo zdanovismo, o anche, se si volesse accettare la tesi Biblioteca Gino Bianco

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