Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

800 Armanda Guiducci materialismo dialettico. Il materialismo dialettico sostiene che la verità è un'adeguatezza. Con minore o maggiore approssimazione il pensiero umano « rispecchia >>la realtà. Siccome si stabilisce a priori che cosa sia la realtà, la possibilità di rispecchiare (cioè di conoscere) appare salva. Io ho sostenuto che questo sisten1a di corrispondenza fra il pensiero e la realtà può funzionare, con una buona illusione di sicurezza, in quanto se ne accettino assai_ fideisticamente i termini: la realtà, come è a priori stabilito che essa sia; e il pensiero, come è a priori stabilito che esso funzioni. Allora ha senso (sempre fideistico, però) la teoria del rispecchiamento che ne sortisce - mentre non ha afiatto senso critico e· filosofico. Per questa ragione sono arrivata a negare che l'armatura filosofica del1' estetica lukacsiana, che è appunto la teoria del rispecchiamento, possa soddisfare la pretesa fondamentale di farci conoscere quale sia « l'essenza» dell'arte; di stabilire, per di piu, che l'arte - l'Arte senza d,eviazioni - è il realismo, e soltanto il realismo. Questa conclusione è so-stanzialmente etica - indicando e approfondendo una « scelta » - ma non può avere affatto il valore di « ultimatum della verità>> che pretende d'avere. Qualcuno ha chiamato la teoria del riflesso, e il principio della riproduzione della realtà nell'arte, assai piu crudamente di me, « due metafore letterarie>>. Ho retto questa mia critica sull'applicazione costante del principio che vera è soltanto quell'affermazione che può essere verificata - sull'idea cioè che la « verità >)non può essere rimandata a un confronto (fra pensiero e cosa) che sfugge all'infinito al nostro pote.re di controllo, ma che quest'ultimo la deve garantire. _ H~ tolt9 questo metodo di giudizio dall'u~o (sebbene piu strettamente tecnico) che in sede di critica filosofica ne ha fatto Giulio Preti - non per una ridicola aspirazione di essere à la page, ma per quella, niente affatto ridicola (che è stata poi, s,e non erro, di Marx, e dello storicismo marxista) di ~ontribuire a una necessaria scepsi marxista: sotto la bandiera del « progressivo », si continuano infatti a trascinare avanti, nella ricerca filosofica marxista, troppi residuati di quelle filosofie combattute co1ne « reazionarie » anche perché metafisiche. Si continua a portare avanti, soprattutto e per l'appunto, molta metafisica. · Per tutta risposta, Cases rimette in primo piano il Marx metafisico, il Marx le cui formulazioni « puzzano di ontologia alla distanza di mille miglia » (p. 59). Se di Marx egli tiene caro il lato peggiore, se ne trova cosf gradevole proprio il « puzzo >>- che rispondergli, a questo punto? Le predilezioni olfattive non si discutono. Per me invece, siccome allo stato attuale dell'esperienza filosofica il principio cui ho accennato mi risulta essere l'unico che, usato con le debite cautele, permette di non ricadere s~bito, ai primi passi, in tanta metafisica, era prezioso ricorrere a tale strumento dal suo lato, per così dire, tagliente. So bene che usarlo lungo questo taglio significa immediatamente accettarlo per l'altro. Accettarlo, cioè, perché oltre che giuBiblioteca Gino Bianco

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