Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

II Cesare Cases mi ha direttamente attaccato in un suo pamphlet, Marxismo e neopositivismo (Torino 1958) pér le posizioni che io ho assunte ·n-ei riguardi dell'estetica di Lukacs in uno scritto pubblicato su Passato e Presente (n. 3 - Estetica e marxismo: G. Lukacs). A dire il vero, sono stata attaccata in assai buona compagnia perché dal1'aggressività e dal sarcasmo non sono stati risparmiati né Giulio Preti, né Galvano della Volpe (mi ero richiamata positivamente a loro nel mio articolo); per ragione analoga o per incidenza di atteggiamenti, Emilio Agazzi; nonché, per quanto solo al margine della malignità, Italo Calvino; ed Elio Vittorini con P. P. Pasolini· (il loro bizzarro caso di critici di sinistra!) Per n~n dire degli amici senza nome e cognome, che Cases lascia nell'ombra del suo livore, gli amici che piu condividono le mie posizioni su Passato e Presente o che le hanno condivise altrove in altri tempi (per esempio su Di'scussioni, su Ragionamenti, e sul Contemporaneo all'epoca del famoso dibattito dopo il XX Congresso). L'attacco, dunque, è tanto piu ad personam, in quanto coinvolge tutti coloro che io piu stimo. Grosso torto è di stimare in un Preti o in un Della Volpe quanto è sforzo originale di innovazione, volontà di non rimanere alla lettera del materialismo dialettico e di cercare alla scienza e all'estetica altre chances che non siano soluzioni filosofiche di tipo lukacsiano. Uno sforzo come il loro espone, senza dubbio, a un rischio, mentre non comporta rischio il limitarsi a difendere da ogni « corruzione » il già fatto e il già pensato. Aver utilizzato addirittura, come ho fatto io, le loro indicazioni critiche piu stringenti per provarle sul corpo dell'estetica lukacsiana espone quindi doppiamente al rischio e alla polemica - e ben venga la polemica se, meritevole di questo nome, fa fare almeno un passo avanfi al problema. Una ricerca in quella direzione non e~pone però al dileggio che nella misura in cui, avendo confuso à bella posta la contestazione ragionata con uno sfogo nel quale l'avversario serve di divertimento all'ira, il senso delle proporzioni_ esce alterato, con tutto danno della polemica voluta. Ci si trova allora ad aver impegnato novanta pagine di lavoro, come avviene a Cases, su « una questione che l'ironia basta esaurientemente a deBiblioteca Gino Bianco

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